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Elezioni | Vota per te, vota per me, vota per “Potere al popolo”

Che senso ha tenere in vita una persona se il suo ritorno alla società è impossibile? E come si fa a cambiare se non hai più futuro? Tenere un uomo vivo dentro quattro mura, anche quando non è più necessario, senza neppure la compassione di ucciderlo, è un assassinio peggiore di quello per cui alcuni di noi sono stati condannati. (Da “La Belva della cella 154”, ultimo libro di Carmelo Musumeci, distribuito da Amazon)

 Dopo il mio ultimo articolo “Potere al popolo: idee chiare e rivoluzionarie contro la mafia” ho ricevuto molte critiche (e anche ingiurie), ma io penso di non fare nulla di male se scrivo pensieri, emozioni, sogni e se parlo di politica. La cosa incredibile è che in questi ventisette anni di carcere in molti mi hanno chiesto di "farmi la galera" e di smettere di scrivere. E me lo hanno chiesto sia le persone perbene che alcuni mafiosi di spessore, facendomi sospettare che la pena dell’ergastolo serva anche a loro per non fare uscire dalle loro organizzazioni, fisicamente e culturalmente, i giovani ergastolani (perché lo dovrebbero fare se non hanno più nessun futuro?). Vi confido che alcuni di questi commenti mi hanno profondamente ferito e riportato indietro di molti anni. Mi hanno fatto capire che mi devo rassegnare perché, nonostante tutti i miei sforzi di cambiamento, per alcuni rimarrò sempre l’uomo del reato e non ho diritto di scrivere e parlare di politica. A volte mi sembra che per il sistema penitenziario e per una parte della società io sia un loro fallimento, perché il carcere non è riuscito a peggiorarmi come accade di solito agli altri. Io, però, io vado avanti per la mia strada e continuo a fare politica fra le sbarre per appoggiare il Movimento “Potere al popolo”, che ha avuto il coraggio e l’intelligenza di inserire nel programma sulla giustizia l’abolizione dell’ergastolo e del regime di tortura del 41 bis, perché come si fa a migliorare quando sei tagliato fuori dal mondo e non hai nessuna voce, senza diritti civili e politici per sempre?

 Tempo fa avevo scritto a diversi ergastolani chiedendo loro: Secondo te perché l’ergastolo non è stato ancora abolito in Italia (anche se anni fa,nel 1998, il Senato lo aveva abolito)?. Rendo pubbliche alcune loro risposte:

-“Secondo me, l’ergastolo in Italia non è stato ancora abolito per l’impopolarità che una riforma del genere comporterebbe a partiti politici che ne farebbero richiesta. L’opinione pubblica, se non preparata, non capirebbe mai una riforma del genere, anche perché convinta che, male informata, un condannato non sconti mai la sua reale pena”.

-“… è molto più facile fare politica riempiendosi la bocca con la parola criminalità.”

-“Secondo me l’ergastolo non è stato ancora abolito perché siamo un popolo assettato di vendetta, se si facesse un’indagine in Italia si scoprirebbe che l’80% vuole la pena di morte, poi i politici o le persone importanti possono commettere tutti i reati che vogliono, anche abusare di tutti noi e starebbero tutti zitti, perché a mio avviso oltre ad essere vendicativi siamo anche molto codardi.”

-“Sarebbe un atto che non porterebbe voti ai partiti, anzi ne farebbe perdere…”

-“La politica è una cosa rozza, sicuramente la maggioranza dei parlamentari sono per la abolizione, ma temono di essere accusati di lassismo verso i criminali e quindi perdere voti, perciò fanno la faccia feroce oppure i Ponzio Pilato.”

-“Per viltà dei nostri politici, timorosi della strumentalizzazione della parte avversa politica.”

-“Colpa dei politici che, evidentemente, non hanno maturato abbastanza il senso della civiltà e della democrazia. Critichiamo ipocritamente i paesi dove si applica la pena capitale e ci dimentichiamo che l’ergastolo qui da noi non è diverso da questa infame pena; non a caso, difatti, le mogli degli ergastolani in Italia vengono definite “Vedove bianche”.

-“A mio parere i politici tendono unicamente ad accattivarsi l’opinione pubblica per scopi elettorali e giochi di potere, e l’ergastolo rientra tra quelle “merci di scambio”. Ok, accontentano il desiderio di vendetta di molti cittadini, mascherato da “bisogno di chiarezza”! Si tiene il carcere ai margini della società, mentre il carcere è società e come tale andrebbe considerato.”

 -“Perché l’Italia ha due facce, una democratica e una dittatoriale”.

- “Non è stato ancora abolito in quanto si tratta di un provvedimento fortemente antipopolare, quindi chi si adoperasse per un provvedimento del genere avrebbe degli svantaggi elettorali”.

-“L’ergastolo come deterrente è irrilevante, come la pena di morte; non è stato abolito perché, come tutta la problematica inerente alla “giustizia”, è materia di traffici fra le varie lobby… i feudi rendono bene ai vari feudatari della politica e dell’economia…e dei media”.

-“Perché la società è sempre più indifferente nei confronti di chi soffre e secondo loro chi sbaglia deve pagare. Dio perdona, gli uomini no e poi la società si sente più tranquilla se chi ha sbagliato resta in carcere e la politica segue l’opinione pubblica per i voti”.

 

 Che altro posso aggiungere a quello che hanno detto i miei compagni? Diciamoci la verità: la pena dell’ergastolo non è un deterrente, come non lo è la pena di morte negli Stati Uniti e in tanti altri Paesi in cui è praticata. Sono anche convinto che non c’è miglior "vendetta" per la società che rendere migliori le persone, perché se si cambia ci si rende conto del male fatto e solo allora può emergere il senso di colpa. E il senso di colpa è la più terribile delle pene, peggiore del carcere e dell’ergastolo senza scampo. Per fortuna (o sfortuna) molti non lo sanno e preferiscono solo tenerci in vita e buttare via le chiavi.

Colgo l’occasione per informare che l’associazione Liberarsi, insieme ad altre associazioni, sta organizzando il secondo giorno di digiuno nazionale venerdì 30 marzo 2018 contro la pena dell'ergastolo. Chi vorrà aderire lo potrà fare nel sito www.liberarsi.net

 

Carmelo Musumeci

Febbraio 2018  

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