• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Dimissioni Di Maio

Dimissioni Di Maio

 La sensazione che “nulla cambi” anche di fronte alla evidenza dei FATTI, genera in molte persone, me compreso, la rinuncia ad ogni impegno e partecipazione. 

E’ deprimente dover accettare che una forza politica come il Movimento 5 stelle fondato per dare potere alle realtà territoriali, senza la figura di un capo politico, i cui parlamentari sarebbero stati tassativamente solo dei portavoce, che ogni decisione importante sarebbe stata sottoposta al voto online degli iscritti, una volta al potere abbia abbandonato i principi fondanti, compreso quello che non avrebbe fatto alleanze di governo con nessuna forza della vecchia politica. L’omologazione con la vecchia politica, che, tutta, definiva il M5S antipolitica, è stata rapidissima e si sono create le condizioni per cui si è cominciato a parlare di “capo politico”, di “carisma” con nomine calate dall’alto, senza aver presente che questo percorso ha attraversato tutta la vecchia politica creando caste inamovibili.

La punizione per l’abbandono delle regole fondanti è subito arrivata dalle urne, ma con le dimissioni Di Maio non ha chiarito le cause di questo declino, se non riferendosi a “traditori” interni, termine che in politica viene usato contro chi dissente, ma che forse ci rivela l’indole di chi lo usa (una sorta di lapsus freudiano). Immaginiamo, senza schemi fissi in testa, uno scenario possibile dopo i risultati delle ultime elezioni politiche, che dettero il 33% al M5S (primo partito in Italia), in cui si doveva mantenere per prima cosa la promessa elettorale di non fare alleanze di governo e, in mancanza di governabilità, chiedere una nuova legge elettorale che la consentisse (proporzionale con premio di maggioranza e divieto di presentarsi in coalizione).

Sono sicurissimo che, in quella situazione politica, in piena vittoria elettorale, il traguardo di una nuova legge elettorale sarebbe stato raggiunto e con esso un governo capace di attuare il proprio programma, senza le assurde e logoranti mediazioni che ritardano e annacquano ogni provvedimento legislativo. Il peccato originale è quello di non mantenere la parola e la politica in questo è campione del mondo, ma se lo fa chi propone trasparenza, onestà, coerenza, rispetto del programma politico, il tonfo è assicurato. A me sembra ovvio che la figura di “capo politico” appartenga al passato, e che sia più utile che il Movimento elegga in ogni regione un responsabile che conosce a fondo problemi e situazioni del territorio e si raccordi periodicamente all’attività di senatori e deputati, in modo di avere una gestione collegiale dell’attività politica. Deve essere chiaro che tocca agli iscritti di ogni regione designare il proprio rappresentante, senza vedere mai più figure calate dall’alto che portano a diventare prima o dopo un partito come gli altri. 

Foto: Wikipedia

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità