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Firema: una storia di ordinario capitalismo

La storia che stiamo per raccontare è la prova materiale che l’assioma “è colpa della crisi” non è affatto sufficiente per giustificare pratiche che non conoscono momenti di arresto per il capitalismo tanto italiano quanto globale.

La storia della Firema Trasporti, impresa con sedi a Caserta, Tito-Potenza, Spello-Perugia e Milano, ci parla di una Società per Azioni che, allo scoppio della crisi nel 2008, non subisce apparentemente conseguenze di rilievo, mantenendo ottimi valori produttivi e accumulando discreti profitti. Ma quando già qualcuno si azzarda a definirla un’azienda “virtuosa”, ecco che nel 2010 arriva il crack: l’azienda entra in Amministrazione Straordinaria, sotto la guida del Commissario Ernesto Stajano, docente universitario ed ex deputato (uomo di Mariotto Segni, poi con Lamberto Dini e infine in Forza Italia).

I Fiore, proprietari della stragrande maggioranza delle quote societarie, lasciano la gestione con un buco di oltre 400 milioni, attraverso un accumulo debitorio condotto “in maniera sistematica e scientifica”, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere. Con il proseguire delle indagini, il 14 marzo 2014 finiscono ai domiciliari i fratelli Gianfranco e Roberto Fiore, rispettivamente presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore delegato della Firema Trasporti, con l’accusa di bancarotta fraudolenta per “distrazione” indebita. Inutile dire che non hanno pagato e probabilmente non pagheranno mai per quanto commesso: il 26 marzo, infatti, sono di nuovo in libertà, con l’unico obbligo di non prendere incarichi societari per i due mesi successivi.

Tralasciando questo breve inciso (non ci piace fare i legalisti e sicuramente non c’aspettiamo giustizia dalla Magistratura), ciò che conta è il destino dei 950 lavoratori del gruppo, di cui 600 solo a Caserta, che da oltre 4 anni non hanno la benché minima prospettiva lavorativa, del tutto lasciati in balìa del momento, fra una settimana di lavoro e due di cassintegrazione- quando va bene! Il problema è che l’impresa, in questi anni di Amministrazione Straordinaria ha sì recuperato i capitali indebitamente distratti dalla famiglia Fiore, ma non ha acquirenti. O meglio, tutti i possibili, timidi acquirenti richiedono una sola cosa, secondo una cantilena a cui siamo già abituati: maggiore flessibilità e sfoltimento del personale.

Insomma, i lavoratori Firema hanno lavorato negli anni precedenti il 2010 per consentire ai padroni di turno di distrarre masse di capitali accumulate sul loro lavoro e negli anni successivi al 2010 per recuperare quanto indebitamente sottratto. E ora si trovano, a oltre 4 anni dallo scoppio della crisi aziendale, a far fronte a una situazione che ristagna, mentre i loro redditi continuano a scendere in diretta proporzione alle ore di aumento della CIG. La storia della Firema Trasporti è l’emblema di quanto sia insanabile il conflitto fra capitale e lavoro e mostra come sia difficile risolvere una situazione simile mantenendo invariati i rapporti di forza fra sfruttato e sfruttatore.

Oggi, 23 settembre i lavoratori Firema, saranno in presidio davanti al Ministero dello Sviluppo Economico. Il presidio è organizzato dalle RSU (in stragrande maggioranza FIOM). 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.104) 24 settembre 2014 09:36

    Il redattore di questo articolo, però, non tiene conto che , i potenziali acquirenti, qualora ve ne fossero, per poterono partecipare alla gara devo mettere, tra l’altro, sul piatto d’argento del commissario, una garanzia bancaria (quindi vincolare soldi liquidi) per 12 milioni di Euro!!!! Considerando che ce ne vogliono almeno altrettanti per far ripartire dopo 4 anni (!!!) le attività, chi folle potrebbe mai pensare di imbattersi in una simile impresa ??? Non è una questione di sfoltimento di personale, è di razionalizzare gli interventi e convogliarli tutti verso uno scopo comune. Probabilmente gli obiettivi dei singoli partecipanti alla partita Firema (commissario - sindacati - potenziali acquirenti- etc.) sono tutti diversi e ciascuno limitato al proprio interesse personale. Francamente credo che l’interesse dei lavoratori non stia a cuore nemmeno ai sindacati ( in particolare quelli Nazionali). Questa è una brutta storia !!!

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