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 Home page > Attualità > Mondo > Egitto e Caso Regeni. Molti amici in soccorso di Al Sissi

Egitto e Caso Regeni. Molti amici in soccorso di Al Sissi

Come avevamo previsto nell’articolo Le carte vincenti di al Sissi , il ritardo del governo italiano nel rispondere alle menzogne del dittatore egiziano ha incoraggiato quest’ultimo a irrigidirsi. Confortato dall’appoggio di quel noto tagliatore di teste che è il re dell’Arabia Saudita, che nel corso della sua visita al Cairo ha firmato accordi per 24 miliardi di dollari, il generale al Sissi ha scatenato la stampa di regime contro il governo italiano, che si agiterebbe a proposito del caso Regeni solo “per ragioni di politica interna”, mancando così di rispetto all’Egitto.

Al Sissi sta tranquillo soprattutto perché è certo che nessuna misura concreta verrà dai paesi dell’UE, che si sono limitati a una blanda mozione sollecitata da un gran numero di firme di studenti e docenti, ma che non hanno adottato nessuna misura comune per esercitare una efficace pressione sul regime egiziano. Anzi si sono mossi in ordine sparso, e la Francia si è fatta avanti annunciando per la prossima settimana un viaggio del presidente Hollande al Cairo con una delegazione di 60 uomini d’affari francesi. Sono già pronte le bozze di 30 accordi commerciali e finanziari, oltre a vari memorandum sullo sviluppo della cooperazione nel settore energetico e turistico tra i due paesi.

L’esca è però sono le forniture militari (24 aerei Rafale, due portaelicotteri Mistral che erano state ordinate da Putin ma non consegnate per le sanzioni alla Russia, sei corvette Gowind, sistemi di comunicazione satellitare, ecc.) di cui la dittatura egiziana ha sempre più bisogno. In realtà la Francia, rimasta indietro negli scambi commerciali con il Cairo, ha un ruolo importante nella produzione di armamenti e potrebbe approfittare della congiuntura per aumentarne l’esportazione verso l’Egitto. Ma non si direbbe proprio che l’Italia abbia la minima intenzione di toccare questo tasto, tanto più che l’Egitto era già un regime indecente ben prima dell’assassinio di Giulio Regeni, senza che il governo Renzi avesse manifestato qualche perplessità sull’uso che al Sissi avrebbe fatto di queste armi. Ne ha parlato Antonio Mazzeo a proposito della molto ipotetica sospensione delle forniture di armi, che in realtà quasi nessuno in Italia propone.

Lasciamo perdere il ministro degli Esteri Gentiloni, che ha minacciato solo misure insignificanti come il rallentamento della cooperazione culturale con l'Egitto, ad esempio prevedendo un allentamento degli scambi e delle intese tra università. Il ministero degli Esteri potrebbe rivolgere una raccomandazione ai ricercatori italiani a non recarsi in Egitto, e a quelli che si trovano già nel Paese a rientrare in Italia. Figuriamoci che paura farebbe questa misura ad al Sissi! Anzi gli toglierebbe dai piedi qualche decina di studenti e ricercatori da sorvegliare…

Anche Luigi Manconi, pubblicato col massimo rilievo su “il manifesto”, si accontenta per il momento del richiamo temporaneo dell’ambasciatore per consultazioni (senza dire una parola sul fatto che una misura così blanda doveva essere fatta ben prima, se la si voleva usare davvero come strumento di pressione), e per il futuro propone… le stesse misure ventilate da Gentiloni, con l’aggiunta della cooperazione in campo sportivo! La stessa questione del turismo è accennata solo come vaga “pressione sui flussi turistici”, che vuol dire poco o niente.

Insomma al Sissi può stare tranquillo. Ha molti amici che lavorano per lui, anche in Italia…

Questo articolo è stato pubblicato qui

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