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 Home page > Tribuna Libera > Democrazia, il problema teorico e pratico attuale

Democrazia, il problema teorico e pratico attuale

Oggi al tempo tempo del Codivi-19 il problema della democrazia si mostra nell'evidenza più chiara, sinotmatica infatti è la difficoltà dell'italia di trovare finanziamenti adeguati dall'Unione Europea. Il problema della democrazia è ampio e complesso, per questo sintetizzarne la complessità in questo breve articolo risulterebbe essere un'operazione alquanto bizzarra.

Per questo problema mi ridurrò a predere in esame le questioni che secondo me hanno più rilevanza.

Innanzitutto bisogna prendere in esame le considerazioni di Alain de Benoist, egli dapprima prende in esame la differenza tra un tipo di democrazia diretta, quello antica Grecia, e il concetto moderno di democrazia sostenuto dalla liberldemocrazia oramai regime poltico dominante in tutto il mondo.

 La democrazia ateniese è vista come una sorta di democrazia organica, onde questa consiste in un contesto storico-sociale in cui il singolo è visto in stretto legame con la comunità di riferimento, ovvero l'individuo si riconosce come tale solo se parte della polis, della comunità, di cui costituisce parte identitaria e di partecipativa del bene comune come membro dell'assemblea cittadina.

 Innvece le moderne democrazie liberaldemocratiche che non sono altro che il fruttto storico di due pensieri politici inizialmenti distaccati (ovvero quello liberale e quello democratico), pongono il soggetto come prioritario e slegato rispetto alla comunità, un atomo in qualche modo autosufficiente che difende i propri diritti individuali e le sue preprogative di vita in maniera del tutto autonomo dal contensto comunitario.

DI fatti la tendenza insita nel pensiero liberldemocratico è quello di considerere l'individuo prima di tutto senza considerare la propria concretezza comunitaria e quindi, sociale, politica e culturale, la comunità o meglio ancora la società viene considerata essenzialmente sotto ill profilo economico, ovvero nel rapporto che gli individui tengono sul mercato per la propria sopravvivenza personale.

Di fatti le liberaldemocrazia sono il regno dell'economico dove il politico viene messo in secondo piano, dove le scelte economiche di stampo liberistico e poi neoliberistico devono muovere le fila delle discussioni e delle scelte politiche. 

Sulla descrizione dei tui tipi di democrazia Alain de Benoist ha prefettamente ragione, il problema dell'autore consiste nella sua cieca adesione a quella che egli chiama democrazia organica.

Sostanzialmente per Alain de Benoist la democrazia organica consisterebbe nel porre la comunità e la ricerca per ll bene politico di essa prima del singolo cittadino e dei suoi diritti e prerogative.

Se da un lato è verissimo che una democrazia di indivudualità che si relazionano senza alcun legame comunitario preesistente non può di fatto esistire, tra l'altro una democrazia che ponga il senso comunitario prima della singolarità della persona rischia di non poter essere vermante democratica, perché in questo modo rischerebbe di soffocare nel più alto valore comunitario l'indivudualità politica e di pensiero del singolo.

A mio parere non bisogna costruire una democrazia organica nel senso di de Benoist, ma fare in modo che le due istanze principali del democratico, la comunità e l'indivduo si pongano in un rapporto di parità, ovvero costruire una democrazia in cui siano presi a pari diritto le istante del singolo e del comunità.

Quella che bisogna creare è una democrazia in cui in modo hegeliano il particolare (il singolo) entri in rapporto dialettico con (l'univerale) in modo da raggiungere la sintesi (il bene comune). Ma come fare per costruire una democrazia simile? Come mettere in atto strategia utile a raggiungere un tale scopo?

Come si può facilmente dedurre dalla descrizione della liberaldemocrazia di Alain de Benois, non si può sperare in alcun modo di costruire una democrazia "dialettica" all'intero dell'orizzonte attuale, laddove nel capitlasimo finanziario odierno i dogmi del pensiero liberaldmocratico e neoliberitstico, quali la proprietà e l'indviduo atomo consumatore coercitivo, non possono essere messi tra parentesi. 

Tra l'altro l'atomismo sociale produce effetti tragicomoci sullo spessore antropologico dell'odierno individuo, un iperindivudualismo assurdo che spesso si trasforma nel piu cinico egoismo, un culto della propria persona che spesso si consuma in un puerile narcismo (basti vedere il successo di Instragram), una coerzione del consumo e il feticismo della merce che si trasforma in insensatezza esistenziale.

Oggi che la democrazia diviene una parola più che mai vuota almeno nel mondo occidentale in cui la sovranità nazionale è svuotata dal dominio oligarghico della classe transazionale della finanza e delle multinazionali, c'è bisogno di un pensiero politico radicale che possa invertire la rotta.

DI fatti il popolo o meglio ancora la massa plebeizzata viene ingannata quotidinamente dal mainstream, dal circo mediatico dei giornalisti di regime, che ci fanno credere che esiste la democrazia perchè possiamo ciclicamente andare a votare, che c'è pluralismo di informazione e di pensiero anche perché possiamo scrivere tutte le boiate che vogliamo su Facebook.

