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Francesco il misericordioso, ispiratore di fiabe

Le fiabe hanno origini popolari, prendono spunto dalla realtà, ed in genere i personaggi sono indefiniti. Non è certo questo il caso della fiaba "Mi chiamerò Francesco", scritta da Mario Decima, che ha al suo attivo un Premio letterario ”Parole Colorate” con l’opera "I due diavoletti".

Nel racconto “mi chiamerò Francesco”, il personaggio è ben definito, si tratta della figura del Papa che, per la sua semplicità, non poteva che accendere la fantasia di chi ama raccontare e tramandare una storia fantastica che fa già epoca. Dopo l’uscita del film, adesso c’è anche un libro dedicato ai bambini che parla di un uomo venuto dalla fine del mondo, capace di aprire il cuore alla speranza, che prende le difese degli ultimi, parla di misericordia. Francesco il Misericordioso sta scrivendo la storia di una fiaba, quella che solo animi puri come quella dei bambini sanno recepire, apprezzare, fare propria e che non esclude i grandi, diventati incapaci di meravigliarsi e stupirsi difronte alle cose pure e semplici della vita.

Maro Decima, da professore quale è stato, conosce bene il mondo dei ragazzi. Quando un uomo trascorre la maggior parte della sua vita tra i banchi per trasmettere qualcosa è difficile, una volta andato in pensione, fare tabula rasa di ciò che ha insegnato. Il libro infatti si avvale di disegni fatti dagli alunni del Liceo Artistico Santoni ed il ricavato della vendita sarà devoluto in beneficenza per espresso volere dell’autore. Realtà e fantasia sono un tutt’uno, simbolico il luogo del racconto, simbolici i personaggi originale la trama. Rebecca, Zaccaria, Giobbe, sono coloro che preparano il prato celeste per coltivare i semi delle coscienze che piovono direttamente dal cielo come lapilli incandescenti. Giobbe è il saggio, l’uomo giusto agli occhi di Dio, Rebecca la progenitrice, colei che dà la vita, Zaccaria colui che è fedele a Dio.

Inevitabile che da loro si dipani il racconto con spunti fantastici come animali parlanti ed un angelo personificato da un’ape che seguirà i passi del bambino, futuro Papa, fino a quando siederà al soglio di Pietro. Magico il bosco, la sorgente dell’acqua, la caverna che assume sembianze di una figura per predire ciò che avverrà. Si crea così un mondo da riscoprire, conservare nel cuore e che solo i sentimenti veri riescono a tenere in piedi. Le fiabe potrebbero aiutarci in questo momento ad elaborare ed affrontare le difficoltà dell’esistenza?

Credo sia questa la domanda che il libro solleva e la risposta non può che essere positiva, come positivo il messaggio che il Papa della fine del mondo sta dando a tutti noi, per parlare alle nostre coscienze addormentate e farci riscoprire l’importanza dello stare insieme. 

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