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Elezioni Sicilia: nuove proposte, vecchie ricette

Elezioni regionali 2012 in Sicilia. La storia si ripete?

I temi e le dichiarazioni dei candidati al rinnovo del Parlamento regionale della Sicilia nella tornata del 2012, come tutte le altre tornate elettorali precedenti, vengono aggiornati alla contingenza utilizzando termini evocativi quali onestà-rivoluzione-innovazione-liberazione, che possono spingere l'elettore comune (io sono uno di questi), affascinato sempre più dalla pratica dell'astensionismo, a perdersi nel vuoto.

Onestà. Tutti i candidati siciliani, nessuno escluso, evidenziano che in testa alla loro agenda politica questo tema sarà il primo di una lunga serie di intenti.

La domanda nasce spontanea: ma l'onestà non dovrebbe essere una qualità individuale? Non è il requisito minimo indispensabile, ancora prima della capacità di amministrare, affinchè gli elettori consegnino un mandato al proprio eletto?

Il flusso quotidiano di notizie di cronaca giudiziaria che riguardano parte della classe politica, senza distinzione alcuna, devono fare riflettere sulla circostanza che forse il problema non è risolvibile solo con l'iniziativa della Magistratura.

L'avidità, l'uso privato della cosa pubblica, l'ostentazione volgare del potere e della ricchezza riguarda sopratutto l'intera società civile. D'altronde, la classe dirigente viene scelta attingendo dalla società civile e né rappresenta l'immagine mediata.

La verità è che, senza un cambiamento profondo delle regole di convivenza sociale, nessuna compagine politica, nessuna norma, avrà mai la forza necessaria per interrompere quello che sembra un “gioco al massacro”.

Questa deriva egoistica e criminale del potere economico e politico è la naturale conseguenza della diffusione a tutto campo della visione miracolistica dei poteri del libero mercato, della deregolamentazione, della privatizzazione di tutto quello che è possibile sottrarre al controllo dello Stato, della ricchezza materiale come unica unità di misura del successo individuale.

Altro effetto collaterale del “miracolo neo-liberista” è la cattura dei controllori da parte dei controllati, cioè quel meccanismo che permette a gruppi di potere e lobbisti di ogni tipo di condizionare, data la loro influenza economica, l'attività delle autorità di vigilanza.

Banche e istituzioni finanziarie “troppo grandi per fallire” e “paesi troppo indebitati” che possono essere mandati in rovina per il bene di tutti!

La crisi iniziata negli Stati Uniti, diffusa poi nel resto del mondo come la coca-cola, è la prova che il neo-liberismo non ha raggiunto, almeno fino ad ora, i suoi obiettivi.

Il libero mercato, in assenza di libera concorrenza, in assenza di regole valide per tutti i suoi agenti, in assenza di libero accesso alle informazioni, non funziona e non potrà mai funzionare.

L'idea di poter privatizzare (cioè creare monopoli privati) quelli che in economia sono definiti come “beni comuni” appartiene al bestiario del neo-liberismo.

Mi riferisco in particolare alla gestione della rete idrica, che in in Sicilia ed in particolare nella provincia di Agrigento, potrebbe catturare interessi di ogni tipo!

L'acqua è un bene pubblico per eccellenza (definito dalle Organizzazioni Internazionali come “oro blu”). Privatizzare la rete di trasporto dell'oro blu, significa creare un “monopolio naturale e privato” che garantisce al gestore un extra-profitto in totale assenza di concorrenti. Mentre con la gestione diretta l'Ente locale deve solo operare affinché il servizio venga svolto in condizioni di efficienza ed efficacia, tenuto conto della capacità di spesa del territorio (ad esempio con le tariffe sociali), il gestore privato mira a garantirsi un tasso di remunerazione del capitale investito sufficiente a ripagare gli stakeholder.

Nessuna persona troverebbe sensato affidare la difesa nazionale ai privati, ma per l'acqua, i beni culturali, spazi demaniali etc... sembra che non ci sia altra alternativa a quella di individuare un privato ed arricchirlo.

Tanti, troppi, candidati siciliani si ostinano senza cognizione di causa a proporre la solita ricetta del "miracolo privatizzazione" come rimedio alla recessione, al ripianamento del debito pubblico. Cari Signori, la deflazione è un male peggiore - più difficile da curare della stessa inflazione: il nemico vero non è il debito pubblico ma la disoccupazione. E il privato, per sua natura, non ha nessun motivo a sacrificare sé stesso per il bene dell'intera collettività. Quindi, nella migliore delle ipotesi si cura il malato non con un antibiotico ma con un farmaco placebo!

Eccoci quindi ritornati al punto di partenza, l'onestà. Siamo sicuri che con queste regole di gioco, sia sufficiente sperare nella fortuna che il nostro eletto tenga a freno la propria avidità?

