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Ferragosto in treno

Che cosa c’è di meglio, se non soffri il caldo, di una gita in treno nel periodo di Ferragosto? Tutto è perfetto, splende il sole, mia figlia mi accompagna. Alla stazione, solita coda allo sportello, ma con quattro automatici in funzione, fare il biglietto sarà un gioco da ragazzi. La prima macchinetta si rifiuta, la seconda segnala lo stesso errore, evidentemente c’è un blocco al sistema. Per fortuna l’edicola è aperta, mia figlia compra il biglietto, io rinuncio perché dal giornalaio la carta d’argento non vale. Nel frattempo la fila all’unico sportello aperto si è ulteriormente allungata e alla fine rischiamo di perdere il treno. Pazienza, è capitato altre volte, in simili circostanze farò il biglietto in treno senza inconvenienti. 

Attendiamo il capotreno al binario e lo avvertiamo dell’inconveniente. Lui sembra informato e ci invita a salire sulla vettura di testa.

 Arriviamo a Pisa, il controllo non si è visto e noi dobbiamo cambiare. Saltiamo sulla coincidenza e ci facciamo il treno andata e ritorno, perché il macchinista sul binario accanto ci segnala che siamo in coda. A questo punto, oltre a mia figlia, cominciano a farsi sentire i miei 80 anni e la gamba malandata. Il nuovo capotreno intende “regolarizzare” con 5 euro di sovrapprezzo, “come recita il Regolamento”. Certo, i regolamenti vanno osservati, ma perfino le Tavole di Mosè prevedono le dovute eccezioni.

 Date le circostanze, dichiaro di volere acquistare il biglietto senza alcuna maggiorazione. La discussione finisce con tutto a verbale e la promessa di pesanti sanzioni.

Morale della favola, se avessi acquistato un biglietto all’edicola rinunciando ad un risparmio del tutto trascurabile, avrei evitato un sacco di fastidi. In casi come questi, il tornaconto personale suggerisce di lasciar correre, ma guardandomi intorno, mi pare che lasciar correre sia uno dei mali più diffusi nel nostro paese, indice di uno scarso impegno civile. Sappiamo bene, i giudici non stanno solo a Berlino, ma beato il paese che ha meno bisogno di giudici per il contributo consapevole e generalizzato dei suoi cittadini ad una corretta gestione delle relazioni sociali.

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