Sono mesi, se non anni, che fior di economisti come Brancaccio propongono un modello economico differente da questo. Le proposte non mancano, ma non vengoni passate mai sui grandi media e così trionfa il pensiero unico liberista, che ci ha condotto sull’orlo del baratro e ora, pian piano, ci sarà anche la spintarella finale
"E ci risiamo, l’italianismo dei ’tarallucci e vino’".
Ma lei l’ha letto l’articolo? Dove ha potuto riscontrare "pontificazioni"? Stia tranquillo che comunque lei è in buona compagnia: si legga Capodacqua su Repubblica.
La mia analisi non vuole sostenere la tesi dell’innocenza, né quella della colpevolezza. A me è sufficiente sapere che un atleta, come qualsiasi altro cittadino, andrebbe condannato e punito (specie se con pene pesanti come in questo caso) solo quando tutti i dubbi sono stati fugati. Noi sappiamo che contador aveva tracce infinitesimali di una sostanza proibita nel sangue: ok, possiamo sospenderlo per qualche mese. Non sappiamo se l’abbia assunta volontariamente o no, né se ne abbia tratto un qualche giovamento: non sappiamo se si sia dopato. Insomma, non c’è nulla di chiaro. Quello che dici tu sulla squadra di calcio è giusto: il punto però è che se per stabilire la verità su contador hanno impiegato quasi due anni, per stabilirlo su quasi 100 ragazzi dovrebbe occorrere almeno lo stesso tempo. Perché d’altro canto chi mi dice che di quei 99 positivi ce n’erano 95 involontari (colpa dell’albergo) e quattro, invece, dopati da un preparatore atletico disonesto (e la storia recente dello sport mi ha consegnato decine di personaggi quantomeno discutibili nella gestione dei giovani). Nel caso di contador il punto è questo a mio avviso: non bisogna infangare una carriera, una vita, su basi tanto sottili. Pena costruire un altro caso Pantani. Anche lui sospeso per 15 giorni (e non per doping), ma trasformato in criminale nel giro di qualche mese.
Scusa Paolo, ma se la butti su questo piano che senso ha discutere? Al contrario di quello che tu mi metti in bocca, penso che OLTRE a Schettino ci siano altre responsabilità. Che non vuol dire assolverli tutti, semmai l’esatto contrario: condannarli tutti. Poi continuo a pensare che i processi servano a questo: accertare i fatti e stabilire delle pene giuste. Ti pare normale che si affidi a "processi mediatici" una questione così delicata? Se io fossi un parente delle vittime non mi accontenterei di catturare Schettino e buttarlo in cella. Vorrei conoscere tutta la catena di responsabilità, di cui Schettino non è che l’ultimo anello.