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 Home page > Tribuna Libera > Elezioni europee: nulla che già non si sapesse

Elezioni europee: nulla che già non si sapesse

Destra all'arrembaggio, crollo della fatuità grillina, ripresina del PD, totale evanescenza a Sinistra.

Come volevasi dimostrare. Nulla che non fosse previsto dai sondaggi, se non le dimensioni: della vittoria della Lega, del crollo dei Cinquestelle, della ripresa del PD, dell’assoluta inconsistenza della Sinistra, della debolezza dei Verdi italiani rispetto a quelli di altri paesi. Dimensioni che parlano di qualche punto percentuale in più di qua o in meno di là, ma la tendenza generale era ormai chiara da mesi.

Del crollo dei Cinquestelle ci sarà da parlare a lungo, in attesa di capire se è imputabile alla petulanza di Di Maio, alla fatua impresentabilità di Toninelli e degli altri ministri pentastellati – cioè della classe dirigente attuale del Movimento - oppure se il voto ha punito duramente il suo assetto originario, quel peccato originale di pretendersi né di destra, né di sinistra quando quella polarizzazione sta invece rientrando dalla finestra dopo essere stata buttata fuori dalla porta proprio dall’irruzione in campo del Movimento.

Il voto alla lista Sinistra invece è più grave; è consistito in una percentuale di voti a dir poco imbarazzante (siamo a meno della metà di quanto preso dalla Lista Tsipras cinque anni fa). Voti che risulteranno completamente inutili ai fini della battaglia politica in Europa per i prossimi cinque anni, oltre che decisamente dannosi visto che non saranno conteggiati ai fini della distribuzione dei seggi al Parlamento, permettendo perlopiù ai tre partiti maggiori di spartirsi i 73 seggi italiani in proporzione ai voti presi.

Il voto dato al partito che non ha superato la soglia di sbarramento non è stato quindi un voto sottratto alla destra, come vuole una vulgata piuttosto incomprensibile, ma un voto che ha contribuito all'ampiamento della rappresentanza (cioè del numero di deputati) dei partiti maggiori. In particolar modo, per quanto riguarda il nostro voto, della Lega. Ottimo lavoro, direi, se avessi voglia di scherzare.

Gli esponenti de La Sinistra, lista nata solo ai primi di aprile da un accordo tra Sinistra Italiana (ex SeL+Fassina) e Rifondazione Comunista, forse adotteranno il vecchio trucco di accusare i loro (ex) elettori di averli traditi, come aveva già fatto, a priori e con un bel po’ di faccia tosta, Riccardo Mastrolillo su Il Fatto Quotidiano.

La realtà molto banalmente punisce le pratiche note dell’area di sinistra-sinistra che dapprima hanno stordito, con una serie incomprensibile di scissioni e riavvicinamenti a catena, e infine sfiancato perfino lo zoccolo duro del loro storico bacino elettorale.

Sta di fatto che la somma dei voti raccolti alle politiche del 4 marzo da LeU (3,39) e da PaP (1,13) – in totale un 4,50% – è stata sostanzialmente la punta massima raggiunta dall’area al di là del PD. I sondaggi successivi (ne ho raccolti qui sotto un certo numero negli ultimi nove mesi) non si sono mai discostati troppo da una media più bassa di quel dato, registrando la crisi dell’area e lo sconcerto, via via crescente, degli elettori di riferimento al di là delle sigle che si sostituivano una all’altra. Il dato finale uscito dalle urne rispecchia in modo abbastanza fedele l’andamento medio dei sondaggi.

