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Enciclica Laudato Si’: la dimensione sociale, la Grecia e l’immigrazione

La proprietà non è un diritto assoluto ed intoccabile, i beni servono alla destinazione generale, che Dio gli ha dato. Per questo Francesco, in continuità con papa Giovanni Paolo II, che aveva parlato di ipoteca sociale sulla proprietà, subordina il possesso di un bene ai diritti dei più svantaggiati, e parla di funzione sociale della proprietà.

Ma la proprietà, nel suo processo di conservazione e di sviluppo, diventa uno strumento di ulteriore impoverimento delle classi deboli quando la sete del profitto, intacca l’armonia del creato, provocando guasti ambientali con effetti negativi che si ripercuotono sui più poveri.

La deforestazione, il riscaldamento della terra, lo sfruttamento del suolo,non sono solo un danno al pianeta, ma anche ai più poveri. Queste violenze sulla natura diventano siccità, carestie e guerre per le risorse energetiche che sono alla base delle migrazioni. 

Ma queste violenze sono anche l’espressione della subordinazione dell’uomo al potere economico/finanziario. In quest’ ambito dove i diritti fondamentali delle personevengono sacrificati alla esigenze economiche e finanziarie, non c’è spazio per solidarietà intergenerazionale ed intragenerazionale e verso i rifugiati, ma solo per guerre tra i poveri tra i giovani e gli anziani tra i lavoratori precari e quelli stabili, tra gli indigeni e gli immigrati. Per questo Francesco auspica il superamento del principio per cui l’uomo è in funzione dell’economia, per un’economia e una politica in funzione dell’uomo.

Il comandamento non uccidere non ha valore pieno se non diventa solidarietà ed accoglienza per i rifugiati, cosi da evitare ai più poveri di morire affamati dai più ricchi.

Ma la povertà genera altra povertà, e questa diventa debito e il debito strumento di controllo dei paesi più ricchi, sui paesi più poveri. Il potere finanziario, in ragione del suo credito, impone programmi e ricette economiche agli stati debitori, non in ragione di politiche di sviluppo, ma in ragione del soddisfacimento del suo credito.

Questa politica colloca i paesi debitori in una situazione debitoria permanente, in un circolo vizioso, che li rende sempre più poveri, e sempre più bisognosi di prestiti.

In questo modo il potere finanziario esautora la sovranità nazionale degli Stati .

Il riferimento di Francesco alla Grecia e ai suoi rapporti con la Troika è evidente,anche se ragioni di prudenza diplomatica, non lo hanno reso esplicito. 

La Troika ha imposto e tuttora cerca si imporre a questo Paese programmi e ricette economiche non in ragione della prevalenza di una politica economica europea, ma in ragione di un debito da pagare.

La UE chiede alla Grecia di aumentare le tasse, di ridurre alle pensioni, di privatizzare, non in ragione di una politica fiscale europea, di una politica europea del lavoro, di una politica industriale europea, ma in funzione del pagamento debito di questo Paese ai Paesi creditori

In questo modo modo il potere finanziario creditore della Grecia,attraverso la sua espressione politica, rappresentata dalla larga intesa P.S.E e P.P.E e con l’arma del ricatto, prestiti in cambio di riforme, esercita quel controllo politico di cui ha parlato Francesco nell’enciclica.

Controllo che ieri si è tradotto nel blocco del referendum voluto da Papandreu, nella ingerenza nella campagna elettorale, nel tentativo di imporre ai candidati al Parlamento l’impegno rispettare il memorandum Troika/Grecia, oggi nel tentativo di imporre, al governo greco, di cambiare il programma per cui è stato votato.

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