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Ecco la controriforma (?) Gelmini

Ieri sera il Governo ha annunciato come attuerà la riforma Gelmini. Come e perché funziona la cosiddetta <<retromarcia>>.

La sinistra parla di sconfitta, gli studenti di vittoria, i giornali di retromarcia. Erano le 19.13 di ieri sera quando l’ANSA diffondeva questa nota:
Il cosiddetto ’maestro unico’ alle elementari sarà attivato su richiesta delle famiglie. È confermato dopo l’incontro sindacati-governo. La decisione è confermata nel verbale conclusivo del vertice svoltosi oggi a Palazzo Chigi tra i sindacati della scuola (Cgil, Cisl e Uil, Gilda e Snals) e il governo rappresentato dal sottosegretario Letta e dai ministri Gelmini, Brunetta e Sacconi. All’incontro hanno partecipato anche i segretari generali di Uil Angeletti e Cisl Bonanni.

In un verbale lungo poco più di una pagina il Governo annunciava l’esito dell’incontro tra sindacati e Governo sulla scuola. È la cosiddetta “controriforma Gelmini”, il che presuppone, tuttavia, che ci sia mai stata una riforma. Il ministro, dal canto suo, aveva già incontrato gli studenti in mattinata, dicendo loro:
Sono molto orgogliosa del lavoro che avete fatto e del vostro impegno: nei vostri interventi vedo molta maturità e saggezza.

Eppure, nemmeno due mesi fa, dopo l’altra manifestazione bagnata, quella del 17 ottobre, lo stesso ministro diceva che gli studenti erano vittima della <<sinistra>> che <<sta facendo una campagna di disinformazione>>. Infatti era sorpresa dai manifestanti di cui non capiva <<le ragioni>> perché <<molti di loro non hanno letto il decreto>>. Ed ecco che in nemmeno due mesi quei manifestanti vittima della disinformazione si sono trasformati in saggi insieme a cui <<trovare soluzioni innovative e condivise>>.
Nella serata di ieri, quindi, il Governo ha illustrato le linee guida dei provvedimenti attuativi della cosiddetta riforma Gelmini. Attenzione, quindi, che non è stato promesso nessun decreto riparatore. Si parla di <<provvedimenti attuativi>>, cioè di regolamenti ministeriali che precisano le modalità di attuazione dei della legge 133, che rimarrà intatta, così com’è. Alla luce di questo, le promesse del Governo ai sindacati riguardano l’intero ciclo scolastico, dalle elementari alle superiori.
La più chiacchierata è l’estensione dell’orario settimanale delle elementari a 40 ore, cioè l’attuale tempo pieno. Premesso questo, al punto b si spiega che le famiglie potranno scegliere il piano orario che preferiscono: 24, 27, 30 o 40 ore, a scelta, come per i contratti del telefono. In più, al tempo pieno, saranno assegnati due insegnati per classe, in promozione. Prendi due, paghi uno. Peccato che oggi, sia per il tempo pieno che per il modulo, ogni classe disponga di tre insegnati. Quindi niente passi indietro sull’insegnante unico, solo un bonus del 33%. Poi, mancanza ancora più inosservata, il verbale parla di due insegnanti sì, ma solo per il tempo pieno di 40 ore. Per gli altri piani orari non specifica niente, ergo il maestro unico rimane, eccome. Di contro viene esteso fino a 40 ore il tempo pieno alle medie.
Ciliegina sulla torta, tanto gradita agli oppositori della 133, il posticipo al 2010 della riforma sulle superiori, versione rivista, si dice, della vecchia riforma Moratti. Purtroppo non risolve un granché. La 133 rimane in vigore, e, a differenza delle promesse, ha forza di legge. Per cui, senza la riforma, i tagli ci saranno ugualmente, solo si dovranno fornire gli stessi servizi con meno risorse. La 133 prevede, infatti, che i tagli incidano, oltre che sul taglio dei maestri, anche sul taglio di bidelli, segretari, insegnanti, classi e scuole. Tanto che importa, c’è la retromarcia.

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