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 Home page > Tribuna Libera > Esistono due Allah. Incredibile ma vero

Esistono due Allah. Incredibile ma vero

Apprendiamo con qualche incredulità che in Malesia la Corte d’appello federale ha emesso una sentenza definitiva per proibire l’uso del termine “Allah” usato dal giornale cattolico Herald Malaysia per indicare il nome di Dio.

Confermando così la validità del divieto decretato quasi trent'anni fa dal governo con un diktat dal sapore antico (e, si dice, incostituzionale). Il paese asiatico, a larga maggioranza islamica, ha infatti una Costituzione che garantisce i diritti civili e la libertà religiosa, ricorda la testata con toni ultimativi: "Ricordate, la Costituzione federale è per tutti i malesi ed è superiore a tutte le leggi statali e le decisioni delle autorità pubbliche".

Il settimanale, scritto in lingua “bahasha malaysia” è la voce della comunità cristiana locale che per indicare Dio usa appunto il termine Allah, fin dalle sue origini: un dizionario latino-malese, vecchio di 400 anni, è stato infatti presentato dall’avvocato della Chiesa cattolica malese, per dimostrare l’antichità del termine usato dalla comunità locale nella sua versione della Bibbia.

La vicenda è interessante perché lascia supporre o poco probabili forme sincretiche cristiano-islamiche oppure che nella lingua “bahasha malaysia” il termine ebraico-biblico “Elohim” - che è la forma al plurale di Eloah - sia stato tradotto al singolare (come peraltro fanno anche le versioni in greco o in latino con Thèos o Deus), ma utilizzando l’originale ebraico deformato da una forma dialettale. Cioè quella forma ancestrale derivante dal padre degli dèi El dei popoli fenicio-cananei che aveva, poco più a sud, le due forme tribali dell’ebraico Eloah e dell’arabo Allah, nome di una delle divinità del pantheon politeista della penisola arabica preislamica.

In ebraico il nome di Dio è impronunciabile e trascritto tradizionalmente solo con il tetragramma consonantico YHWH che è stato poi vocalizzato in vari modi. Ma non si era ancora mai visto, per quanto se ne sappia, che solo ad un quotidiano sia stato vietato - da un tribunale civile - l’uso di un nome divino per salvaguardare i fedeli dalla possibile confusione tra un dio e un altro, aventi, per l’appunto, lo stesso nome.

Hai visto mai che un fedele islamico si metta a pregare, per sbaglio, il Dio cristiano o che un cristiano si rivolga al Dio del Corano. Le conseguenze potrebbero essere inimmaginabili, si suppone, vista la decisione intransigente del Tribunale.

Ma l'arcivescovo di Kuala Lampur ci ha tenuto a rassicurare i suoi fedeli sulla legittimità dell'uso del nome Allah nelle loro preghiere.

L’omonimia divina sembra essere una novità sorprendente di questo confuso inizio del millennio. E che possano esistere, o meglio co-esistere, addirittura due Allah diversi non può che sorprendere.

Quello che non sorprende affatto è la confusione che sembra ottenebrare le menti degli uomini, anche quando paludati ed autorevoli, che per rivolgersi a un ente trascendente e non visto né sentito mai da nessuno, si devono accapigliare fra loro anche sull’esclusività del suo nome.

 

Foto: Seyfi Şere/Flickr

 

 

 

 

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