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Discoteca proibita e correva, come correva, l’anno 1965

Era il 17 febbraio 1965 quando a Roma, in via Tagliamento si inaugurò il Piper, il mio liceo non era lontano da li ma era la mia famiglia lontana da quel quartiere della borghesia medio ricca dei Parioli e del quartiere Trieste... noi eravamo emigrati nel 1960 da Prati a Monte Mario. 

Avevo 15 anni e mio padre ancora non faceva l'orario unico e tornava a casa da quella via dove era il Piper a mangiare e fare il riposino, dopo aver prelevato in auto me, che andavo al Mameli, perché non c'era un liceo classico a Torrevecchia, se non il Mamiani, dove mi avevano bocciato in quarto ginnasio, insieme ad altri 17, ci tengo a precisare.

"Prima o dopo me ne andrò perché qui non posso più resistere..."

Col fischio che mio padre mi mandava in discoteca e le balere erano quelle dove andavano le cameriere figuriamoci... . Alla serata d'esordio, era un mercoledì, suonarono nel locale The Rokes e l'Equipe 84, nasceva in quel giorno Leonardo Pieraccioni. Avevamo come Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, il Presidente del Consiglio era Aldo Moro, in Spagna c'è ancora Franco e in Iran lo Scià Mohammad Reza Pahlavi. Il Papa dell'epoca quel giorno, 17 febbraio 1965, nella sua udienza in Vaticano disse: "Una delle Nostre pene più acute è l’infedeltà di alcuni buoni, che dimenticano la bellezza e la gravità degli impegni che a Cristo e alla Chiesa li uniscono; è questo un fenomeno che l’evoluzione della vita moderna accentua in modo doloroso, tanto nel campo delle dottrine, quanto in quello dei costumi e degli orientamenti pratici: quante debolezze, quanti opportunismi, quanti conformismi, quante viltà! Come possiamo non soffrire dell’abbandono di figli educati alla scuola di Cristo e tanto da Lui amati, tanto necessari al bene della comunità ecclesiale e della società?"

A Milano, intanto era il 24 giugno 1965, il velodromo Vigorelli ospitò i Beatles, si entrava allo stadio alle 16.30 pagando il biglietto di 750 lire...Twist and shout (Contorciti e urla), si partì così.

Tornando ai permessi, chi aveva 500 lire - tanto credo costasse il biglietto del Piper - poteva accedere alla "discoteca" quando apriva... il pomeriggio. Inventai un'enorme balla a mio padre, dicendogli che andavo ad una festa e lui, ovviamente, mi venne a riprendere al portone dove si sarebbe tenuta "la festa", credo alle 19: srotolai la minigonna che tornò ad essere una gonna e il giorno dopo mi andai a confessare, sollecitata da una compagna di classe che era venuta con me, più cattolica di me e più benestante di me, perché lei aveva sempre un vestito nuovo per le feste. Di li a breve, in pochi anni non avremmo mai più ballato con uno, se non un lento, ma in gruppo.

Racconta una giornalista che era anche una mia amica e compagna di classe in quegli anni, Laura Laurenzi, che "i genitori, e chiunque sopra la trentina, venivano orrendamente definiti 'matusa', in grado soltanto di ottusamente proibire. Partì da uno di loro la denuncia che spinse un pretore a decretare la chiusura pomeridiana del Piper per un anno intero, il ' 66, motivo: 'I giovani non studiano più'. Era la cosiddetta generazione yè-yè, un misto fra i 'collettoni' di Rita Pavone e i ragazzi pre-Sessantotto che cominciavano a scendere in piazza contro il Vietnam".

Ci volle qualche anno e, per me, un altro liceo più vicino casa per protestare, con mio padre, mia madre, con i professori, la società e il mondo e avrei messo l'eskimo mi sarei truccata come sempre e come sempre sarei stata dalla parte di chi non voleva la guerra e le armi ma la giustizia e la pace (era il 15 ottobre 1965 negli USA, quando un gruppo di studenti organizzò un rogo di cartoline di convocazione per il servizio militare), e adoravo chi metteva i fiori dentro i cannoni ma non andai mai più in discoteca se non al Titan, assai più vicino casa, al quartiere Trionfale, e "plebeo" un giorno da sola a ballare tanto, come fossi andata in palestra che non ho mai sopportato.

Mio figlio Federico, in discoteca, ci andò qualche volta il pomeriggio, ma non aveva granchè amici che sceglievano "la discoteca" per festeggiare i 18 anni. Sua sorella Silvia festeggiò a Berlino con il fratello, i suoi di 18 anni, il 31 dicembre, mio figlio partì per la prima volta da solo (che nessuno faceva partire i figli a 16 anni) in Sicilia e lo accompagnammo con il padre al treno poco prima del 25 luglio, giorno del suo compleanno.

 Volevo dire che non vedevamo, noi giovanissimi di allora, l'ora che tornasse il primo ottobre per stare in classe con i nostri compagni, i maschi...innamorati come noi della musica.

Discoteca proibita e correva, come correva,l'anno 1965, sono passati 55 anni e io sto per arrivare ai 70.

Doriana Goracci

 

Commenti all'articolo

  • Di gilda piroddi (---.---.---.247) 21 agosto 2020 09:09

    Sempre meno sporadicamente sopporto Facebook ed uno dei motivi che ancora mi stimolano ad accedervi sei proprio tu cara Doriana. Con questo articolo mi hai portato con te al Piper esperienza che, altrimenti, non avrei mai vissuto. Nella mia piccola Cagliari avevo poche occasioni per trasgredire e solamente in poche occasioni ( rigorosamente di mattina) sono potuta andare in un piccolo "club" dove si ballava stretti stretti. Io rimanevo a guardare e invidiavo le altre ragazze che ostentavano sicurezza e spavaldamente mostravano la loro presunta "modernità".

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