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Francesco Finucci

Studente di Master in International Relations (Terrorism and Political Violence) presso l'Università di Birmingham. Ricercatore presso Terrorism and Political Violence Association (TAPVA). Interessato in terrorismo, violenza politica, conflitti e politica internazionale.

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  • Primo articolo giovedì 02 Febbraio 2010
  • Moderatore da sabato 03 Marzo 2010
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Ultimi commenti

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.236) 31 maggio 2013 00:46
    Francesco Finucci

    Come ho già sostenuto, qui siamo di fronte ad un’escalation nel peggior posto possibile, il nodo dell’OPEC dell’area che ruota attorno alla penisola del Sinai. Un’area strategica praticamente per tutti. Solo la Russia di Putin potrebbe forse distaccarsene, dal punto di vista delle risorse, ma non certo dal punto di vista politico, considerato che di alleati nell’area gliene rimangono pochi. Neanche a loro può restare indifferente che finisca nelle mani della NATO (anche se vanno considerati altri attori, in primis la Lega Araba).
    Stiamo finendo in un tunnel, e il rischio contagio, se già è reale per i paesi dell’area rischia di diventarlo presto anche per noi, nonostante tutto sembri più roseo se la sigla è quella della NATO, facendo sembrare che non siamo davvero noi a combattere. Notizia del giorno: i soldati NATO sono anche i nostri.
    Certo è che forse con la recessione di questi anni gli stati avranno poca voglia di sperperare risorse, anche se la posta in gioco può diventare alta, se ci si mettono in mezzo Libano e Giordania (poi l’Arabia Saudita?). Nel frattempo qualcuno ha saputo qualcosa della Libia? Chi governa, come vanno le cose? Silenzio

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.11) 16 marzo 2013 03:20
    Francesco Finucci

    Articolo 4 della Costituzione italiana. Ognuno deve svolgere la propria attività per CONCORRERE AL PROGRESSO MATERIALE O SPIRITUALE DELLA COLLETTIVITA’. Questo credo dica tutto su quanto non poterlo fare possa incidere sull’autostima, sullo status sociale e sulle prospettive -oltre che sulla programmazione economica- di un individuo. E il problema è proprio quello della precarietà e soprattutto della sottoccupazione, più che della disoccupazione in sé. Perché se si è disoccupati è un dramma, ma se si aspira a qualcosa e invece ci si ritrova chiusi in una gabbia invisibile allora la frustrazione finisce per diventare etica del lavoro homeriana: "se detesti il tuo lavoro non scioperi, ma lo fai da vera schiappa". Quindi non solo una possibilità positiva sprecata, ma un ulteriore ostacolo creato. La sottoccupazione fa così da moltiplicatore, da un datore di lavoro incapace ad un dipendente incapace che influirà negativamente sul suo ambiente di lavoro, sceglierà assistenti incapaci che a loro volta faranno lo stesso e così via.

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.188) 30 gennaio 2013 15:15
    Francesco Finucci

     Il punto non credo sia il liberismo, in realtà. Se lo si imposta come dici lo si imposta secondo un modello marxiano e non si va avanti di molto. Il punto è che una società per sopravvivere deve vivere appunto di un sistema legittimante, un’ideologia per l’appunto, e in tal modo si costituisce un épos costruito sulla lotta contro il comune nemico. Questo fa l’occidente, come questo fanno le società islamiche. Il punto è: si può costruire una società senza nemici, ideologie e inevitabilmente violenza?

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.207) 29 gennaio 2013 19:54
    Francesco Finucci

    Probabilmente avete ragione entrambi. Andando un passo oltre, però, è evidente che il ruolo americano in occidente lo porterà a confrontarsi con un nemico invisibile. Questo da spazio al sadismo e all’imperialismo, ma anche ad un pensiero molto pericoloso: e se non lo torturo e magari questo qui che mi implora mente, allora quante persone moriranno per colpa mia? Questo vale magari non per l’intelligence, che come dice Damiano è addestrata a questo, ma vale per i soldati. Allora la differenza tra bene e male si assottiglia decisamente, e se non sappiamo controllare ne deriva proprio quello che abbiamo visto a Guantanamo (più che ad Abu Grahib, che è semplicemente violenza).

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.36) 5 gennaio 2013 03:07
    Francesco Finucci

    Il punto è proprio questo. Da una parte il nazismo come nemico epico della società post-totalitaria, dall’altro il fatto che l’ideologia democratica in realtà è tale proprio perché ha sradicato la propria essenza, ossia quella di essere un sistema politico che ha nel fatto di potersi esaurire e di non dover opporre resistenza il proprio nucleo. Il miglior stato, diceva Rousseau, non è quello che vive per sempre. In realtà, secondo il principio democratico, è quello consapevole di poter morire se la società è concorde su questo. Dato che un sistema aperto come questo non è stabile, lo si è chiuso ponendo al centro un’ideologia che fa di Hitler l’allegoria di satana (non che poi si prestasse poco al caso) per elevare un proprio epos. Il punto è proprio questo: se si costruisce un nemico che non può divulgare le proprie idee, si distrugge la democrazia. Se lo si permette a chiunque, la democrazia finisce per morire comunque. Intricato, eh?


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