Istituto Ixè (09.05.19), Sinistra 3,4% - SWG (06.05.19), Sinistra 2,8% - Termometro Politico (02.05.19), Sinistra 2,0% - Tecnè (30.04.19), Sinistra 2,8% - EMG (18.04.19), Sinistra 2,9% - SWG (16.04.19), Sinistra 2,9% - Index Research (08.04.19), PaP 2,8%, MDP+SI+Altro: 3,2% - Istituto Piepoli (05.04.19), Articolo1-MDP-Sinistra Italiana 1,9% - SWG (02.04.19), Sinistra 2,3%, Potere al Popolo 1,3%, MDP 1,0% - Bidimedia (27.03.19), Sinistra 3,0% - Euromedia Research (22.03.19) Art.1 - MDP 1,5%, Sinistra Italiana 0,7 %- SWG (19.03.19), MDP, SI, Altri 2,4%, PaP 2,0% - Index Research (15.03.19), PaP 1,7%, MDP+SI+Altri: 2,9% - Piepoli 27.02.19), Art.1–MDP + Sinistra Italiana 1-0,5% - Index Research (13.02.19), PaP 2,2%, MDP+SI+Altri 3,0% - SWG (05.02.19), PaP 2,5% - MDP, SI, altri 2,9% - Euromedia Reasearch (31.01.19), Art.1-MDP 2,5%, Sinistra Italiana 0,9% - Bidimedia (18.01.19), Pap 1,4%, MDP+SI 2,4% - SWG (15.01.19), PaP 2,5%, MDP+SI+Altri 3,1% - Winpoll (24.12.18), PaP 1,3%, LeU 1,4% - Index Research (14.12.18), PaP 2,3%, Art.Uno 1,8% - SWG (04.12.18), PaP 2,4%, LeU 2,4% - Index Research (26.11.18), PaP 2,0%, Art.1-MDP 2,0% - SWG (13.11.18), PaP 2,5%, LeU 2,3% - Winpoll (28.10.18), PaP 1,8%, LeU 2,5% - Bidimedia (02.10.18), PaP 1,8%, LeU 2,5% - SWG (25.09.18), LeU 2,4%, PaP 2,2% - Winpoll (08.09.18), PaP 0,9%, LeU 2,3%.

Questi dati raccontano una sola cosa: da un anno a questa parte la situazione è rimasta la stessa che si era determinata subito dopo il voto del 4 marzo. Non sono stati incassati voti provenienti dai delusi del PD né dal M5S. Inoltre i diversi giochi di accoppiamento/scoppiamento leaderisticamente (cioè alquanto astrattamente) determinati hanno influito poco e nulla sul voto. In sintesi incolpare gli elettori di aver “tradito” facendosi fregare dalla propaganda piddina sul “voto utile” è un’accusa campata in aria. Da un anno in qua i sondaggi (quegli stessi sondaggi che alcuni accusavano di mentire, di essere inaffidabili o, addirittura, manipolati dai media) raccontavano una storia che è stata confermata dal voto: la lista Sinistra (l’unica residua dell’area radicale) non ha convinto gli elettori né ha rastrellato i voti di quel serbatoio di voti che era l’area di Rifondazione Comunista dalla scissione dal PCI in via di trasformazione del 1991 fino al collasso bertinottiano del 2008.

Non c’è nessun dato a conferma dell’insinuazione che la narrazione sul “voto utile” sia stata responsabile del flop elettorale. Non c’è stata alcuna modifica dei trend segnalati dai sondaggi né prima né dopo che il “voto utile” è diventato – si dice - significativo. Naturalmente si può sostenere che senza il polo attrattivo costituito dal “voto utile” chissà quanti voti sarebbe andati a La Sinistra, ma entreremmo a piè pari nel mondo delle congetture astratte con cui molti si consoleranno, continuando a pensare a una “sconfitta”, ma – non sia mai – l’ennesimo “fallimento”. La “sconfitta” conferma le proprie tesi - le responsabilità sono esogene, di altri - e impedisce ogni elaborazione di quello che appare piuttosto come un “fallimento” per responsabilità che sono in realtà endogene. Endogene, ma non elaborate e quindi ripetute anno dopo anno. Si cambiano le carte e si continua a giocare sempre allo stesso gioco, limitandosi a rinnovare un poco il lessico.

La responsabilità, ancora una volta, non è “degli altri”, ma tutta interna al mondo di sinistra-sinistra che non riesce a ripensare la sua storia, uscendo finalmente dalle secche in cui si è impantanata da tempo.

