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E adesso spunta la truffa degli autori… a pagamento

Non bastavano i tentativi di truffa alla nigeriana, che intasano le caselle di posta elettronica. Non bastavano le email di esordienti scrittori che, senza neppure consultare il catalogo della casa editrice cui scrivono, inviano a raffica in allegato il loro manoscritto, possibilmente di genere del tutto avulso dalla produzione editoriale della casa cui si sono rivolti, con lapidari intimazioni tipo: “Vi invio le mie raccolte di fiabe tradotte dal klingon. Attendo il Vostro contratto editoriale e congruo anticipo.”

Ora il gioco si fa perversamente più raffinato. Almeno nelle intenzioni di chi lo mette in piedi. Volete provarci anche voi? Ecco come funziona.

Il protagonista della nostra storia invia una proposta ad una casa editrice. Poco importa se si tratta di un saggio, un romanzo. Perché no, magari, una bella traduzione dal tedesco o dall’ungherese. Non è neppure necessario che sia qualcosa di leggibile o ben scritto. Deve essere soltanto vagamente credibile. Invia una email molto disponibile, in cui propone la sua opera per la pubblicazione.

Se la missiva è ben confezionata e il testo allegato è poco più che credibile (copiare da Internet un classico e allegarlo sarebbe troppo smaccato), è probabile che riceva una risposta standard che più o meno suona in questo modo: “Egregio signor Artemio Casimiro Rubio de Rossi, abbiamo ricevuto il suo manoscritto. Nei prossimi giorni (oppure, nelle prossime settimane) lo leggeremo e le risponderemo.”

Niente di speciale. Di allegati via email ne giungono circa 400 al mese, la risposta, è vero, è preconfezionata, e nel novanta per cento dei casi non giungerà mai una seconda risposta dalla casa editrice, perché manca il tempo di redigerla, o al massimo giungerà una seconda risposta standard, del tipo “Egregio signor Artemio Casimiro Rubio de Rossi, abbiamo letto l’opera che Lei ci ha proposto e la consideriamo al momento non interessante per il nostro catalogo. Qualora in futuro le nostre collane prevedano argomenti legati al testo da Lei proposto, La ricontatteremo. Grazie.”

Tutto finisce lì, direte voi. E invece ecco il giochetto. Trascorre un anno, magari trascorrono due anni e un bel giorno ecco nella posta spuntare una raccomandata di uno studio legale. Generalmente uno studio legale con carta intestata molto altisonante. E la missiva dello Studio Legale molto altisonante recita qualcosa tipo:

“Spettabile Casa Editrice, Vi scrivo in nome e per conto del mio cliente signor Artemio Casimiro Rubio de Rossi, il quale vi ha ceduto la sua opera “Coltivazione delle ostriche vegetariane in vasche idroponiche collocate in orbita lunare”. Sulla base degli accordi verbali stipulati, la Vostra casa editrice doveva corrispondere un acconto di 290 mila euro, pari al due per mille dell’intero importo pattuito. La invito pertanto, entro e non oltre quindici giorni dalla presente a corrispondermi la somma di un miliardo di trilioni di euro, comprensivi di interessi e spese legali. In difetto procederò a Vostro carico per le vie legali.”

Ora, direte Voi lettori, il tentativo di estorsione è così smaccato e poco credibile che, al massimo, in casa editrice si faranno tutti una risata. Purtroppo così non è. Infatti, anche se lo Studio Legale è perfettamente a conoscenza che la richiesta è priva di qualsiasi fondamento giuridico e pertanto non potrà essere sostenuta in alcun modo davanti a un magistrato, esistono due variabili tutte italiane. La prima è che non tutti i magistrati hanno una vaga idea di questo particolare settore. La seconda è che, in ogni caso, anche se un pazzo mette in piedi una causa civile, un’azienda deve presentarsi in giudizio e anticipare le spese legali al proprio Studio. Spese che, pur vincendo la causa, difficilmente riuscirà a recuperare dallo scrittore, che si rivela immancabilmente dotato di una dichiarazione dei redditi pari a zero. 

Così, come ben sa l’altisonante Studio Legale che ha messo in piedi l’operazione, la casa editrice si farà due conti e, tra l’ipotesi di dover corrispondere cento euro allo scrittore e tremila allo Studio Legale, accetterà senza perdere tempo l’improvvisa proposta di transazione che l’altisonante Studio Legale, dopo aver intimato il pagamento di un miliardo di trilioni di euro, proporrà amichevolmente. Qualche spicciolo per lo scrittore e giusto mille o duemila euro per lo Studio Legale.

Spesso il giochetto finisce in questo modo. La casa editrice tira fuori i duemila euro e si risparmia un bel po’ di perdite di tempo. In fondo, si fa finta di aver subito un furto. Si manda a perdite e fine.

Se siete in difficoltà economiche, potete provare a mettere in piedi il giochino. State tranquilli che uno Studio Legale compiacente lo troverete facilmente.

Peccato che il successo non sia del tutto garantito. Perché il giochetto chiama in causa il codice penale. Nella fattispecie della tentata truffa quando non addirittura della tentata estorsione. E se l’altisonante Studio Legale di giochetti del genere ne ha già messi in piedi altri, potreste trovarVi coinvolti in una bella indagine come complici in associazione a delinquere.

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