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Diritti di Cittadinanza: “giocano” sulla pelle dei bambini

Ultradestre, destre, centristi, semicentristi, esperti di equilibrismo, penta stellati, rimasugli di tutte le risme, voltagabbana, retori egocentrici, “ tengo famiglia”, professionisti dell’egoismo, quaquaraquà a tempo pieno, “professionisti” improvvisati della politica, falsificatori di notizie, esperti nello stare a galla, etc., congiurano contro i bambini, creature innocenti.

Sono pronti a tutto pur di negare il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai bambini e ragazzi figli di profughi e migranti, nati, cresciuti e acculturati in Italia, che attualmente vivono nel limbo dell’assoluta negazione della cittadinanza. Rigettano gli obiettivi, peraltro non “estremisti”, largamente mediata, della proposta di legge già approvata nella Camera dei Deputati il 10 ottobre 2015.

Ufficialmente accampano le motivazioni più stravaganti, parecchi tentano la famosa e famigerata salita sugli specchi. Certo c’è un nucleo duro e famelico, abbastanza grande e variegato in loghi e composizioni, che in maniera esplicita manifesta i propri intendimenti contro i diritti civili e umani. Hanno come basamento il razzismo più becero e violento. In molti casi, in maniera più o meno diretta, inneggiano ai “fasti” della dittatura fascista, quella della “razza eletta”, espertissimi e feroci nella persecuzione delle persone etichettate “diverse”.

Il resto della composita cordata come riferimento e guida ha essenzialmente l’ipocrisia, cioè la convenienza politica, giusto nel solco del “che viene a me”. Ogni mattina con il “doppio centimetro” misurano quotidianamente gli spostamenti d’aria dell’avvelenamento delle coscienze, che in maniera ossessiva e falsificatrice vengono seminati a tempo pieno dai templari della politica e da imperturbabili gazzettieri, infiltrati in tutti i segmenti informativi, giusto per fare buffonesco spettacolo.

I nemici della solidarietà e dei fondamentali diritti umani, distillatori scientifici dell’odio e della paura, sono sempre più sulla breccia, in continua azione contro i diritti universali della dignità umana, codificati nel nostro Paese in maniera imprescindibile dalla Costituzione. In questi ultimi anni, complice la perversa strumentalizzazione della strutturale crisi economica che continua a colpire ampi strati della popolazione, con disagi e povertà sempre più crescenti, grandi rotture si sono determinate nella coesione democratica, e nell’ incapacità (molte volte appositamente voluta) di adeguate risposte sociali.

Le tossine del “dagli al nemico” , individuato negli emarginati e negli indigenti, indigeni, rom, profughi, migranti, hanno raggiunto conseguenze inimmaginabili fino a poco tempo addietro, colpendo in maniera eccezionale anche le ONG che prestano azione umanitaria nel soccorso in mare. Tutto questo è ancor più incredibile per un Paese da sempre imperniato per la gran parte della popolazione sui valori di solidarietà propugnati dal cattolicesimo. Da laico esprimo vivo apprezzamento sulle precise posizioni assunte dalle strutture principali della Chiesa cattolica a sostegno della proposta di legge. 

Le forze politiche costituenti la maggioranza di Governo sono state molto rilassate e guardinghe, con l’occhio rivolto al numeroso “can che abbaia”. Nel lungo arco di tempo dei ventiquattro mesi, trascorsi dall’approvazione da parte dei deputati, potevano benissimo sottoporre la proposta legislativa al voto del Senato, specie in momenti favorevoli negli equilibri governativi. Invece, con grande alacrità si sono impegnati in maniera indefessa nel progetto della riforma costituzionale. Il referendum del 4 dicembre dello scorso anno ha sancito la batosta dell’insana legge, spazzando via i desideri egocentrici del comando.

Ora, sui Diritti di cittadinanza – la riforma promossa dal grandissimo cartello civile e democratico rappresentato dal logo “L’Italia sono anch’io”- , ufficialmente è arrivata la dichiarazione di resa.

La grande maggioranza “arcobaleno” retta da tanti transfughi del precedente centro-destra si è rotta, pur continuando nella normale amministrazione delle cose. Sulla “madre di tutte le battaglie civili” i centristi, che tradizionalmente si definiscono cattolici, abbandonano, distillando lacrime. Eppure i bambini e i ragazzi interessati alle nuove regole di cittadinanza sono oltre 800.000. Però, laconicamente affermano: “ non è il momento”. Una rappresentante di primo piano del Governo, Elena Boschi, afferma che “oggi non ci sono i numeri in Parlamento”. Aspettano, a loro dire, “tempi migliori”, con la prossima Legislatura. Banalmente non considerando che bisognerà ripartire da zero, bruciando cinque anni, e che con “i tempi che corrono” dalla prossima composizione parlamentare (dato altresì le rilevanti mutazioni intervenute nelle tecniche elettorali) sarà impossibile costituire una maggioranza che approvi la revisione dei Diritti di Cittadinanza.

