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Dopo le elezioni in Gran Bretagna: contro il maggioritario

Nelle elezioni britanniche del 2005, i laburisti si appropiarono del 54 % dei seggi avendo ottenuto un solo 33 % dei voti. I liberal-democratici, nonostante un 22,6 % alle urne, ottennero solo il 9 % degli scranni parlamentari. Basterebbe questo a dimostrare la totale antidemocraticitá del sistema, che falsa incredibilmente quella che dovrebbe essere uno scatto quanto più possibile veritiero della volontá politica del Paese.

Aggiungiamoci l’ingiustizia del voto utile, verso la quale sono attirati gli elettori, consapevoli della impossibilitá di uscire da un bipolarismo forzato, secondo la regola del first-past-the-post (il primo prende tutto). In un sistema maggioritario uninominale, questa é la situazione che si profila per designare il rappresentante di un determinato collegio (le nostre circoscrizioni):

 Voti % Risultato

Candidato A 49 000 41,5 % ELETTO

Candidato B 38 000 32,2 % Battuto

Candidato C 22 000 18,6 % Battuto

Candidato D 9 000 7,6 % Battuto

TOTALE 118 000 100 %

Si prevede la vittoria al candidato che abbia riportato più voti, non importa con che scarto. Con il risultato di rappresentare solamente i partiti più grandi, penalizzando i piccoli che, magari, ottengono una buona percentuale di voti su tutto il territorio nazionale, senza riuscire a risultare vincitori nelle competizioni collegiali.

Con le elezioni britanniche appena concluse, possiamo aggiungere un’altra pecca al sistema maggioritario: assegnando il premio di maggioranza al primo partito, e non alla coalizione che ottenga il maggior numero di voti, questo permette ai partiti di accordarsi per eventuali governi di coalizione solamente dopo il voto, nel caso in cui (ed é quello odierno) nessuno di questi ottenga la maggioranza assoluta per governare.

Il balletto a cui assistiremo per le prossime ore (governerà Cameron con l’appoggio degli unionisti dell’Ulster, o il Labour con i liberal-democratici?) sarà una corsa al potere, nella quale partiti e candidati si vedranno costretti a stracciare programmi con i quali si erano presentati davanti agli elettori per ottenere l’appoggio di partiti minori che possano fornire la maggioranza necessaria a governare. Se fossi un agguerrito elettore del Labour, per esempio, e e il giorno successivo vedo il partito barattare importanti punti programmatici in cambio dell’appoggio dei liberal-democratici, non la prenderei bene. Una rivincita dei partiti minori, che si trasformano in ago della bilancia e ottengono un forte potere ricattatorio. Il sistema italiano, invece, garantisce l’elettore su ció che sta votando: le coalizioni e i programmi si scrivono prima del voto, no dopo.

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