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Educare alle differenze#5: un gioco per crescere senza stereotipi

Continua la nostra serie di interviste alle realtà promotrici delle due giornate dell’incontro nazionale “Educare alle differenze”, promosso dall’AssociazioneScosse, che si terrà a Roma il 20 e 21 settembre 2014.

 

educare-alle-differenze

Incontriamo Barabara Imbergamo, creatrice di Cuntala , una giovanissima esperienza di produzione di giochi di pari opportunità.

L’idea è nata nell’estate del 2013 durante un viaggio in macchina con i miei figli. Nel tentativo di inventare un gioco da fare insieme in viaggio ho pensato che sarebbe stato bello avere dei giochi in cui i personaggi non fossero solo fate e ballerine.
Così al ritorno a casa ho sviluppato l’idea di carte con personaggi fuori dagli stereotipi per inventare storie.
Un gioco creativo, libero e collaborativo.

E per quello che riguarda le famiglie “differenti”, multiculturali, omosessuali? Cuntala racconta anche quelle?

Dentro lo stereotipo c’è anche la famiglia etero, il modello mulino bianco.
Le famiglie invece, come gli individui, sono molteplici e così la carta della famiglia di Cuntala è una carta con due padri e una bambina e sono persone con colori della pelle diversi. Ho pensato che fosse indispensabile dare spazio anche alla rappresentazione multiculturale della realtà e così la sindaca è donna ed è nera di pelle, così come nero è il padre che cucina.

Il gioco ha avuto successo? E’ piaciuto a famiglie e bambini?

Il gioco ha avuto successo, è in vendita in più di 50 tra librerie e negozi di giochi in Italia e per Natale usciranno due nuovi giochi. Dunque una soddisfazione. Ma la cosa più soddisfacente è il fatto che piace anche a bambine e bambini che non l’hanno preso come un “gioco medicina”.
Intendo dire che mi fa piacere che non sia percepito come uno di quei giochi educativi, buonisti, che gli adulti propinano a scopi didattici ma che poi non intrigano per niente bambini e bambine.

cuntala carte

Gli stereotipi di genere si imparano da piccol*. Secondo te quali sono i più difficili da superare?

Sono convinta che gli stereotipi più subdoli siano quelli che introiettiamo senza riflettere, mentre pensiamo ad altro.
Non basta offrire un pallone o una ruspa anche a una bambina e una bambola a un bambino quando poi, come racconta molto bene Irene Biemmi nel suo studio, ogni giorno a scuola si propone un modello unico.
Leggiamo brani di narrativa e le donne non sono mai protagoniste, o se lo sono hanno ruoli molto stereotipati: le donne mamme, fate, streghe, mentre gli uomini sono pirati, medici, imprenditori, affermati professionisti e coraggiosi esploratori.


Inoltre in tutti i contesti in cui si parli di scienza e bambini il punto di riferimento ricorrente è il padre, mai la madre.
Ho visto cartelli illustrati dentro musei per bambine e bambini dove era rappresentata l’immagine di un maschietto che diceva ”Papà come è nato l’universo?” e perché questa domanda non la si rivolge mai alla mamma?
Sono tutte cose che ti entrano dentro e diventano dei riferimenti, dei modelli. Per quello ho pensato che sia giusto proporre altri modelli e immagini che bambine e bambini possano maneggiare e incontrare anche durante il gioco.

Il nostro blog ha realizzato una campagna a Natale che si chiama “La discriminazione non è un gioco” in cui abbiamo segnato con degli adesivi i giochi che insegnano ruoli sociali preocostituiti, che spingono a differenze imposte dal genere o che riproducono dei modelli estetici simili a quelli di Photoshop.
Occupandoti di giochi, quali pensi che siano i più nocivi per la crescita di bambin* liber* dagli stereotipi e dalle discriminazioni?

Io detesto tutto questo rosa e soprattutto i riferimenti ai giochi di “lavori domestici” rivolti alle bambine.
Qualche giorno fa su Facebook ho visto la pubblicità di un gioco composto da scopa, paletta, ferro da stiro e il testo del post diceva: “Così potrai fare vedere alla mamma che sei brava quanto lei”. Solo donne e bambine a fare le pulizie…

cuntala segnalazione

Il post che ci segnala Barbara

Perché hai deciso di partecipare a “Educare alle differenze”? Che cosa ti aspetti da queste giornate?

Negli ultimi due anni ho avuto l’impressione che su questo tema degli stereotipi ci sia una rinnovata e diffusa attenzione.
Penso che un momento di confronto possa essere molto utile per capire a che punto siamo e su quali aspetti vale la pena di concentrarsi e insistere.

 

Le interviste precedenti:

Act – agire con il teatro

Mamme Online

Associazione Pisacane 0-11

AIED

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