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Fairsearch condanna Google: uno strapotere che impedisce crescita e innovazione

Recentemente allargatasi fino ad includere l'Europa, l'inchiesta di FairSearch su Google non ha fatto notizia qui in Italia. Nata dall'unione di business ed organizzazioni del calibro di Microsoft, Tripadvisor ed Expedia, allo scopo di promuovere crescita economica, innovazione e maggiore scelta sulla rete, FairSearch.org ha fatto della difesa della competizione online e della condanna di ogni forma di atteggiamento anticompetitivo a svantaggio dei consumatori la sua bandiera. Il desiderio di ridare al consumatore, e non al motore di ricerca, la libertà di scegliere il prodotto vincente, stimolando così l'innovazione complessiva di un mercato della rete trasparente, ha portato il gruppo di società a lanciare la campagna "Can google be trusted?".

Ma prima di tutto, come funziona un motore di ricerca? Funziona mandando dei cosiddetti "web crawlers", che cercano nella rete e copiano i siti per creare un indice di tutto quello che c'è su internet. Quando un utente usa un motore di ricerca, questo guarda dentro l'indice che ha creato e non dentro alla rete vera e propria, cosa che permette di dare velocemente i risultati della ricerca. Dato che il motore dà ad una ricerca sia "natural" che "paid results" sulla base di algoritmi estremamente difficili da decifrare, Fairsearch afferma che questo sistema gioca su un'innata mancanza di trasparenza, che a nostra insaputa può nasconderci la programmazioni di tali algoritmi al fine di promuovere alcuni siti a scapito di altri. Una programmazione simile causerebbe uno spostamento colossale degli investimenti sulla rete, dato che i primi 3 risultati di un motore di ricercano ricevono l'88% dei click. Dato poi che il 94% delle ricerche in Europa viene compiuto tramite Google, ecco che i dubbi di Fairsearch sul più grosso motore di ricerca al mondo sono spiegati.

Secondo lo studio di Fairsearch, più di 475 milioni di persone in Europa fanno un uso regolare di internet. Si calcola che una tale affluenza nel 2011 abbia generato 159 miliardi di dollari in "e-commerce", e ci si aspetta ne crei 262 per il 2015. Una mole da capogiro, che sembra quasi ridotta se si pensa che in parallelo Google da solo nel 2011 ha guadagnato 27.5 miliardi di euro attraverso advertising search, che conta per il 96% delle entrate del motore di ricerca. La lettura fatta da Google del mercato in espansione degli smartphone, come fairsearch sottolinea, ha poi ancora più incrementato, e continuerà a farlo, i suoi guadagni. Il 52% degli smartphone venduti nell'ultimo quadrimestre del 2011 funzionano con Android, il cui motore di ricerca di default è Google. Come ha rivelato Anna Khesed del "Google Mobile Ads Marketing Team", le ricerche da dispositivi mobili aumenta del 130% ogni anno. Non sembra così assurdo aspettarsi un simile e parallelo aumento delle entrate dell'azienda di Page e Brin.

Google ha dunque un incontrastato strapotere sulle possibilità di un sito di giungere agli utenti della rete. Decide, infatti, in che ordine i siti compaiono, come appaiono, chi può pubblicizzare la pagina di ricerca e a che prezzo. Come Fairsearch ci tiene a mostrare, un tale monopolio, affronto ad ogni legge sulla giusta competizione, non è nascosta da uno dei più famosi ingegneri informatici dello stesso Google, Amit Singhal: "Google è il più grande 'kingmaker' del mondo".

La possibilità che qualche forma di competizione appaia all'orizzonte è pericolosamente vicina a zero, sempre secondo Fairsearch. Per mantenere i centri dati sparsi in tutto il mondo, Google ha speso in un solo quadrimestre del 2011 un miliardo di dollari, e seguendo una politica aggressiva che limita la libertà di movimento di possibili competitori e taglia drasticamente quella dei consumatori. Oltre al libero mercato della rete anche innovazione, crescita economica e la creazione di nuovi posti lavoro grazie alla nascita di nuove imprese sembrano irrimedialmente castrate da un sistema monopolizzato da un singolo motore di ricerca.

Il Dipartimento della Giustizia americano nonché la Commissione Europea hanno già più volte espresso gravi preoccupazioni sul monopolio della Google. Più volte multato da diverse inchieste anti-trust, l'ultima quella del Tribunale del Commercio di Parigi a gennaio, il colosso Google sembra nonostante ciò inscalfibile nella sua avanzata. Unica speranza è che l'attenzione globale, scossa da un momento economico particolarmente difficile e in cerca di risposte alle infinite domande di crescita e sviluppo, le ricerchi nel più grosso mercato in crescita, quello della rete, affrontando così un monopolio che oltre a stagnazione e staticità sembra avere poco altro da offrire.

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