Tutti siamo avidi, anche quando siamo coscienti del fatto che la nostra avidità ci potrebbe danneggiare in futuro. I moderni studi dell'economia comportamentale hanno finalmente svelato il mistero che l'agente economico razionale non esiste! Era una pura e semplice invenzione di chi doveva rendere funzionanti in teoria i propri modelli economici.

Rivoluzione-innovazione-liberazione. L'ironia prende ora la scena. La stessa classe dirigente siciliana che calca la scena politica da ormai troppo tempo intende liberarci, innovarci, rivoluzionarci. Da chi-come?

La vittima sacrificale è la speranza dell'esercito di precari e senza lavoro. Tutti i candidati si sono presi a cuore i loro problemi. Si offrono soluzioni temporanee (rinnovo dei contratti dei precari), soluzioni affascinanti (rivoluzione del mondo della formazione professionale, apertura ai mercati internazionali, rilancio del turismo di nicchia, etc...), soluzioni già sperimentate (fiscalità agevolata, etc...)

Primo. Le finanze della Regione Sicilia non permettono nessuna illusione. Fin tanto che le spese correnti sono una parte consistente del bilancio regionale, gli investimenti pubblici non avranno ulteriore slancio. Inoltre, non sembra proprio che gli investitori internazionali si fidino ciecamente della nostra solvibilità. Occorre probabilmente rimodulare la spesa, ma in maniera diversa dall'esempio del Governo Monti: senza tagli lineari ed indiscriminati, lasciando in vita tutte le erogazioni di natura sociale, lasciando in vita la spesa per la conoscenza (quella vera).

Secondo. Capisco la naturale tendenza dell'uomo politico siciliano ad aumentare l'illusione di poter condizionare tutto e tutti, ma la classe dirigente siciliana è costretta (per fortuna) a dover dialogare anche con altre istituzioni, Governo Nazionale e Comunità Europea. Quindi, una maggiore cognizione delle forze in campo non guasterebbe certo alla causa. E soprattutto, l'onesta intellettuale da parte dei candidati di dire agli elettori che il raggiugimento degli obiettivi del proprio programma elettorale, non dipende solo dall'impegno del singolo ma anche da circostanze esterne difficilmente controllabili.

Terzo. Avere le idee chiare sul futuro. Le crisi economiche prima o poi passano, lasciando però sul campo povertà e disperazione. Se l'uomo non sarà così stupido da imbarcarsi in una nuova guerra con teatro il mediterraneo, mi riferisco alla incompiuta primavera araba – alle tensioni siriane – alle questioni nucleari dell'Iran, la Sicilia potrebbe diventare attore di primo piano nella nuova geografia mondiale.

Quarto e ultimo punto. La fiducia è la vera energia dei sistemi economici. La fiducia nel futuro, la fiducia in una crescita sostenibile, quale unica molla capace di far ripartire investimenti e consumi. Ma la fiducia è anche la prima cosa che un uomo può perdere, per sempre.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.144) 15 ottobre 2012 11:13

    veramente una ricetta nuova c’è: M5s. Poi sta ai siciliani decidere di non votare o continuare a votare per i soliti di destra o di sinistra contro ogni evidenza.

    • Di (---.---.---.59) 15 ottobre 2012 12:20

      Egregio lettore, ho letto il programma del movimento 5 stelle. Non trovo differenze sostanziali da quelle degli altri movimenti politici. Tutti promettono ed hanno, o sembrano avere, ricette chiare su come rilanciare lo sviluppo sociale ed economico di una regione importante come la Sicilia. Premesso che dobbiamo ritenere conditio sine qua non il requisito dell’onesta, resta il problema di come procedere. 

      La Sicilia, non gode di una dote finanziaria da poter spendere in investimenti ed ancora rappresenta un’incognita per gli investimenti diretti esteri sul territorio: mancanza di moderne infrastrutture e la presenza di organizzazioni mafiose, prima ancora di possibili incentivi fiscali ed economici, frena la parte sana di investitori esteri. 
      Il sottogoverno della burocrazia è così radicato nel territorio, che forse non basta una intera legislatura per sradicare il marcio. Detto questo, il M5S potrebbe avere, forse, un effettivo positivo legato al fatto che rappresenta una novità nello spazio elettorale siciliano. 
      Detto questo, personalmente nutro qualche dubbio sulla stessa struttura del movimento: eccessiva identificazione nella persona del fondatore. Abbiamo già fatto esperienze, non sempre positive, di leader carismatici ed amati dal pubblico. Possiamo sperare che questa volta sia diverso?
      Non votare è l’opzione peggiore.
      Alfonso Albano

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