In questo contesto la posizione più ineffabile è quella del Movimento 5 Stelle, già astenutosi durante il voto nella Camera dei Deputati (ottobre 2015) e dichiarando lo stesso atteggiamento sul voto al Senato. Il dato è che su una questione di tale portata hanno interamente cambiato posizione. Infatti il 24 giugno del 2013 presentarono una proposta di legge (c.1204), firmata da decine di deputati 5 stelle, che nei fatti risulta perfettamente allineata (per alcuni aspetti migliorativa) dell’attuale proposta di legge. Poi, per ragioni incomprensibili, hanno assunto posizioni totalmente divergenti. Oggi, “disconoscendo” che nella gran parte dei paesi europei sono vigenti da tempo normative – con modalità più o meno differenziate - che riguardano il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati, richiamano l’assoluta necessità “di una discussione ed una concertazione con gli stati dell’Unione Europea, per avere regole uniformi”. Seguendo questo indirizzo, avendo chiara la situazione di grande melmosità e divergenze in essere in Europa sui profughi e migranti, in Italia il tutto verrebbe rinviato ad anni assolutamente imprecisabili. Del resto cosa si ci poteva aspettare considerando che attualmente nel Parlamento Europa il Movimento stelle fa parte del Gruppo EFDD – Europa della Libertà e della Democrazia Diretta -, costituito da partiti dichiaratamente di destra.

Finalmente il fronte civile e democratico in Italia si muove in maniera attiva. Organizzato da un ampio schieramento di strutture sociali, associative e politiche il 21 ottobre si terrà a Roma una grande manifestazione: “Giustizia ed Uguaglianza contro il razzismo”.

L’approvazione della riforma sulla cittadinanza è inserita in maniera prioritaria nella piattaforma che promuove il corteo. 

Si può supporre che il Governo metta ai voti al Senato la nuova legge, in rispetto e dovere ai canoni fondativi della nostra Repubblica, al di là dei numeri compositivi nominali della maggioranza, facendo leva sulle libere coscienze che possibilmente non mancano, e non tanto sugli ordini di scuderia?

Concetto augurabile ma molto coraggioso. Nel Governo, però, mancano i presupposti ideali complessivi e le donne e gli uomini con energia democratica adeguata. Altri tempi, purtroppo, dai Padri Costituenti.  

(Foto: Palazzo Chigi/Flickr)https://www.flickr.com/photos/palazzochigi/32287859840

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.212) 1 ottobre 2017 12:43

    Da annotare >

    La cittadinanza è un istituto giuridico che identifica 2 fattispecie tra loro ben distinte.

    Può salvaguardare la continuità genetica (discendenza) della popolazione insediata da lungo tempo sul territorio. Oppure può “certificare” una maturata e palesata volontà di appartenere ad una specifica comunità socio-politica.

    Ancora.

    Nel primo caso è la famiglia d’origine che, per prima, ha interesse e s’impegna a trasmettere principi, regole, tradizioni e valori del proprio bagaglio culturale.

    Nel secondo caso, l’acquisizione convinta e professata dell’intero modello di convivenza in vigore è la basilare e ineludibile premessa per il riconoscimento dello “status” di cittadino.


    Nel merito.

    Qualsiasi soggetto che fin da bambino risieda in modo regolare e stabile nel nostro paese ha diritto, al pari di ogni altro cittadino, di usufruire del collettivo sistema d’istruzione e offerta professionale, nonché della necessaria assistenza sanitaria e sociale. Eventuali carenze e/o complicanze vanno superate.

    CON la maggiore età, una volta data una oggettiva e “comprovata” testimonianza della piena condivisione del nostro sistema giuridico, sociale e politico, potrà aspirare a fregiarsi ad ogni effetto anche dello “status” di cittadino.

    Quindi, dalla terza generazione, ove sia ancora residente nel nostro paese, detto “status” (ormai radicato) potrà venire equiparato in toto all’attuale “jus sanguinis”, che rimane così la fattispecie preminente.


    In sintesi.

    La politica non èl’arte del futuro” quando surclassa la matrice di una nazione.

    Comunque lo si voglia denominare, non serve e non porta ad alcun reale beneficio minare l’essenza di quel nostro “jus civitatis” che è marchio di un’identità secolare.

    Il contagio e la libera promiscuità di culture e principi di fatto “discordanti” non sono mai forieri dello sviluppo armonico di una qualsiasi comunità.

    Per contro. E’ dalla T come Tenacia che si genera la consapevolezza del “bene” traguardato …

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