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Elezioni in Grecia: qualche riflessione sul voto del 20 settembre

Non ho mai accettato (anche se spesso mi è stato chiesto) di fare previsioni in vista di un voto importante, prima di tutto perché so come un risultato elettorale possa essere alterato in extremis lanciando con tutto il peso dei poderosi mass media (in ogni paese, sempre, nelle mani dei detentori del potere reale) una notizia che poi risulterà totalmente calunniosa e priva di fondamento, ma che può spostare una fetta di elettorato indeciso e soprattutto incolto.

Penso a quando Lula nel 1998 era dato per vincente su Cardoso, e perse le elezioni non solo per brogli evidenti ma anche per uno scoop su una sua inesistente relazione extraconiugale sparato sui media a campagna elettorale chiusa. Ma di esempi di elezioni alterate con qualche scoop disonesto ce ne sono moltissimi, in tutti i continenti. Non faccio a maggior ragione previsioni sul voto che si terrà in Grecia fra una settimana.

I sondaggi in quel paese sono meno attendibili ancora che da noi (e per giunta lì è lecito farli fino all’ultimo minuto), e possono stimolare facilmente riflessi di “voto utile” o di panico soprattutto in quei settori dell’elettorato atomizzati e male informati. Ma ci può essere anche viceversa una reazione spontanea alle campagne denigratorie: esempio ultimo, il risultato del referendum del 5 luglio, che ha sorpreso tutti, compreso lo stesso Tsipras che aveva fatto capire a James Galbraith di prevedere una sconfitta, si spiega anche come risposta spontanea alla virulenza della unanime campagna denigratoria verso Syriza di tutte le altre forze politiche greche spalleggiate senza pudore dai dirigenti delle istituzioni europee, di tutte le tendenze, socialdemocrazia inclusa.

Una buona fetta dell’elettorato greco sa distinguere i nemici e non credere ai loro organi di stampa. Inoltre le difficoltà di previsione in Grecia sono maggiori, perché si presentano due nuove liste: una conserva il nome di Syriza, ma ha perso gran parte dei suoi esponenti più prestigiosi e coerenti, perché ha difeso una giravolta senza giustificazioni, iniziata da Tsipras la sera stessa della vittoria referendaria, con la dichiarazione che la vittoria nel referendum “non era di Syriza ma di tutti i greci”… con la conseguenza che per le 8 del mattino seguente il presidente della repubblica (di destra, ma proposto da Tsipras) ha convocato una riunione di tutti i partiti, esclusa Alba Dorata, per varare una nuova fase di “unità nazionale”.

L’accettazione del terzo memorandum a quel punto era una conseguenza quasi automatica. L’altra lista è nuova nel nome, Unità Popolare, e ha avuto logicamente grossi problemi per definire in così poco tempo il programma (che alla fine c’è, anche sul mio sito: DICHIARAZIONE PROGRAMMATICA DI UNITÀ POPOLARE) e perfino per scegliere il nome, che non è particolarmente efficace.

Lo scopo delle elezioni anticipatissime, volute da Tsipras, che non era affatto costretto dalla costituzione o dalla consuetudine a fissarle così ravvicinate, era proprio la distruzione di chi aveva rifiutato il nuovo Memorandum. Chi si presenta per la prima volta ha bisogno di tempo.

Non dimentico che dopo il Congresso di Livorno del gennaio 1921, il nuovo Partito Comunista d’Italia ebbe quattro mesi per prepararsi alle elezioni politiche, in cui ebbe solo 291.952 voti contro 1.569.559 del partito socialista. Un risultato a prima vista deludente, dato che nel congresso il distacco era stato molto minore: la frazione comunista aveva avuto 60.000 voti, e quella maggioritaria 100.000. In Grecia in questi giorni tutta la stampa, e le TV, compresa quella di Stato (riaperta da Tsipras ma con dirigenti di centro), è impegnata nella diffamazione sistematica di Unità Popolare, ricorrendo a volte perfino a argomenti ignobilmente sessisti contro una delle figure più belle presentate nella sua testa di lista, (ne abbiamo già parlatosul sito, Grecia: vergognosa campagna contro Zoe Konstantopoulou).

