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Disoccupazione e voto al M5S “spiegano” le richieste di Reddito di Cittadinanza

Boom di domande nel Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione e il consenso per il M5S sono più elevati.

di Giovanni FortiAlessio Vernetti e Andrea Viscardi

Il Reddito di Cittadinanza (RdC) è stato uno dei punti principali del programma con cui il Movimento 5 Stellesi è presentato alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, ottenendo il 32,7% dei voti e affermandosi come partito di maggioranza relativa in entrambe le Camere. La promessa del RdC ha portato, come vedremo nell’analisi, voti al Movimento in particolare nel Mezzogiorno, le cui regioni hanno il tasso di disoccupazione più alto.

Nel Consiglio dei Ministri del 17 gennaio 2019, il Governo Conte ha varato il cosiddetto “decretone” che conteneva l’introduzione delle due principali misure economiche proposte dai due partiti di maggioranza: Quota 100 e, appunto, il Reddito di Cittadinanza. Pochi giorni dopo, il 4 febbraio, Luigi Di Maio ha presentato la card su cui dovrebbe essere caricato l’importo spettante. Dal 6 aprile è infine possibile presentare domanda per ottenere il RdC: secondo i dati INPS, ad oggi sono state presentate oltre 800mila.

Reddito di cittadinanza: le richieste in termini assoluti

Analizzando la distribuzione provinciale delle richieste pervenute si nota un’elevata concentrazione nelle città più grandi e nel Sud. Napoli è la città con il maggior numero di domande inviate, quasi 80.000, seguita da Roma (50 mila), Palermo (37 mila), Milano, Catania e Torino (27-28 mila). Il numero di richieste minore, invece, arriva da province alpine poco popolose e con bassa disoccupazione: Bolzano, Belluno, Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola, tutte con meno di 1000 domande.

Questo livello di analisi, tuttavia, non ci consente di apprezzare le vere differenze, poiché si basa su valori assoluti. Proviamo quindi a considerare i dati come rapporto tra il numero di richieste e quello dei residenti di ciascuna provincia.

Reddito di cittadinanza: le richieste ogni 100 abitanti

Osservando il rapporto fra richieste e popolazione, il panorama cambia radicalmente. La concentrazione nel Sud è molto più marcata, soprattutto in Calabria e nelle Isole e – ma in misura inferiore – nelle province campane di Napoli e a Caserta. Il Sud nel suo complesso (inclusi Abruzzo e Molise) raggiunge un tasso medio di 2,25 domande ogni 100 abitanti. Il doppio delle regioni del Centro – dal Lazio alla Toscana – con l’1,10% e addirittura il triplo di quelle del Nord, che sono lo 0,71%.

Crotone è la provincia con il più alto tasso di richieste per il RdC, pari al 4,24%, staccando di molto tutte le altre province. Seguono Palermo, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Caltanissetta, tutte comprese fra il 2,7 e il 3%. Nel Centro, il tasso più alto lo raggiungono le province del Lazio, Frosinone in testa, e Massa Carrara. Nel Nord, invece, la palma spetta a Torino, seguita da Imperia, Trieste, Gorizia, Alessandria e Genova.

La percentuale minore si riscontra nelle province di Trento e Bolzano, mentre nel Centro quelle con meno richieste sono le toscane Firenze, Siena e Prato. È interessante notare come le province meridionali con il minor numero di domande per il RdC (Isernia, Teramo e Chieti) presentino un rapporto rispetto alla popolazione più elevato rispetto a Torino, prima provincia del Nord.

Reddito di cittadinanza e disoccupazione

La prima causa che viene in mente quando si pensa alla distribuzione del reddito di cittadinanza è, ovviamente, la disoccupazione. E in effetti la correlazione fra tasso di disoccupazione e richieste è davvero molto forte(R=0,90).

Reddito di cittadinanza: la correlazione con la disoccupazione

Anche dal grafico appare chiaro che la disoccupazione sia fortemente correlata con le richieste, pur con con qualche dato outlier. Questo non è certo sorprendente, dal momento che moltissimi fra gli aventi diritto sono disoccupati, nonostante la disoccupazione non sia un requisito necessario per richiedere l’erogazine del RdC. Purtroppo, ad ora, non sono disponibili stime precise sul numero di aventi diritto per provincia, che permetterebbero analisi interessanti.

Reddito di cittadinanza e voto al Movimento 5 Stelle

La distribuzione territoriale del voto al Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 è stata molto particolare, con picchi superiori al 50% in alcune zone del Sud. Non sorprende quindi che sia anch’esso correlato con le domande di RdC che, come abbiamo già visto, sono concentrate maggiormente nel Mezzogiorno.

