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Exodus: Gods and Kings e i comandamenti come metafora di patto sociale

Exodus: Gods and Kings è un film di Ridley Scott del 2014 liberamente ispirato alla storia biblica di Mosè. Nel 1300 B.C. Mosè e Ramesses sono alla corte reale dell’Egitto. Ramesses figlio del faraone e Mosè che invece non è suo figlio. Una profezia dice che uno dei due salverà l’altro e diventerà un leader. Mosè è mandato nella città di Pitom perché il vicerè Hegep tratta i suoi schiavi ebrei in modo troppo oppressivo. Mosè viene a sapere in questa circostanza di essere ebreo, di essere stato salvato da una strage di bambini e alla fine di essere stato portato a corte dove è stato cresciuto fino ad adesso.

Le verità su Mosè poi vengono a galla e Mosè è esiliato e dopo un lungo viaggio nel deserto Mosè arriva a Midian dove incontra Zipporah. Mosè la sposa ed i due hanno anche un figlio. Mosè in un’escursione su un monte sacro incontra l’angelo del signore che gli dice che egli è il predestinato per guidare gli ebrei dalla schiavitù alla libertà. Allora Mosè lascia la sua famiglia e arriva in Egitto dove si ricongiunge con suo fratello Aaron, con Nun e Joshua. Mosè in seguito addestra gli schiavi all’arte della guerra per la futura battaglia con Ramesses, diventato faraone dopo la morte del padre.

Successivamente nella storia vediamo prima le dieci piaghe dell’Egitto e poi l’esodo degli Ebrei verso la libertà. Verso la fine del film gli Ebrei attraversano il mar Rosso grazie ad un evento miracoloso mentre gli Egiziani finiscono uccisi. Sul monte Sinai Mosè, sotto la guida dell’angelo del signore, scrive i dieci comandamenti, i quali sono sotto la protezione di Mosè, nell’ultima scena del film.

Exodus: Gods and Kings è un film che parla dello scontro tra l’uomo con la natura e soprattutto con Dio, un’opera che fa capire quanto l’uomo è una nullità rispetto all’idea di Dio. Un film molto religioso quindi, un film profondo e mistico che mira a far riflettere su domande che l’uomo si pone da secoli.

L’ultima scena del film, nella quale Mosè, ormai vecchio e debole, marcia con il suo popolo custodendo i dieci comandamenti, colpisce molto per la sua intensità ed emotività: una scena che vuole trasmettere l’importanza essenziale dei “comandamenti” per la vita dell’uomo, comandamenti non solo religiosi ma esistenziali, comandamenti che permettono all’uomo di vivere felice e sereno con il prossimo, comandamenti come metafora di patto sociale per vivere in una comunità esente da ingiustizie e maltrattamenti vari come anche da violenza e sopraffazione, comandamenti che significano anche “libertà” per l’individuo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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