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Dell’Utri confessa: “Ero disponibile ad aiutare il boss”

Il senatore ha testimoniato nel processo a un’imprenditrice amica comune di sua moglie e di un boss di Provenzano. Si chiama Daniela Palli e fece l’intermediatrice tra la sorella del boss che aveva bisogno dell’aiuto di un uomo che conta per aggiustare i suoi guai giudiziari, e Dell’Utri. Che ammette: “Accettai di incontrarlo per consigliarlo su come difendersi al meglio.”

Per la prima volta dopo anni di silenzi, ieri il senatore Marcello DellUtri è tornato a parlare con i magistrati. Interrogato a Palermo in un processo per favoreggiamento aggravato Cosa nostra a Daniela Palli, moglie di un dipendente di Publitalia, ha dovuto spiegare i suoi presunti rapporti con il boss Vito Roberto Palazzolo, latitante in Sudafrica.

La storia era emersa da alcune intercettazioni telefoniche del 2003. Vito Roberto Palazzolo è un uomo d’onore della famiglia di Partinico molto vicino a Bernardo Provenzano, di cui è stato accusato di essere il tesoriere. Secondo i magistrati sarebbe il «punto di riferimento principale di natura economica dei corleonesi», esperto nell’«organizzare vasti traffici internazionali di droga e complesse operazioni di riciclaggio di denaro sporco». Oggi vive in Africa sotto falso nome, ma in Italia è stato condannato in via definitiva per traffico di stupefacenti nel processo “Pizza Connection” avviato da Giovanni Falcone, che lo considerava «una delle più importanti figure di Cosa nostra da almeno venti anni con importanti funzioni di cerniera tra il mondo imprenditoriale e la mafia», ed è stato condannato a nove anni per mafia. Per questo sua sorella Sara, otto anni fa, aveva bisogno di alleggerire la sua posizione processuale («risolvere, magari i problemi di Roberto che sono anche quelli di Marcello», sintetizzò con efficace brevità Daniela Palli al telefono) e di «ammorbidire le richieste di assistenza internazionale» che gravavano sul boss. 

Per farsi aiutare a risolvere i problemi giudiziari del fratello mafioso, a Sara Palazzolo venne subito in mente il senatore Dell’Utri: sarà la nomea di uomo vicino alla mafia che i pentiti cattivi gli hanno attribuito con le loro calunnie; sarà che è un uomo politico di rilievo della maggioranza, braccio destro del Presidente del Consiglio; sarà che, come il boss Vito Roberto ha detto per telefono alla sorella, Dell’Utri «non devi convertirlo, è già convertito». Sta di fatto che Sara Palazzolo si adoperò per mettersi in contatto con il senatore berlusconiano. Per riuscire ad agganciarlo chiese aiuto a Daniela Palli, imprenditrice dell’alta società milanese, ma africana d’adozione, che vanta amicizie di alto livello, dalla famiglia Dell’Utri a Veronica Berlusconi. Ma è legata anche Vito Roberto Palazzolo «di cui – scrivono i pm – vanta la personale e stretta amicizia», tanto che in Africa è stata anche sua ospite. 

È lo stesso Palazzolo a dare il suo numero alla sorella. Le due si sentono, e lei riferisce tutto a Dell’Utri che, dirà la stessa Palli a un conoscente comune durante una conversazione registrata da una cimice, «è interessato, se l’è presa nel cuore lo so». Vito Roberto espone a sua sorella tutti gli interventi di cui ha bisogno e lei, solerte, riferisce a Daniela Palli, incaricata di combinare un incontro di persona.

Daniela Palli la sua rete di contatti la usa per lavoro. Una telefonata tra Palazzolo e Dell’Utri vale, a suo dire, ventimila euro, e non si fa problemi a chiederli al boss, che ha bisogno, come dice lui stesso alla sorella, di «qualcuno autorevole che è in contatto qua, con le persone di qua eccetera, che potrebbe anche fare un intervento a livello governativo». Il suo lavoro va a buon fine. In un’altra intercettazione ambientale la Palli racconta: «Marcello poteva fare una telefonata a questa Sara Palazzolo e lei (la moglie di Dell’Utri, ndr) mi ha risposto sì l’ha fatta». Anche questa telefonata tra Dell’Utri e Sara Palazzolo, a cui si riferisce Daniela Palli, è stata intercettata dagli investigatori, ma non se ne conosce il contenuto perché il Senato ne ha negato, con un cavillo inventato, l’autorizzazione all’uso.


Questa storia non è entrata a far parte del processo per concorso esterno in associazione mafiosa a Marcello Dell’Utri – la Corte d’Appello rigettò la richiesta di rinnovazione dell’istruzione dibattimentale avanzata dall’accusa – ma finalmente, dopo otto anni, il senatore è stato chiamato, sia pure come testimone, a chiarirla.

Ieri, ai magistrati che gli chiedevano spiegazioni su questi contatti imprudenti, Dell’Utri ha risposto: «La Palli, moglie di un dipendente di Publitalia, ha interessato mia moglie affinché parlassi con la signora Palazzolo, che ho sentito una volta al telefono. Mi disse che voleva incontrarmi per parlare di questioni giudiziarie. Era interessata ad avere un consiglio da me sugli avvocati da scegliere per il fratello. Non mi parlò di questioni specifiche. Le ho dato la mia disponibilità (sic!) ma l'incontro non si è più svolto. Ancora sto aspettando». Infatti, per quanto siamo in grado di sapere, nella telefonata che il Senato non ha autorizzato all’uso, Dell’Utri accettò di incontrarsi con Vito Roberto Palazzolo per il tramite di sua sorella Sara.

Quando il pm chiede a Dell’Utri per quale ragione Sara Palazzolo dovesse faticare tanto (e suo fratello pagare ventimila euro) per farsi consigliare un avvocato proprio da lui, il senatore risponde: «Ho ormai maturato una lunga esperienza da imputato. Ne ho passate tante. La signora Palazzolo non è stata la prima né sarà l'ultima che mi ha chiesto come difendersi al meglio». Un imputato talmente esperto che, senza rendersene conto, aveva appena confessato di essere disponibile a prestare aiuto legale a un boss.


ARCHIVIO: Così il Senato ha occultato la telefonata tra Dell'Utri e la sorella del boss

 

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