È aperta la caccia a G. W. Bush

George W. Bush ha rinunciato a un prestigioso invito a cena in Svizzera, perché corre il rischio di essere arrestato, come ha spiegato Reed Brody, un avvocato consulente diHuman Rights Watch, specializzato nella caccia ai criminali di stato: "Il Presidente Bush ha ammesso di aver ordinato il waterboarding, che tutti considerano una forma di tortura secondo il diritto internazionale. Secondo la Convenzione Contro la Tortura, le autorità sarebbero state obbligate ad aprire un'inchiesta e scegliere tra incriminare o estradare George Bush".

In quanto ex-capo di stato G.W. gode di un'immunità limitata, che di norma non è scudo sufficiente a deflettere le accuse secondo la Convenzione Contro la Tortura, che è già stata ratificata da 145 paesi, ma non dall'Italia. La Svizzera invece l'ha ratificata già nel 1986 e pare che una serie di attivisti e organizzazioni per la difesa dei diritti umani aspettassero Bush con le denunce pronte, rese pericolosissime proprio dalla sua recente biografia e dalle dichiarazioni con le quali ha ammesso di aver ordinato la tortura e che lo rifarebbe.

Ne ha dato notizia Reuters il 2 di febbraio, ma quasi tutti gli organi d'informazione italiani hanno scelto di non passarla o di farlo dandole pochissima evidenza. Difficilmente i notiziari televisivi avranno fatto di meglio. Eppure non sembra una notizia da poco che l'ex-presidente americano non possa visitare 145 paesi nel mondo, perché rischia di essere arrestato e processato come un presidente-canaglia.

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