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Eurozona ancora in difficoltà. Tarda l’accordo franco-tedesco

Il mancato accordo franco-tedesco sulle modalità di ampliamento del fondo salva-stati alimenta le incertezze. Anche il rating della Slovenia viene abbassato, è il settimo paese dell'Eurozona. Si rialza lo spread italiano.

In un momento dominato dall’incertezza ed il futuro della Grecia appeso ad un filo si chiude con un nulla di fatto un altro giorno di trattativa tra Parigi e Berlino. Sarkozy e la Merkel hanno lasciato mercoledì il summit senza commenti.

E mentre il Presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker ha annunciato che gli incontri continueranno sabato e domenica, il Presidente della Commissione Europea, José Manuel Baroroso, in vista del vertice di domenica prossima, vertice nel corso del quale i leader europei potrebbero assumere decisioni che avranno un’influenza notevolissima sullo sviluppo della crisi del debito, ha inviato un appello alle capacità di dialogo e di mediazione di tutti i partecipanti: "Avremo un esito positivo se tutti i partecipanti saranno disponibili al compromesso. L'Europa ha bisogno di compromesso”.

In particolare le due posizioni da ricucire sono quelle che vedono da una parte la Francia che chiede più potere di fuoco per il fondo europeo "salva-stati" (Efsf), in modo che sia così capace di arginare il contagio della crisi dei debiti sovrani ed è favorevole ad un suo rafforzamento fino a circa 2.000 miliardi di euro anche mediante l’utilizzo della leva finanziaria.

La Germania si oppone proprio all’utilizzo della leva e propone, in alternativa, di avviare il lungo iter che porterebbe ad una modifica dei trattati europei. Vecchie e nuove incertezze sugli sbocchi della crisi stanno così continuando a scuotere i mercati dei titoli di stato.

Si schiacciano ancora i rendimenti tedeschi. Abbassato il rating alla Slovenia. Il denaro continua a spostarsi verso la Germania, il porto considerato sicuro in tempi di tempesta, che ormai offre tassi di interesse sul Bund decennale che girano tra il 2 ed il 2,10%, mentre continuano a soffrire molti paesi dell’eurozona. Cade infatti ancora una volta la scure delle agenzie di rating, con Standard & Poor's che taglia il rating della Slovenia di un gradino ad “AA-“ da “AA” con outlook stabile. Taglio atteso dopo che già il mese scorso Fitch e Moody's avevano rivisto al ribasso il giudizio sulla Slovenia dopo la caduta del governo.

La Slovenia è stato il settimo Paese dell'area Euro a subire un declassamento da parte delle agenzie di rating nel corso di quest'anno. Fa seguito a Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia e Cipro.

Ma ciò che al momento sembra preoccupare di più i mercati è il paese che potrebbe entrare in quella lista. La Francia, che corre il rischio di perdere il prestigioso rating di Tripla A, il grado di maggiore affidabilità creditizia, è infatti nel mirino dei mercati ed i suoi titoli stanno vivendo una certa crisi.

Lo spread di rendimento tra i titoli di stato decennali francesi (Oat) e i corrispondenti Bund tedeschi ha infatti toccato un picco di 119 punti, livello che non si vedeva da quasi 20 anni, dal momento della crisi valutaria del 1992, con un rendimento degli Oat intorno al 3,20%.

Lo spread italiano è ancora in salita e Stark (Bce) non è stato rassicurante. Per la nostra piccola e sofferente Italia ieri mattina i tassi di interesse sul Btp decennale si sono portati sempre più a ridosso della soglia del 6%, sfondata all'inizio di agosto, prima del primo soccorso da parte della Bce, fissandosi intorno al 5,95%, mentre lo spread con il Bund ha raggiunto un picco giornaliero di 396 punti.

A questo punto, se da un certo punto di vista sarebbe da registrare con un certo ottimismo quanto dichiarato dal capo economista della Bce, Juergen Stark, che in un’intervista ad un periodico lettone ha dichiarato che l’eventalità del default dell’Italia non è nelle ipotesi della Bce, da un punto di vista diametralmente opposto è da vedere con ansia il fatto che di una ipotesi di default nostrano ci sia qualcuno che ne parla seriamente, anche se per negarla.

Soprattutto alla luce del fatto che alla domanda immediatamente successiva, ovvero se la Bce possa decidere di intervenire se il fondo salva-Stati dovesse rivelarsi troppo piccolo per aiutare l'Italia, Stark ha risposto che la Bce non lo farà, che "non può fare questo passo". Questo in quanto ha spiegato il capo economista della Bce, da un lato c’è una esplicita proibizione a finanziare uno Stato e dall’altro la Bce non può sostituire i governi.

Una risposta che in sé non esclude la possibilità della necessità di un intervento massiccio.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.39) 21 ottobre 2011 11:30

    Inutile aumentare fondi e spendere montagne di soldi, quello che manca ora è la fiducia verso l’Europa ma facilmente si potrebbe ovviare a questa carenza:
    Si potrebbe fare degli EUROBOND europei "nazionalizzati", per capirci come le monete euro, ci sono quelli italiani quelli greci e quelli tedeschi ecc. tutti con lo stesso tasso di interesse che sarebbe quello minimo attualmente in Europa perché sarebbero garantiti al 100% da tutta la comunità Europea, qualora una nazione non può tenere fede ai pagamenti interviene la comunità pagando il debito in sua vece ma internamente applica sanzioni e penali allo stato che non ha onorato il pagamento.
    Così facendo ri ripristina la fiducia in zona euro e la banca centrale dovrà pagare solo in caso di reale necessità risparmiando comunque un sacco di soldi di interesse.
    Come si dice: L’UNIONE FA LA FORZA.

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