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 Home page > Tribuna Libera > Diritti e rovesci

Diritti e rovesci

Berlusconi Palpatine iniziò la sua carriera politica, nascondendo la sua reale identità.

Per garantire sicurezza e durevole stabilità, dopo avere orchestrato le Guerre dei BerlusCloni, la Vecchia Repubblica venne riorganizzata (in II atto della Prima Repubblica), trasformandosi in Impero. Per una società più salda e più sicura! 

L’ologramma Berlusconi Palpatine compare a Darth Bossi Vader e detta e/o condivide le strategie da realizzare”.

Ma, in ogni finale che si rispetti, il bene è destinato a dominare sul male (sia esso assoluto o meno).

Così oggi in Italia.

La democrazia è il governo della maggioranza, sottoposto ai principi della Costituzione, confine da non superare, acciocché l’azione di questo non divenga tirannia.

L’equilibrio tra poteri e i limiti ad essi imposti costituiscono suprema garanzia per tutti.

Chi assurge al ruolo di nuovo uomo qualunque, che picchia indistintamente in ogni direzione – sul Presidente della Repubblica, sul Presidente della Camera, sulla Corte Costituzionale, sul Consiglio Superiore della Magistratura, finanche sui Tribunali Amministrativi Regionali – fingendosi paladino della libertà, va censurato.

Il desiderio di imperio testimonia, oltre all’innata arroganza, la natura distorta di chi interpreta il proprio ruolo come supremo a tutti e la democrazia come vuoto contenitore, sempre chiamato ad amplificare la voce del padrone.

Il vuoto – per sua natura – amplifica la voce unica che, così, appare più forte, apparentemente corale.

La presunta affinità, l’inossidabile empatia, il supposto sentire comune tra il capo e il suo popolo, sono in realtà proiezione di un delirio di onnipotenza su una massa indistinta e afona. Elementi che vengono puntualmente utilizzati come lasciapassare e come copertura a qualsiasi nefandezza, in base ad una logica propagandistica secondo cui il capo ha sempre ragione, sono sempre gli altri ad ordire trame e complotti, nessun dissenso è ammesso e, anzi, tutti sono chiamati ad enfatizzare la magnificenza e l’infallibilità del gestore unico.

Questo non è consenso, è sottomissione.

Si tratta di un neo qualunquismo, che fa leva su un populismo deteriore (la manipolazione del consenso a scopi strettamente personali), di questo si alimenta, rendendo volutamente tutto indistinto e indistinguibile: salvo la solita, ormai logora, litania del bene assoluto (sempre pro domo sua) chiamato a lottare contro il male assoluto (sempre gli altri).

E’ l’utilizzo di una ideologizzazione, armata di violenza verbale, in un paese non più (fortunatamente) ideologizzato, che prospetta sempre “Après moi, le déluge!”, catastrofi e lacerazioni.

E’ l’arroganza del potere che, se non corrompe (moralmente e politicamente), allora rompe con tutti. Non ha timore degli strappi, anche istituzionali, perché catalogati come scontri personali, figli di un’invidia (anch’essa sempre presunta) che gli avversi nutrono verso le “fortune” del capo, laddove probabilmente si cela e si cerca di nascondere un’immor(t)ale senso di inferiorità.

Il mediocre parvenu, il signor nessuno, ama così circondarsi di altri e numerosi signori nessuno, resi necessariamente ossequiosi (a richiesta o per loro deferente animo servizievole) dagli atti di benevolenza e di investitura. Esige, (pre)potentemente pretende spirito di abnegazione, stretta osservanza al neo nichilismo di chi crea e distrugge secondo opportunismo personale-politico.

In mezzo a questa informe e deforme accozzaglia di signori (ex) nessuno, priva di distinzione e – alla fin fine - priva di dignità, eterno megafono di slogan sotto dettatura, ripetuti ad oltranza, in un martellamento continuo, il signor nessuno giganteggia, spadroneggia, diventa ancor più maramaldo tra marrani, alternativamente fomenta le liti, acquieta sé e i suoi cani (da ferma, da cerca, da seguita, da tana, da traccia e da riporto), accresce il suo e altrui delirio.

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