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Essere freelance nel 2018: partita IVA e regime forfettario

Essere liberi professionisti oggi significa risparmiare sulle tasse grazie al nuovo regime forfettario, il regime agevolato che lo Stato Italiano ha messo a disposizione dei piccoli contribuenti. Vediamo nello specifico di cosa si tratta e quali sono le caratteristiche principali.

Aprire partita IVA vs Prestazione Occasionale

Sono tanti i giovani che iniziano la propria attività da liberi professionisti nella convinzione di poter utilizzare esclusivamente la prestazione occasionale e la ritenuta d’acconto. Così non è perché di fatto questa, come indicato già nel nome, è possibile utilizzarla solo ed esclusivamente per corrispondere prestazioni sporadiche e non continuative. Con la prestazione occasionale non è possibile utilizzare la pubblicità per favorire la personale ricerca di clienti e non si possono definire contratti di lunga durata con lo stesso committente. È quindi scontato che per essere liberi professionisti, o freelance, sia necessaria la partita IVA. Non temere però questo passaggio importante della tua vita, non è obbligatorio pagare tante tasse: esistono i regimi agevolati!

Regime forfettario: il regime forfettario per i piccoli contribuenti

Il regime forfettario nasce nel 2016 dalla richiesta dei contribuenti italiani di avere a disposizione un regime che permettesse di risparmiare sulle tasse. Erede del regime dei minimi permette di pagare il 5% di imposta sostitutiva nei primi cinque anni e del 15% negli anni a seguire. Senza nessun limite d’età ( a differenza del regime dei minimi) è accessibile da tutti coloro che rispettano determinate caratteristiche, grazie al regime forfettario si potrà decisamente risparmiare sulle tasse ma anche sugli adempimenti fiscali.

Deduzione di spesa e detrazione IVA

Alla base del regime forfettario c’è anche la necessità di attenuare gli adempimenti fiscali dei contribuenti italiani e per questo, tra le caratteristiche, c’è anche l’eliminazione della rivalsa IVA. Questo significa innanzitutto che non dovrai, trimestralmente, versare l’IVA e non dovrai neppure segnarla in fattura. Avrai così dei preventivi di gran lunga, in particolar modo per i privati, più convenienti! Oltre alla rivalsa IVA, nel regime forfettario non è prevista neppure la deduzione di spesa. Questo significa che non dovrai più tenere traccia delle spese per la tua attività, perché non saranno considerate nella definizione dell’imponibile di spesa. Lo Stato italiano ha infatti definito un coefficiente di redditività, la percentuale di reddito tassabile dall’imposta sostitutiva. Questo coefficiente è differente per ogni tipologia di attività lavorativa così come classificate dal Codice ATECO.

Quanto costa la tua partita IVA?

Prendiamo in esame un caso pratico, un consulente di marketing che ha aperto partita IVA nel regime forfettario. Consideriamo il suo secondo anno di attività:

 

 

II°ANNO

Reddito

12.000 €

Coefficiente di redditività 78%

9.360 €

Gestione separata INPS 25,72%

1.604,9 €

Saldo Previdenza
I anno

+

1.283,9 €

Acconto II anno

Imponibile

6.471 €
(Lordo-INPS)

Imposta sostitutiva al 5%

312 €

Saldo Imposta
I anno

+

312 €

Acconto II anno

Totale da pagare

3.513 €

 

Come potrai notare da questa tabella il nostro consulente di marketing, nel suo secondo anno di attività, ha guadagnato 12.000€. Il suo coefficiente di redditività è del 78% quindi la parte di reddito da tassare è 9.360€. Consideriamo ora i contributi previdenziali, obbligatori in Italia, che nel caso del consulente di marketing sono da versare alla Gestione Separata INPS. In Italia vige il metodo storico della contribuzione e quindi nel secondo anno si pagano contributi e imposte relative al primo anno di attività, inoltre si versano degli anticipi per l’anno in corso. Da qui la tabella diventa più comprensibile e possiamo finalmente analizzare il totale delle tasse da pagare. Per un consulente di marketing che ha guadagnato 12.000€ pagherà nel suo secondo anno di attività 3.513€.



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