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Francesco Finucci

Studente di Master in International Relations (Terrorism and Political Violence) presso l'Università di Birmingham. Ricercatore presso Terrorism and Political Violence Association (TAPVA). Interessato in terrorismo, violenza politica, conflitti e politica internazionale.

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  • Primo articolo giovedì 02 Febbraio 2010
  • Moderatore da sabato 03 Marzo 2010
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Ultimi commenti

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.162) 30 giugno 2012 01:36
    Francesco Finucci

    In Italia i progetti costano il triplo rispetto agli altri paesi UE, e questo articolo da la panoramica del perché. Continuiamo la politica industriale suicida della crescita ipertrofica delle infrastrutture, una cosa che faceva Stalin nell’URSS, costruendo fabbriche su fabbriche invece di innovare quelle esistenti, per fare tutti operai, e sappiamo com’è finita l’industrializzazione dell’Unione Sovietica. Questo da anche la cifra delle criticità (ormai crepe) della politica di "crescita e sviluppo" del governo attuale. Sappiamo bene che ciò che ci affossa è la corruzione, che tra criminalità organizzata, evasione e mazzette ci costa in termini di doppia cifra sul Pil. Costruire ancora in un terrotorio devastato dalla cementificazione selvaggia è un po’ come quei produttori di Hollywood che decidono di girare un film a Springfield, finendo in collasso finanziario perché chiunque, dall’amministrazione ai negozianti ai cittadini li frega appena può. La satira dei Simpson, anche in questo caso, insegna cose che i manuali di economia politica sembrano ignorare.
    Si ignora che accrescere i fondi per un’amministrazione corrotta non fa che aumentare la corruzione stessa.
    Si ignora che se si fa passare un’autostrada in un paese straniero, come sono i territori mafiosi (perché non esiste stato ma l’autorità è la mafia) si paga inevitabilmente un prezzo. Con i sovrani stranieri si giunge ad un accordo. Con le cosche non serve che uno stato efficiente, una polizia determinata e una popolazione convinta (che poi è il risultato delle altre due) che una speranza esista.
    Si ignora che una politica alla Roosevelt, datemi un’infrastruttura e curerò ogni vostro male fa ridere in un paese terziarizzato come il nostro, dove la manodopera operaia è ridotta. Di più. Si fonda su una prospettiva di crescita, perché presume di poter prendere risorse dal paese stesso per ridargli slancio (soldi dello stato + manodopera salariata= crescita endogena). Invece quello che all’Italia manca, ripetuto fino alla nausea, sono gli IDE, gli investimenti diretti esteri da parte degli altri paesi che non spenderebbero neanche una lira fuori corso in un deserto come il nostro (magari anzi fosse deserto, almeno lo si potrebbe coprire di specchi per l’energia solare, invece...). Le risorse interne, purtroppo, scarseggiano, e questo perché, con certezza, l’Italia è in recessione e lo sarà almeno per il prossimo biennio. E’ un po’ come prendere una pianta e invece di innaffiarla metterla sotto il torchio per ottenerne la linfa. La pianta non se la passerà bene. Come può l’Italia?

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.75) 13 marzo 2012 23:39
    Francesco Finucci

    Credo tu stia parlando con un esemplare da "cervello atrofizzato", quindi non ci perderei tempo. Daltronde, quando si ripetono a pappardella slogan e si manipola la realtà per farla aderire loro c’è poco da fare.

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.75) 13 marzo 2012 23:31
    Francesco Finucci

    No, giuro, non riesco a capire la logica degli "esperti" e meno quella dell’articolo. Si tratta di un testo del trecento, che come tutti i testi antichi e medievali ha elementi di grossa contraddizione con la cultura odierna (e non sempre in senso negativo). Se si leggono alcuni passaggi di Platone o Rousseau vengono i brividi, i professori ci passano sopra (anche se è vero che entrambi si studiano meglio all’università, non a scuola) perché sanno perfettamente che stare a spiegare che un omosessuale non è un sodomita che andrà all’inferno sarebbe molto più deleterio, perché gli studenti potrebbero pensare che lo si spiega loro perché effettivamente è una cosa in cui alcuni credono, o è comunque possibile pensarlo. Quindi invece di un’assurdità diventa una ribellione.

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.138) 12 marzo 2012 00:04
    Francesco Finucci

    Non vedo come spogliare le donne possa assicurarne la dignità. Mi spiace, ma ancora mi sfugge la logica di certe scelte.

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.25) 11 marzo 2012 00:35
    Francesco Finucci

    Ribellione significa Rivoluzione, Rivoluzione significa Guerra Civile, Guerra Civile significa povertà e personaggi molto, ma molto peggiori a capo del paese, di come non se ne vedono da 70 anni, per essere espliciti. Altra forma di ribellione a breve termine NON ESISTE, perlomeno in italia, perlomeno in questo periodo e con questi presupposti. Per questo rimango alquanto scettico, e rimango convinto che l’alternativa alla povertà non è il collasso economico, politico, sociale e culturale che la ribellione comporta


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