Reddito di cittadinanza: la correlazione con il voto al M5S

In conclusione, il maggior numero di richieste sono arrivate, in media, dalle province dove il M5S aveva riscosso i maggiori consensi. Tuttavia, il verso di questa relazione non è univoco. Nel rapporto disoccupazione/richieste, infatti, era facile individuare nella prima la causa e nelle seconde l’effetto, mentre in questo caso ci sono diversi fattori da tenere in considerazione. Da un lato il M5S ha ottenuto voti soprattutto in due segmenti della popolazione: i disoccupati, fra i quali era nettamente primo partito con il 41,6%, e tra i residenti al Sud, dove ottenne il 46,4%. La netta prevalenza delle richieste di reddito di cittadinanza in queste due medesime fasce conduce alla forte correlazione (R=0,86), ma non ci permette di indicare quale sia la causa e quale l’effetto.

Il modello con due variabili indipendenti

Resta un dubbio da chiarire. Il voto al Movimento 5 Stelle, come abbiamo già detto, è ben correlato anche con l’altra variabile che abbiamo usato per spiegare le richieste di reddito di cittadinanza, cioè la disoccupazione. Questo potrebbe essere un problema, perché potrebbe significare che il voto M5S spiega bene le domande di reddito solo perché la sua distribuzione “assomiglia” a quella della disoccupazione.

Per questo, abbiamo testato un nuovo modello, che vede come variabile dipendente sempre le richieste presentate ogni 100 abitanti. Come variabili indipendenti ci sono sia il voto al Movimento 5 Stelle, sia la disoccupazione: se anche in questo caso dovessero essere entrambe significative si potrebbe concludere che, in effetti, anche il voto per il Movimento concorre a spiegare la distribuzione delle richieste. In altre parole, si potrebbe dire che è vero che le richieste di reddito sono maggiormente concentrate dove la disoccupazione è più alta, ma questo non basta e per stimare meglio la loro distribuzione è utile sapere anche quanti voti ha preso M5S in ogni provincia.

Per rendere i nostri risultati più solidi, abbiamo utilizzato una regressione multivariata con errori standard robusti. Inoltre, abbiamo tenuto in considerazione l’impatto di potenziali effetti fissi regionali. Vediamo i risultati.

Reddito di cittadinanza: la regressione multivariata

I risultati sono estremamente interessanti, poiché sia la disoccupazione, sia i voti al Movimento 5 Stelle sono significativi. È quindi confermato che entrambe le variabili concorrono a spiegare la distribuzione delle richieste. Questo si traduce in un R2 molto elevato: significa che il modello riesce a stimare in modo eccellente le domande di reddito di cittadinanza. Per valutare ulteriormente la precisione del modello, osserviamo il grafico che mette a confronto i dati reali con i dati previsti.

Reddito di cittadinanza: richieste reali e previste dal modello

In pratica, quasi tutti i punti che simboleggiano le province si trovano molto vicini alla linea x=y. Questo significa che il modello le ha previste in modo molto accurato. Le uniche tre che si discostano in maniera significativa dalla retta sono tre province outlier: Crotone, Palermo e Ragusa. Il motivo è intuibile: le prime due sono nettamente quelle con il maggior numero di richieste ogni 100 abitanti, mentre Ragusa è ultima per richieste in Sicilia e quintultima in tutto il Sud.

Per concludere

Riassumendo, nel nostro modello sia la disoccupazione, sia il voto al Movimento 5 Stelle risultano essere due fattori significativi. Ciò non vuol dire, però, che non ci possano essere altre variabili – sociali, economiche, demografiche – in grado di rendere il modello ancora più preciso nella stima delle domande di reddito di cittadinanza pervenute all’INPS. Significa però che, già solo con queste due, è possibile produrre una stimapiuttosto accurata.

Il tassello mancante, quindi, riguarda i motivi che rendono il voto per il Movimento 5 Stelle un predittore così valido della distribuzione delle domande per il Reddito di Cittadinanza. Le cause che vengono in mente sono tre:

  1. Il fatto che il Movimento, fra i disoccupati fra i disoccupati, abbia riscosso la maggioranza relativa dei consensi alle Politiche 2018, con ampio margine sugli altri partiti.
  2.  Una (possibile) maggiore predisposizione degli elettori M5S, rispetto alla media dei potenziali beneficiari del RdC, a presentare la domanda. Questa a sua volta potrebbe essere dettata da una maggiore conoscenza della misura o da una propensione a “riscuotere i frutti del proprio voto”.
  3. Una maggiore incidenza, fra i potenziali beneficiari, di quelle fasce di disoccupati che alle Politiche 2018 hanno votato maggiormente il Movimento 5 Stelle. Il Reddito di Cittadinanza, in altre parole, potrebbe essere stato congegnato – intenzionalmente o meno – a beneficio di una platea storicamente più incline a votare M5S.

Si tratta, naturalmente, di ipotesi, e per verificarle servirebbero dati molto più dettagliati. Una prima conferma, però, potrebbe arrivare già fra poche settimane, testando nuovamente questo modello sui voti delle elezioni europee.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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