Degli altri – Verdi, Radicali, Animalisti – si sa. A differenza di quello che pretenderebbero di essere le liste di Sinistra, questi sono movimenti di opinione, mai stati partiti di massa in Italia. Ci si poteva aspettare, anche qui, più intelligenza per evitare di sbattere contro la soglia di sbarramento, ma il risultato non stupisce.

Nel frattempo l’onda reazionaria avanza ancora.

Commenti all'articolo

  • Di Non vi basta? (---.---.---.87) 27 maggio 2019 11:55

    Riace, 27 mag – Riace premio Nobel per la pace. Riace capitale dell’accoglienza. La sinistra riparta da Riace.

    Mimmo Lucano “eroe” in esilio che torna nella sua città e rilancia il suo “impegno politico e sociale” eterno. Poi succede che si vota e Salvini prende il 30%. Perché esistono le “narrazioni”, quelle di Saviano per cui “il modello Riace è una cattedrale di libertà che innestatasi su un deserto lo ha reso florido di vita”, e poi esiste la realtà, quella del sito del ministero dell’Interno, dove le scelte reali dei concittadini di Mimmo Lucano premiano il segretario della Lega, quello che da mesi parla di “porti chiusi”. Perché i vicoli del piccolo borgo calabrese sono molto lontani dalle passerelle alla Sapienza, dalle ospitate tv e dagli endorsement internazionali di Wim Wenders e Ada Colau.

    Numeri impietosi

    La politica elettorale è fatta di numeri. Lega al 30,75%, Forza Italia al 9%, Fratelli d’Italia al 9,42%. Insomma a Riace il centrodestra a trazione “sovranista” sfiora il 50%. E l’indicazione specifica su Matteo Salvini è resa eloquente confrontando i dati del resto della provincia di Reggio Calabria, dove la Lega si “ferma” al 22%: a Riace il partito del ministro dell’Interno prende 8% in più rispetto ai comuni confinanti. E gli altri? Il Movimento 5 Stelle raccoglie il 27%, in linea con il dato del collegio meridionale, mentre il Pd si ferma al 17%, 3 punti in meno rispetto al resto della provincia reggina.

    Salvate il soldato Fratoianni

    E la sinistra? I verdi si fermano all’1,66%, mentre la lista denominata La Sinistra racimola il 2,17%. Eppure il loro leader, Nicola Fratoianni, era stato proprio tra i più accesi sostenitori del sindaco Lucano. Si era imbarcato sulle navi delle Ong e aveva parlato di “criminalizzazione dell’accoglienza” rispetto all’arresto del sindaco di Riace, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa etc.

    Perché la sinistra pur di difendere Mimmo Lucano e il sedicente “modello Riace” – che tra documentari e videoclip ci avevano raccontato essere condiviso dalla quasi totalità della popolazione – è riuscita a scagliarsi contro una parte della magistratura, arrivando a sostenere che Lucano fosse “colpevole di umanità”. Una posizione folle, o meglio fantascientifica. Chissà se il bagno di realtà di queste elezioni farà accendere qualche lampadina a sinistra.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.177) 27 maggio 2019 12:07
    Fabio Della Pergola

    Se tutto il cerchio si concludesse attorno a Lucano non avrei dubbi su chi scegliere tra lui e Salvini la cui unica proposta (salvo dare dei numeri a caso...500mila, no 90mila etc.) è tenere chiusa nei campi di concentramento libici della gente colpevole di niente. Ma il problema della sinistra-sinistra ha proporzioni ben più ampie e la credibilità delle siglie che si accoppiano e scoppiano in continuazione parla di una incapacità di elaborare la crisi di questi ultimi anni, in particolare il flop del 4 marzo (che non ha coinvolto solo Renzi, forse non si è ancora capito...). In ogni caso un anno c’è Renzi al 40%, l’anno dopo Di Maio al 30 e rotti, ora Salvini al 33-34... la situazione è fluida. Forse non si è ancora capito.

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