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Europa, l’intervista di Juncker

Nel discorso sullo stato dell’Unione di Juncker si ripetono denuncie e proposte già fatte, che hanno brillato per la loro inutilità ed inefficacia.

In Europa la disoccupazione è alta. Occorre raddoppiare gli investimenti per la crescita, ovvero 500 miliardi entro il 2020 con l’obiettivo di arrivare a 630 miliardi nel 2022.

«l'Europa non è abbastanza sociale, rimangono ineguaglianze dobbiamo lavorare sui diritti», ha detto Juncker. C’è troppa frammentazione in aree dove ci sarebbe bisogno di unità.

Ancora una volta Juncker fa un mero elenco di problemi senza risolverli, perchP le sue proposte sono avulse dal contesto in cui si collocano, contrassegnato dal processo di globalizzazione e dal dominio dei mercati sugli Stati.

In questo contesto austerità e crescita, sono le armi più adatte?

L’austerità e la crescita presuppongono l’ineluttabile dominio dei mercati e l’impossibilità per lo Stato di dominarli. Dominio che ieri si esprimeva nella libertà d’impresa regolata dallo Stato, oggi si esprime in un'attività speculativa senza regole, a cui si fa fronte, non con le norme che disciplinano la speculazione, ma con risposte rigoriste e recessive, dagli stessi mercati suggerite, prontamente adottate dagli Stati, anche se incapaci di produrre risultati.

L’austerità ha, fino ad oggi, prodotto solo recessione, borse in caduta e alti rendimenti dei titoli e quindi favorito la speculazione.

Occorre frenare la recessione e quindi sviluppare la crescita, diceva Juncker qualche anno fa.

Il piano di 315 miliardi di investimenti, presentato al Parlamento europeo, non ha incrementato la crescita economica europea dell’1% ogni anno per i prossimi tre anni, non ha creato un milione di posti di lavoro.

Il fatto è che vige ancora il patto di stabilità, e non si può coniugare rigore e crescita.

Non si può creare crescita in termini incompatibili con il processo di globalizzazione, senza una politica industriale che individui i settori da conservare quelli da dismettere.

E tutto ciò è possibile in una economia iperliberista, o è necessario un intervento dello Stato nell’economia, in termini di regolamentazione della finanza e di disegno di una politica industriale?

A che serve lamentare l’assenza di diritti sociali, se il patto di stabilità li subordina alla quadratura dei conti? La salute, la scuola, i diritti fondamentali della persona: tutto si muove in quest’ambito.

Ma il diritto alla salute all’istruzione devono essere diritti incondizionati,altrimenti non sono diritti. C’è troppa frammentazione in aree dove ci sarebbe bisogno di unità. Ma il punto è perche c’è troppa frammentazione.

C’è troppa frammentazione perchè c’è troppo nazionalismo, e poca europa unità. Ma quale unità è possibile in un sistema decisionale intergovernativo dove la presenza e il confronto tra capi di governo rende inevitabile uno scontro di interessi ?

Se intorno ad un tavolo siedono i capi di governo, non si confrontano idee e soluzioni per i problemi: in questo sistema prevalgono nazionalismi, che sono il maggiore ostacolo alla costruzione dell’Europa unita.

Se due molecole di idrogeno non si fondono con una molecola di ossigeno ,restano due molecole di idrogeno e una di ossigeno, non diventano una cosa nuova: l’acqua. Allora bisogna chiedersi che cosa impedisce la fusione.

Impedisce la fusione la pretesa di governare il rapporto tra queste molecole con strumenti divisivi, come il liberismo e il sistema decisionale intergovernativo.

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