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Economia: a rischio 123 mila posti di lavoro

Per il segretario della Cisl Raffaele Bonanni: rischiamo di diventare una Repubblica fondata sul non lavoro.

Il decimo rapporto della confederazione, "Industria, contrattazione e mercato del lavoro", traccia una vera e propria economia di guerra: dal 2008 a oggi sono stati persi 674 mila posti di lavoro che tradotto in cifre, significa il 2,4% dell'occupazione, il 6% del PIL, il 4,3% dei consumi delle famiglie e il 20% degli investimenti, cioè volumi d'introiti sottratti all'economia reale, e se i dati saranno confermati, per il 2013 non si attende nessuna inversione di tendenza, anzi il rischio di bruciarne altri 123 mila è dietro l'angolo. Il segno meno nel mercato del lavoro italiano si traduce in un elemento tangibile, i dati riportati dal rapporto quinquennale della Cisl lasciano l'amaro in bocca.

Nell'industria ci sono stati 415.485 licenziamenti (8,3%), mentre nel settore edile in termini di occupati su scala nazionale, la flessione è del 13,2% con -259.293 posti di lavoro; non tende a placarsi l'insieme degli esuberi neanche nei settori protetti come Ministeri (- 7.576), Enel (- 4000), Poste (-3200), Finmeccanica (-2600) e settore bancario con 20.000 posti di lavoro in serio rischio.

La massima concentrazione dei licenziamenti la detiene il mezzogiorno col 65%, dove la mancanza d'infrastrutture è il perno centrale dell'arretratezza economica e sociale, rispetto al nord del paese. Tutt'altro che felice il commento del segretario generale Bonanni: "Rischiamo di diventare una Repubblica fondata, sul non lavoro, occorre uno choc fiscale, un provvedimento straordinario per dimezzare le tasse, far ripartire la nostra economia, sollevare i salari e i consumi". Nello stesso tempo occorre favorire fiscalmente la creazione di nuovi posti di lavoro, "sarà questa la richiesta forte che faremo al Governo nel corso del nostro Congresso della Cisl e nella manifestazione unitaria che abbiamo programmato il 22 giugno a Roma".

Dello stesso avviso il Segretario Confederale della Cisl, Luigi Sbarra, responsabile del settore industria, secondo cui "bisogna partire dallo sblocco delle risorse incagliate per investimenti infrastrutturali, politiche energetiche, opere pubbliche, e dalla richiesta all'Ue di sganciare dalla contabilizzazione del deficit tutte le spese finalizzate a investimenti in infrastrutture, occupazione e politiche attive per il lavoro".

Rilevando che: "L'occupazione non si crea modificando le regole sul lavoro, ma con politiche industriali e politiche per la crescita, capaci di muovere l'economia, gli investimenti e i consumi, partendo da una riduzione del carico fiscale sul lavoro e le imprese". In questo quadro, insiste Sbarra, "vanno risolte le emergenze degli esodati e degli ammortizzatori in deroga, i quali, pur apprezzando le prime dichiarazioni del Governo, sono assai lontani dall'aver risolto i problemi". "Per gli ammortizzatori in deroga il decreto legge di parziale rifinanziamento prevede un regolamento concordato con regioni e parti sociali che individui criteri di concessione maggiormente selettivi, ma per noi i criteri devono tenere conto della gravità della situazione economica e sociale".

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Antonio DS (---.---.---.213) 10 giugno 2013 10:49

    Il vero veleno della situazione economica sta nella leva fiscale inadeguata sulla finanza, chi ha dei capitali da investire è favorito solo ed esclusivamente a fare "investimenti" (che spesso sono delle sostanziali scommesse d’azzardo) nella finanza che è ormai da anni disgiunta dall’economia reale, se non si incomincia a considerarla una fonte di imposte, tutti gli altri provvedimenti per favorire lavoro e produzione, si riveleranno dei semplici pannicelli caldi.

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