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Di Grillo e del grillismo. La mia apertura nei suoi confronti

Vorrei dire qualcosa di equilibrato, di Grillo e del grillismo, con una importante annotazione a margine: io sono dalla loro parte.

Non in maniera acritica o ideologica, ma assai pragmatica e calcolatrice; ma procediamo per ordine.

Al di sopra e oltre i problemi contingenti dello spread e dei fabbisogni di cassa, sono convinto che questo paese sia "strutturalmente malato"; che vi sia, cioè, una fitta rete di intrecci di forze colludenti che consente una sistematica elusione delle leggi dello stato, del mercato, della meritocrazia. Ne fanno parte sindacati, chiesa cattolica, giornalisti, corporazioni, grandi imprenditori, e, naturalmente, politici di ogni tipo e grado. Questo ordine precostituito necessita di due elementi per crescere e prosperare: un'informazione pilotata, e una giustizia che non funziona.

Grillo ha avuto il merito e la forza di raccontare questa verità con i mezzi che aveva a disposizione: i suoi spettacoli, il suo blog. I media, nonostante tutto quello che ne dicono, lo hanno oscurato finché hanno potuto; fino a quando, cioè, il loro silenzio è diventato così scandaloso da essere controproducente. Ed allora, non potendolo più ignorare, hanno cercato di delegittimarlo, affibbiandogli le etichette di "populista", "giustizialista", "qualunquista", "paladino dell'antipolitica", tanto per citarne qualcuna. L'operazione è fallita, sopraffatta dall'esplosione della crisi, e dalle evidenti responsabilità della classe dirigente tutta.

Tuttavia è facilmente constatabile che all'interno del M5S vi siano componenti non avulse da queste accuse. E' da ritenersi come inevitabile, però, che il giusto sentimento d'indignazione, non trovando cittadinanza alcuna, da tempo immore, sia espresso facilmente , nell'anonimato del web , con espressioni poco felici o esecrabili. In questo senso Grillo ha una funzione sicuramente "democratica", quasi conservativa; tiene cioe' entro gli schemi, milioni di incavolati che, in potenza, potrebbero diventare pericolosi e violenti.

Alcune delle critiche che riguardano il movimento si basano sulla poca "democraticità " delle scelte, e sul reale ruolo del "socio invisibile", la Casaleggio Associati. Quest'ultima ha sicuramente un peso rilevante nella comunicazione, nelle linee politiche e organizzative del M5S; il fatto che agisca nell'ombra e che Grillo non ne circostanzi chiaramente l'importante ruolo, rappresenta sicuramente una falla e un limite. Diverso il discorso sulla condivisione delle scelte; il programma e le sue linee generali sono oggetto di discussione continua sul blog e nel forum del movimento, aperto a tutti; all'interno di queste, è lecito aspettarsi un "decisionismo" pragmatico, almeno finché non siano operativi meccanismi condivisi di deliberazione. Come organizzare un movimento appena nato, che rifiuta ogni finanziamento pubblico, riuscendo a dare rappresentività a tutti?

Lo stesso Grillo, più volte, tenta di uscire dall'"infantilismo democratico" del nostro paese, cioè dall'aspettativa che un uomo o un partito , da soli, possano "mettere le cose a posto". Ripetutamente ha parlato di "responsabilità dei cittadini" nella gestione della cosa pubblica; ha incoraggiato i parmensi a non lasciare solo il sindaco, e a non pensare che la "cacciata" dei politici tradizionali significhi, automaticamente, la soluzione di ogni problema. In buona sostanza, Grillo non rappresenta, di per sé, la soluzione di nulla. E' la traccia di una strada alternativa percorribile; è, finalmente, un diverso modo di proppore i temi dell'energia, dei rifiuti, della gestione e l'amministrazione degli interessi collettivi.

Paradossalmente, il giorno che il M5S raggiungesse la maggioranza, potrebbe sciogliersi, avendo esaurito il suo compito primario, quello di portare i cittadini dentro le istituzioni, attenti e partecipi delle decisioni prese e non più succubi. Di fronte ai partiti tradizionali, che propongono i candidati in base alle clientele, alle logiche di segreteria, agli interessi settari, questa è una visione, non solo avanti anni luce, ma è anche una visione migliore, che pone la qualità della vita , e non la crescita del pil, al centro dell'attenzione. Grillo cerca di trasferire in Italia ciò che altrove viene ritenuto naturale; la collettività delle scelte, il rispetto delle regole.

Le proposte che lancia, in fondo, sono ispirate a quelle adottate nelle socialdemocrazie scandinave compiute; non ai marziani, come qualcuno cerca di far passare. E' condivisibile che i pregiudicati debbano stare fuori dalle istituzioni? Che l'informazione televisiva debba essere gestita da più soggetti, indipendenti dal governo? Che la carta stampata non viva di finanziamenti statali? Che la militanza parlamentare debba avere un limite? Che gli esiti dei referendum siano rispettati?

Nel merito, i partiti tradizionali non rispondono, ma si limitano a pontificare di "derive populiste", e ad attaccare le modalità del linguaggio di chi le propone. Io constatato che i post del blog sono molto "coloriti", satirici, irriverenti, ma non tanto in piu'. I linguaggi violenti sono quelli di altri, che abbiamo spesso ascoltato senza censura alcuna: Ferrara, Sgarbi, Bossi, Belusconi, solo per citarne alcuni.

Si contesta anche il sistematico rifiuto del contradditorio televisivo; peccato che questo sia quasi sempre ridotto a finta rissa, strillata, e con le bugie più abiette tollerate con noncuranza dai moderatori che dovrebbero smascherarle. Vi partecipano professionisti della politica, abituati e usi al confronto dialettico come esercizio a sè stante. In buona sostanza, Grillo è in buona fede, ed accettare un confronto con chi non lo è, sarebbe del tutto inutile.Agisce bene nel sottrarsi a questo schifo mediatico.

In fondo al ragionamento, c'è il fattore umano.

Ho molto chiaro il perché Berlusconi o D'Alema non potranno mai rappresentare le mie aspirazioni; li ho visti in azione. Il loro becero consociativismo, sempre negato , è alfine esploso per la necessità di un'alleanza reciprocamente conservativa, che si ostinano a negare. Di Grillo non riesco a vedere nulla, se non la sua buona fede, i suoi limiti, il suo onesto desiderio di cambiamento. Vero è che la sua popolarità è aumentata a dismisura; vero altrettanto che avrebbe guadagnato di più asservendosi al sistema e facendo pubblicità ai formaggini, senza correre alcun rischio. Le sue stesse condivise regole, ne precludono l'accesso a qualsivoglia carica pubblica, essendo stato condannato per omicidio colposo, a seguito di incidente stradale.

La mia non è una fiducia in bianco, né a lui, né ai candidati del M5S; è un'apertura di credito, avulsa da ogni settarismo, e guidata dall'unica vera stella polare di ogni elettore: la ricerca di candidati che ne facciano gli interessi.

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