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Enti sciolti per mafia, Musacchio: "Si esaminino anche le aziende sanitarie, non solo i comuni"

La legge sullo scioglimento degli enti locali va rivista, potenziata e indirizzata verso altri organismi oltre i Comuni. A pronunciare queste parole è Vincenzo Musacchio, fra i massimi esperti in Italia e all’estero di strategie di lotta alla criminalità organizzata, più volte professore di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell'Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. È stato discepolo di Giuliano Vassalli, allievo e amico di Antonino Caponnetto. La legge, va potenziata e rivolta verso altri settori oggi preda di infiltrazioni mafiose.

Professore, ci spiega come è nata la cd. legislazione sullo scioglimento degli enti locali per infiltrazioni mafiose?

Lo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata è un istituto introdotto nel 1991 ed è ora disciplinato nel Testo Unico degli Enti Locali. Si tratta di una misura di prevenzione ante delictum, che si applica quando esiste il concreto pericolo che l’attività di un Comune o di un’altra amministrazione locale sia piegata agli interessi dei clan mafiosi. Al fine di accertare il condizionamento delle organizzazioni criminali sull’ente locale, il Ministro degli Interni nomina un’apposita commissione d’indagine prefettizia. I lavori di quest’organismo sono segreti, per cui, non è informata né l’opinione pubblica, tantomeno le forze politiche e il Parlamento.

Secondo lei questa legge andrebbe rivista?

Va rivista e potenziata con maggiori specificità. Andrebbe modificata, ad esempio, la procedura interna, poiché un fatto così rilevante nella vita di un ente locale non può non essere portato a conoscenza della collettività. La procedura di scioglimento dovrebbe applicarsi con maggiore rigore anche ad altri enti locali (comunità montane, unioni di comuni, circoscrizioni), ai consorzi di comuni e province, nonché alle aziende sanitarie e ospedaliere. Queste ultime, oggetto di particolare mire da parte delle organizzazioni mafiose. La recente emergenza per il Coronavirus ha messo sul piatto a livello nazionale circa venticinque miliardi di euro, sui trenta totali della spesa pubblica previsti per il servizio sanitario nazionale. In Italia oltre la crisi delle piccole e medie imprese che consentirà con alta probabilità alle mafie di accaparrarsele, vi è anche la sanità con tutti i suoi rivoli di denaro pubblico, che apriranno un varco a nuove infiltrazioni mafiose. La privatizzazione del sistema sanitario è stata ed è ancora il tallone di Achille che consentirà alle mafie di incrementare i propri profitti. È un dato di fatto che, dove vi sia più pubblico, ci siano meno casi d’infiltrazioni mafiose in sanità rispetto a dove vi sia più privato. Chi studia il fenomeno mafioso sa che l’esternalizzazione dei servizi è un fattore di rischio infiltrazione ed è li che occorre agire con le modificazioni legislative.

Come fanno le mafie a permeare queste aziende?

È molto semplice. Lo fanno attraverso la collaborazione diretta o implicita della politica e dell’amministrazione sanitaria. Riescono a entrare nel business dei servizi esternalizzati legalmente, con propri rappresentanti incensurati e al di sopra di ogni sospetto. La liberalizzazione di molte gare d’appalto in ambito sanitario è una miniera d’oro in cui le mafie riciclano denaro derivante da proventi illeciti o si aggiudicano, attraverso opportune strategie corruttive, importanti appalti da cui ottenere nuovi profitti. La cosiddetta “zona grigia” composta di colletti bianchi è spesso complice delle mafie. Non è raro che le organizzazioni criminali con il sistema delle collusioni politiche incidano anche sulle nomine del personale medico-sanitario e amministrativo.

Le aziende sanitarie ed ospedaliere quindi andrebbero maggiormente attenzionate?

Non dimentichiamoci che i mafiosi hanno festeggiato quando è iniziato il processo di liberalizzazione del sistema sanitario regionale. Un famoso pentito di mafia a tal proposito disse: “La regione è territorio nostro qua comandiamo noi”. Questo è accaduto e accade tuttora perché vi è un sistema di controllo insufficiente in ambito privato e in questo passaggio sono entrate mafia e corruzione arrivando poi anche al pubblico. In questo momento l’Italia è la più esposta in Europa alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose che mieteranno vittime tra gli operatori sanitari, ma, soprattutto, tra gli anziani e i disabili e cioè nella parte più debole ed esposta della popolazione.

