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Dick, in Tv i suoi sogni elettrici

Le tre (o più?) vite postume di PKD raccontate da Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia

Questo gennaio, su Amazon Video, è comparsa la serie «Philip K. Dick’s Electric Dreams» facendo venire l’acquolina in bocca a tutti gli appassionati della fantascienza più tosta ma anche a coloro che hanno sentito parlare benissimo della serie tv andata in onda nel 2017 su Channel 4 nel Regno Unito.

Non state sognando, è proprio una serie antologica con i migliori racconti del nostro amato Dick portati su grande schermo, grazie allo sforzo produttivo di Ronald D. Moore, già noto ai più per «Star Trek» e «Battlestar Galactica», di Michael Dinner e di Bryan Cranston, noto per la sua interpretazione del personaggio del chimico Walter White nella serie tv «Breaking bad».

Ogni episodio è a se stante: il filo conduttore è la tecnologia imperante con la trasformazione dei rapporti umani, tema ricorrente nella prosa dickiana.

Come potete vedere anche dall’autoscatto, l’antologia da cui è tratta la serie è uscita di recente anche nelle nostre librerie. Chiunque volesse accostarsi a Dick approfitti di questa nuova edizione di alcuni dei suoi migliori racconti (tra i quali “Umano è”) anche per verificare come la versione tv adatti – o tradisca? – alcuni racconti.

Il cast della serie è di peso, la regia e gli effetti speciali ottimali. In questa prima stagione composta da dieci episodi, poco meno della media britannica, si notano “stonature” da mal di stomaco.

L’episodio “Real life”, interpretato da Anna Paquin e Terrence Howard, racconta di una lesbica che vive una doppia vita grazie ad un dispositivo di fuga che le permette di accedere a un’altra realtà: è adattato dal racconto “Exibition Piece” ma ne conserva a malapena il nucleo, come sottolineaWired.

Stesso discorso per “Umano è”: diretto dalla regista e cantautrice italo americana Francesca Gregorini e interpretato da Bryan Cranston (sempre il nostro Walter White di “Breaking Bad”) ci interroga sul significato di essere umani in un mondo popolato anche da alieni. Un po’ poco rispetto al racconto originale.

Secondo la rivista Wired la serie è un buco nell’acqua, soprattutto a paragone di altre serie tv molto più dickiane: «Black Mirror», di cui ho parlato in una precedente nota bottegarda, «Almost Human», «Mr. Robot», «Ghost in the Shell: Stand Alone Complex» e «Westworld» (di cui parlerò prossimamente) hanno nelle trame e nella filosofia sottostante le potenti tematiche proprie di Philip Dick, il quale si ritrova a vivere anche tre vite – almeno – postume e ben distinte, manco si fosse avverata la sua profezia nel romanzo “Le tre stimmate di Palmer Eldritch”. Il titolo della biografia su di lui scritta da Emmanuel Carrere, “Io sono vivo e voi siete morti”, rimane vero.

Possiamo distinguere tre modalità viventi di Philip Dick, almeno a livello filmico-televisivo.

Prima innegabile modalità sono i film adattati (a volte molto male) da suoi romanzi: «Blade Runner», «Atto di forza», «I guardiani del tempo», «Minority report», per citare i più noti.

La seconda modalità le serie tv “dickiane” di cui ho accennato sopra.

Terzo modalità i sogni elettrici di questa nuova serie.

Ve ne sarebbe una quarta: con le serie tv, purtroppo da noi mai arrivate, tratte da «Total Recall», «Minority Report» e «La svastica sul sole», di cui parlerò in una nota successiva.

Qui mi preme analizzare la diversità di vita. La serie «Eletric Dreams», appena partita, non rende fedelmente i racconti, magari risulta poco avvincente e soprattutto propone tematiche già viste in un mondo dove la novità a tutti i costi è necessaria per avere audience e tornaconto degli investimenti. Eppure suggerisco di non essere troppo drastici. E penso non mancherà di interessare gli appassionati di Philip Dick, “il Borges americano” (la definizione è dalla compianta Ursula K. Le Guin) e i neofiti, magari portandoli a leggere i racconti originali. Quando si tratta di alimentare la fantasia, esercizio filosofico per eccellenza, ogni maniera è buona. E quando si tratta di Philip K. Dick l’esercizio filosofico è consigliato come pratica di vita.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.242) 2 marzo 2018 16:38
    Truman Burbank

    Mi permetto di aggiungere qualche commento.

    Intanto anch’io consiglio di leggere i racconti originali di Dick più che vedere i film, ricordo che Fanucci ha fatto un lavoro colossale per rendere disponibile un’enorme quantità di opere di Dick. Prima che Fanucci si buttasse in questa impresa non mi ero reso conto di quanta roba avesse scritto Dick.

    Raccomando in particolare i racconti, articolati su diversi volumi.

    Il tema prevalente delle opere di Dick a me sembra essere l’ontologia, cioè il dubbio -a volte angoscioso- di sapere cosa è vero, reale e cosa è falso, immaginato, desiderato, frainteso in un mondo spesso artefatto, in cui agiscono forze che non sempre riusciamo ad individuare.

    Va detto che solitamente Dick scrive male e ciò può rendere faticosa la sua lettura. Ma le domande che si pone Dick sono quelle importanti. Le risposte non sempre sono valide e spesso sono incomplete, ma pochi come lui erano bravi a fare le domande giuste.

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