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 Home page > Tribuna Libera > Di Maio for President?

Di Maio for President?

Spesso sottovalutiamo l’immenso e subdolo potere del mezzo televisivo che, dando visibilità sempre agli stessi personaggi, siano essi politici, critici, giornalisti, di fatto svolge il ruolo di selezionare la classe dirigente, in quanto la visibilità viene spesa come consenso ad ogni livello e chi è fuori dal sistema difficilmente può emergere.

 Vorrei ricordare che Grillo, già 10 anni fa, agli inizi del movimento (capendo come pochi le regole della comunicazione TV) aveva vietato la partecipazione degli eletti in Parlamento a quelle risse televisive, definite umoristicamente dibattiti democratici, perché la presenza vicino alla muta di cani famelici della vecchia Casta avrebbe omologato i suoi e la “diversità” abissale tra chi restituisce i soldi e chi li ruba sarebbe sparita.

In parte ciò è avvenuto, ma il danno maggiore (che poteva essere evitato), è stato determinato dal fatto che le presenze nei dibattiti televisivi sono state ristrette ad un esiguo numero di personaggi, 4 o 5 che man mano sono diventati sempre più abili comunicatori, da non sostituire assolutamente, con il perverso risultato che oggi fanno parte del “gruppo dirigente”, in una organizzazione che affida le proprie decisioni alla base degli iscritti e che definisce “portavoce” coloro che hanno cariche istituzionali.

Essere totalmente assenti dal video era sbagliato, ma era giusto mandare in TV ogni volta un portavoce diverso, di una realtà geografica diversa, fino a far ruotare tutti gli eletti in Parlamento. Se oggi Di Maio viene “ovviamente” ritenuto il migliore quale possibile Presidente del Consiglio (ma non vendere mai la pelle dell’orso prima di averlo ucciso), si deve alla TV, che ce lo fa vedere in tutte le salse, persino quando bacia l’ampolla col sangue di San Gennaro o per la presenza nel suo collegio elettorale, con iniziative, rapporti con la gente, conoscenza dei problemi?

Fateci caso, della presenza di Di Maio nel suo collegio, dei rapporti con la gente non sa niente nessuno, mentre sarebbe l’aspetto principale per valutare la capacità politica di un deputato eletto. Se non la smettiamo subito di parlare di capi e gruppi dirigenti e ci limitiamo a valutare le persone per il rapporto che hanno con il proprio territorio e le esigenze dei suoi abitanti, con i risultati tangibili che ottengono, finiremo come gli altri partiti e il nostro destino lo avranno deciso quei paraculi delle TV che, sfruttando ambizioni personali, debolezze umane, vanità, riescono a trasformare gli iniziali incendiari in disciplinati pompieri.

Paolo De Gregorio

(Foto: Revol Web/Flickr)

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