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Franca, partigiana dimenticata

Nelle testimonianze rese alla Commissione per il riconoscimento del titolo di partigiano, Eugenio Arpaia e Luigi Pisacane, compagni di lotta e testimoni del suo consapevole valore, descrivono Franca Toscano, partigiana delle Quattro Giornate di Napoli, come una donna di grandi qualità, che «nei combattimenti fu di esempio a tutti» e «con la sua fede e il suo entusiasmo fu di sprone ai più timorosi», partecipando a uno dei rari scontri in cui gli antifascisti affrontano gruppi di fascisti che non agiscono solo da invisibili cecchini. 

Come la maggior parte delle figure femminili protagoniste dell’insurrezione napoletana del settembre 1943, la donna è stata però del tutto dimenticata. Sepolte in vecchie carte di archivio sono finite anche le parole ammirate del partigiano Teodoro Corato, nelle quali Franca Toscano diventa «una delle più belle figure della lotta di liberazione», capace di lasciare «nell’animo di tutti il più bel ricordo della sue eroiche gesta, compiute per un bisogno sentimentale e non per speranza di ricompensa».

Riferito a un uomo, quel «bisogno sentimentale» sarebbe diventato certamente passione militante, ci avrebbe condotti a un partito, a un sistema di valori e sarebbe uscito rapidamente dagli scaffali dell’archivio, protettivi, ma talora definitivi e irrimediabili come la morte. Per la combattente antifascista, invece, tutto si è cristallizzato ed è ancora lì, sospeso in una sorta di limbo; è vero, nessuno si azzarderebbe a negarlo, Franca Toscano è stata una «irriducibile antifascista tra le più ardenti nella lotta», una «che ha fatto uso della sua arma, che non si è sottratta ai pericoli e quando non ha combattuto si è adoperata per fornire viveri e munizioni ai combattenti»; alla resa dei conti però, il suo pensiero politico non c’è e la Toscano è solo e anzitutto una donna.

Quel «bisogno sentimentale», quindi, si riduce a uno stato d’animo femminile, a una inclinazione di carattere romantico, ma non racconta alcuna fede politica e per quanto la militanza sia parte importante della vita di Franca Toscano, nessuno ti dice qual è il movimento che le sta a cuore e quale Italia intende ricostruire. Di lei si sa solo che «ha molto sofferto per le sue convinzioni politiche, per le quali ancora si batte con forte intransigenza con chiunque e contro chiunque».

E’ evidente, quindi, e non è certo poco, che la rivolta è stata una tappa della sua crescita, che la militante perseguitata dai fascisti ha proseguito con coerenza il suo percorso anche dopo la vittoria, «dando prova del suo attaccamento alle sue idee ». A quali idee, però, non diventa mai chiaro, anche se è facile intuire che non il caso, ma una forte volontà di rivalsa l’ha guidata tra via San Giovanni a Carbonara e la Torre degli Arditi a Porta Capuana, quando si è trovata, «unica donna del rione, ad impugnare le armi e a combattere là dove maggiore era il pericolo, nell’assedio di fascisti asserragliati nei fabbricati incendiati di via Carbonara». Se, com’è probabile, Franca Toscano sia una stata anzitutto una donna in lotta contro la condizione femminile che il regime le ha dolosamente e duramente imposto, questo non è non sarà mai chiaro, perché un’indicazione precisa non ci viene data.

A ben vedere, Franca Toscano, la partigiana che lotta per la liberazione della città e contribuisce a snidare i fascisti della Torre degli arditi a Portacapuana, è un personaggio scomodo per un Paese nel quale la crisi del fascismo e l’inizio della Liberazione risultano ancora del tutto insufficienti a porre in chiave di parità il problema della condizione della donna e della parità tra i sessi. Non a caso, perciò la sua significativa presenza è ben presto dimenticata. Sembra quasi che l’eroismo dei combattenti, il «diritto alla memoria» e il ricordo della militanza nei partiti fosse ancora privilegio dei maschi, sicché il ruolo della partigiana e il silenzio che lo circonda, più che indicare una via di progresso rivelano una condizione di arretratezza e una visione maschilista della società. Una condizione mai veramente superata, come sembrano dimostrare ampiamente purtroppo i tempi che viviamo.

Foto: Wikipedia/PD

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