Alcuni suoi colleghi giudicano questa legge inefficace, condivide la loro opinione?

Come ho già detto, la giudico non inefficace ma migliorabile. Le faccio un esempio. Ritengo che sul provvedimento di scioglimento debba pronunciarsi un giudice e non una autorità amministrativa e politica. Lo scioglimento di degli enti locali a mio parere rientra tra le misure più efficaci in tema di infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione. A rendere più efficaci i provvedimenti di scioglimento occorrono nuovi strumenti in grado di consentire agli investigatori di seguire più facilmente i flussi finanziari, al fine di identificare i soggetti che percepiscono il denaro pubblico, con la finalità di evitare, mediante la tracciabilità, che finisca nelle mani della criminalità organizzata.

Quando e perché dovrebbe essere sciolta una azienda sanitaria o ospedaliera?

Ogni qualvolta per le cosche, tramite i funzionari pubblici o i politici, vi sia il pericolo concreto di mettere le mani sulle risorse sanitarie della pubblica amministrazione. Le mafie spesso si rendono “irriconoscibili”, e riescono addirittura a farsi apprezzare per la loro affidabilità imprenditoriale. Lo scioglimento dovrebbe esserci anche in tutti i casi in cui le mafie riescono a incidere anche sul sistema delle nomine utilizzando professionisti e imprenditori che spesso si “propongono” per simili incarichi. Nelle due aziende sanitarie sciolte per mafia nel 2019, si è riscontrata una continuità nell’azione di condizionamento in grado di perpetuarsi per decenni e a prescindere persino dal posizionamento politico dei candidati. Dall’esame dei due provvedimenti di scioglimento emerge in tutta evidenza come le organizzazioni mafiose abbiano l’assoluta necessità di infiltrarsi nel settore della sanità pubblica e privata poiché da essa traggono ingenti guadagni. Questo, inoltre, consente loro di ottenere consenso sociale nei più svariati modi, dalle assunzioni alle sovvenzioni fino alla mancata riscossione dei canoni, di garantirsi appoggio politico, appalti e servizi pubblici, lucrando persino sulle risorse naturali e sulle peculiarità produttive che il territorio riesce a esprimere.

Come potrebbe essere monitorata la Sanità regionale?

Tutte le istituzioni che si occupano di antimafia dovrebbero mettere in campo strategie di prevenzione e repressione ad hoc, a maggior ragione ora che si possono verificare gli effetti devastanti sul piano economico dovuti all’emergenza da Coronavirus in ambito sanitario. Sono convinto che i più esposti agli interessi delle organizzazioni criminali saranno proprio i settori della sanità pubblica e privata, a partire dalle Regioni che potrebbero beneficiare d’ingenti somme di denaro. Inevitabilmente nella gestione dell’emergenza e del post emergenza in ambito sanitario, molti servizi, di cura e non, dovranno essere esternalizzati. Proprio in questa fase ci saranno sicuramente le prime infiltrazioni della criminalità organizzata e le attività corruttive dei colletti bianchi. Non dimentichiamoci che il 75% delle risorse economiche di una regione riguardano la Sanità, quindi, appare logico monitorare in maniera asfissiante un settore che gestisce un’immensità di denaro pubblico.

Le faccio un’ultima domanda che solo apparentemente esula dal tema trattato. Cosa ne pensa delle assoluzioni di Antonio Bassolino e come lui di tanti altri amministratori pubblici?

Guardi non vorrei sembrarle brutale ma credo siano gli effetti della lungaggine dei processi, della obbligatorietà dell’azionale penale e della disparità tra accusa e difesa che purtroppo colpiscono tante persone e che ogni tanto qualche persona nota porta alla luce. Le diciannove assoluzioni di Bassolino si spiegano con un ragionamento logico prima ancora che giuridico: le prove raccolte non erano idonee per istruire un processo penale.

Foto di Roberto Cortes da Pixabay 

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