Contemporaneamente vengono tradotti articoli di derisione verso i compagni costretti a lasciare una Syriza irriconoscibile scritti da Luciana Castellina o Rossana Rossanda. Il Manifesto tace sulla campagna contro Zoe, ma pubblica quasi ogni giorno articoli disinformati e ossessionati dalla “necessità di non indebolire Tsipras”. Alfonso Gianni, la cui firma ricorre sempre più spesso in questo genere di interventi, si preoccupa perfino che il modestissimo e moderatissimo documento elaborato da tre esponenti socialdemocratici come Lafontaine, Melenchon e Fassina con Yanis Varoufakis, possa danneggiare la campagna di Tsipras e del suo simulacro di Syriza... Gianni non si accorge nemmeno che, con la consueta astuzia dei burocrati, i tre hanno invitato non un compagno di Unità Popolare ma Varoufakis, che grazie ai media è popolarissimo all’estero ma che è rimasto oscillante e marginale nel dibattito greco, e non ha nessun seguito in Syriza, a cui si era unito solo ultimamente.

Era un tecnico, non un quadro politico. È stato utile nella denuncia degli inganni degli euroburocrati, quando sia pur tardivamente l’ha fatta, ma incapace di concepire una controffensiva politica nel paese. Questi sciagurati che pretendono che l’appoggio a Tsipras sia incondizionato e senza dubbi, non si rendono conto che per recuperare una parte almeno di chi è rimasto in Syriza (come avvenne tra il 1923 e il ‘26 in Italia con molti esponenti socialisti “unitari”) e per offrire allo stesso Tsipras, se la volesse, una ciambella di salvataggio, sarebbe importante un successo di Unità Popolare, che almeno garantisse una pattuglia di sinistra radicale, anche modesta, in un parlamento tutto piegato ai voleri delle“istituzioni” europee.

Senza questa presenza, Tsipras, rimasto che sia al primo posto e quindi dispensatore di seggi in base alla legge elettorale che premia con 50 deputati supplementari il partito con più voti, o pesantemente ridimensionato al punto di avere come unica chance un governo di esplicita unità nazionale o nuove elezioni, sarà più facilmente risucchiato in una logica di più grave collaborazione di classe. Ci sono troppi precedenti nella storia. Ma alcuni non hanno mai voluto ascoltare le sue lezioni. Per questo Tsipras ha voluto le elezioni da preparare in fretta in poche settimane; questa è il suo crimine più grande per cui non ha scusanti: non è stato costretto da rapporti di forza sfavorevoli (come potrebbe sostenere per il cedimento al terzo memorandum, se non lo avesse deciso unilateralmente senza consultare gli organi del partito) ma è stato spinto dalla volontà di cancellare chi non lo ha seguito nella rinuncia a un patrimonio di lotte e di ideali.

Un gesto degno di Matteo Renzi o di Erdogan: giustificarlo ed esaltarlo come atto di alta intelligenza politica porta questi residuati galleggianti della ex sinistra ben oltre di dove erano arrivati finora. Per tutte queste ragioni mi guardo bene dal fare previsioni sul voto del 20 settembre. Ma raccomando a chi ha arricciato il naso perché non convinto del nome di Unità Popolare, o che non ha ritenuto utile firmare la lettera di appoggio che i compagni greci ci avevano chiesto per farli sentire meno soli in una battaglia difficilissima, contro tutti in Grecia, ma con gran parte delle stesse nuove sinistre europee alla Podemos indifferenti o ostili, di riflettere e firmare.

Soprattutto quelli che hanno messo mi piace su FB all’appello Solidarietà al popolo greco e a chi si oppone al nuovo memorandum e poi hanno rinunciato a scrivere a [email protected] (indicando nome e cognome, città, eventuali incarichi sindacali e/o politici), ci ripensino. È un testo modestissimo, dettato anch’esso dall’urgenza, non un trattato, ma serve in Grecia a far sentire meno soli i compagni che resistono.

Firmate, anche se le prime firme sono già state consegnate, si fa ancora in tempo…

 

Postilla Il testo che proponeva un vertice internazionale “per un piano B” a cui ho fatto allusione era stato annunciato inizialmente come firmato solo da Jean Luc Mélenchon, Oscar Lafontaine, Stefano Fassina e Yanis Varoufakis, mentre successivamente, quando è stato pubblicato integralmente da Mediapart, è apparsa anche la firma di Zoe Konstantopoulou, tuttora presidente del parlamento greco e candidata indipendente nel “listino” nazionale di Unità Popolare.

Il vertice dovrebbe essere lanciato durante la festa nazionale de L’Humanité, organo del PCF (che per il momento tuttavia continua ad appoggiare Tsipras). Vedremo presto se qualcosa di concreto verrà fuori da questa proposta, o se si tratta solo di una schermaglia tattica tra Mélenchon e Pierre Laurent, segretario del PCF.

 

Foto: Sascha Kohlmann

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