Su questo punto bisogna fare dei piccoli appunti. Innanzittuto oggi votare la falsa altenativa tra destra e sinistra, vuol dire essere vittime di quel gioco di alternanza senza alternativa (per usare un'espressione di Fusaro).

Infatti ogni pensiero poltico odierno che sia sinistroide o deostroide essenzialmente aderisce all'idea neoliberista del mercato, all'idea che la globalizzazone sia un processo inevitabile, all'idea del tecnicismo dell'economia che deve indirizzare le scelte politiche, scelte in realtà di classe e da vera e propria macelleria sociale.

Per quanto riguarda la pletora belante di giornalisti percoroni ed asserviti, essi non fanno che portare avanti l'idea che ll mondo è cambiato, che non c'e alternativa, che le masse impoverite devono necessariamente spogliarsi dei diritti sociali per cercare di sopravvivere in questo nuovo mondo, un nuovo mondo in cui tra l'altro le televisioni ed i giornali sono in mano alla classe dominante

Bisogna dire basta la pensiero ideologico del "There is not alternative"!!!

L'alternativa può essere ceata proprio grazie alla caratteristiche ontologiche dell'uomo, il quale è un animale sociale, politico e comunitari Oed in quanto tale in grado di creare nuove realTà politico-socio-economiche potenzialmente democratiche e egualitarie.

Concretamente, c'è bisogno di rinnovare l'idea comunista purificandola dagli errori teorici del marxismo, innestandola tra l'altro nel panormana democratico, è solo cosi che a mio parere si può creare la democrazia "dialettica" che auspicavo sopra.

Il nuovo comunismo democratico dovrà prendere in esame la nuova strutturazione capitalistica e i nuovi rapporti di classe odierni, depurare il comunismo dall'idea di una rivoluzione del proletario di fatto mai rivoluzionario, abbandonare logicamente l'idea della dittatura di transizione ed innestare un processo democratico vermante tale, laddove l'assenza della prorpietà privata elimini gli interessi egoistici del singolo e ponga la sua stessa azione politica nella dimensione del bene colettivo ed indviduale.

Naturalmente per passare per questa operazione radicale bisognerebbe usicre necessariamente dalla dimensione olgiarghica dell'Unione Europea, in modo da procedere ad una sovranizzazione della nazione ed in secondo luogo slegarsi dalla dipenza imperiale americana in modo da riaquistare anche libertà di azione in politica estera, essa stessa fondamentale per una sovranizzazione del paese.

In ultima istanza per poi chiuedere l'ampiezza degli argomenti trattati, è importante trattare la questione della scelta tra democrazia diretta e democrazia rapppresentativa.

Innanzittuo ritorniamo al significato originario di democrazia, ovvero potere del demos, laddove per demos (popolo) si intende la maggioranza della popolazione povera. 

Ora sul'onda di Costanzo Preve, cambierei l'espressione "il potere del popolo" con quella di "potere al popolo", nel senso che la democrazia non puo essere intesa come un unico modello procedurale fossilizzato della pratica democratica, ma la democrazia può assumere ed ha assunto vesti diverse a secondo del contesto storico-sociale.

In ogni caso il modello procedurale e formale democratico è contunamente perfettibile, detto ciò ritorniamo alle questione tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta.

Il problema da porre su questa questione non è quale tipo di democrazia sia migliore ma quale, nelle condizioni attuali, sia concretamente realizzabile, premettendo che se fosse possibile sceglierei la democrazia diretta.

Sintenticamente la mia idea consiste che oggi la democrazia diretta non sia attualizzabile, per il semplice fatto che viviamo in una società, non solo demograficamente numerosa, ma che presenta una complessità enorme nell'articolazione, sociale, lavorativa, nei i saperi e nei poteri. 

A chi cerca di creare una democrazia diretta del web rispondo che essa può rappresentare solo una sorta di surrogato democatico, una sorta di virtualismo democratico che sostituisce il confonto diretto e dalla concretezza vitale della discussione politica, e al virtuale è preferibile sempre il reale.

Detto ciò la forma politica della democrazia rappresentativa è quella che si deve prendere in considerazione per una sostanziale ri-democrizzazione della società (per trasformala finalmente in comunità), ma questo non deve significare una totale chiusara ad ulteriori ed eventuali forme democratiche proprio perchè il potere al popolo può dare vita a una sempre rinnovata vita democratica. 

 

BIBLOGRAFIA

  • Democrazia: il problema, 1985
  • Il popolo al potere. Il problema della democrazia nei suoi aspetti storici e filosofici, Casalecchio, Arianna Editrice, 2006.
  • Alexis de TocquevilleLa democrazia in America
  • Norberto BobbioIl futuro della democrazia, Torino, Einaudi, 1995, pp. 220
  • Luciano CanforaLa democrazia. Storia di un'ideologia
  • Paul GinsborgLa democrazia che non c'è - Torino, G.Einaudi editore, 2006, pp. 152
  • Robert DahlPoliarchia: partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Milano: Angeli, 7ª ed., pp. 209

Foto di Gonbiana da Pixabay 

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