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 Home page > Tribuna Libera > Dalla CGIL il solito “niet”

Dalla CGIL il solito “niet”

La proposta di riforma del lavoro sta provocando tensioni e discussioni nel paese. Ma oltre le parole dobbiamo fare i conti con la realtà della deindustrializzazione che certo non aiuta.

Una netta chiusura, questa è stata la risposta della CGIL alla proposta di riforma del lavoro del governo Monti. Nonostante infatti i reiterati tentativi del ministro Fornero di pervenire ad un accordo condiviso fra le parti, nulla di nuovo ha solcato il cielo della trattative. Come prevedibile, la CGIL non ha ammorbidito la sua posizione ribadendo la contrarietà a qualunque cambiamento in tema di lavoro, come del resto è sempre accaduto negli ultimi anni. Bisogna proprio che qualcuno gli dica che il muro di Berlino è già stato abbattuto da tempo. Dico questo perché ho la netta sensazione che la bandiera che ha abbracciato con forza il maggiore dei sindacati italiani, quella cioè un po’ demagogica dei diritti del lavoro, di cui l’articolo 18 è il simbolo ormai mitico, celi in realtà un immobilismo assoluto, relegandoci in solitaria retroguardia sia in Europa che nel resto del mondo.

In tutti i paesi dell’unione infatti i licenziamenti sono più facili che da noi, sempre ovviamente se ampiamente giustificati, e danno diritto a corrispettivi economici. Più o meno quello che il ministro Fornero ha proposto e cioè il reintegro nel posto di lavoro nel caso di licenziamenti discriminatori e il solo indennizzo, fino a 27 mensilità di retribuzione, nei licenziamenti per motivi economici, sempre se considerati illegittimi. Nel caso invece di licenziamento cosiddetto disciplinare (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) sarà possibile per il magistrato decidere tra il reintegro e l'indennizzo con il pagamento al lavoratore ingiustamente licenziato tra le 15 e le 27 mensilità. La proposta contiene anche punti interessanti per la riduzione del precariato e i contratti a tempo determinato.

Ma si sa che in Italia qualunque pensiero possa anche lontanamente richiamare nel bene o nel male il mito del “posto fisso” è motivo di gazzarra, è un sopruso inaccettabile nei confronti dei lavoratori. Sta di fatto che con l’intransigenza filosofica non si mangia, col lavoro invece si, e se qualcuno preferisce costruire auto in Usa, autocarri in Germania o in Spagna, anziché in Italia, non è sempre e solo colpa di quel branco di sfruttatori ed incapaci della Fiat, non è solo e sempre colpa dei prodotti vecchi, brutti e di bassa qualità. Non sarà forse che è più conveniente? Chi vuole avere la memoria corta si dimentica che i lavoratori Chrysler, pur di rimanere competitivi, hanno accettato qualche anno fa condizioni inenarrabili, che da noi avrebbero scatenato la rivoluzione, ma oggi quegli stessi lavoratori producono automobili a tutto vapore, sette giorni su sette mentre in Italia è solo desolante cassa integrazione.

Forse, più che radicalismi populisti, si dovrebbe spiegare ai lavoratori che prima esistono i doveri e dopo i diritti. Il dovere di essere almeno competitivi quanto gli altri, per esempio, dal momento che la produttività del lavoro in Italia è la più bassa del mondo ma, in compenso, l’assenteismo è tre volte quello USA, per non parlare della conflittualità. Il dovere di far posto alla meritocrazia e non al privilegio della posizione, per fare un altro esempio, più o meno ciò che avviene da tempo in Germania o negli Usa, perché, che ci piaccia a no, il mondo è cambiato di molto dai tempi di Lama e Berlinguer. Arroccarsi dietro ideologie preconcette ha forse favorito più gli assenteisti e i fannulloni che i lavoratori, quelli veri intendo. Ci vogliono concretezza, idee, proposte, capacità di mettersi in gioco, ci vuole una visione allargata del mondo. Questo stiamo aspettando signora Camusso, altro che semplici “niet”.

 di Claudio Donini

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di PortaMetronia (---.---.---.3) 27 marzo 2012 15:04

    Sono un pò preoccupato per quello che leggo su Agoravox. Il suo livello qualitativo, per colpa di articoli come questo, scende pericolosamente sotto il livello di guardia.
    Vera e propria "disinformatia". Un cumulo di frasi fatte e banali per dimostrare cose altrettanto banali.
    Tipo: L’Italia non và male... perchè è governata da politici corrotti, mafiosi ed escort varie...l’Italia va male per colpa dei "fannulloni".
    ...e poi in Europa etc. etc.
    Mi rivolgo in quanto autore alla Redazione. Abbiate pietà evitiamo i copia-incolla stile CIA

  • Di Davide Falcioni (---.---.---.123) 27 marzo 2012 15:29
    Davide Falcioni

    Gentile lettore, come lei sa AgoraVox è un giornale partecipativo che ospita il contributo, libero da filtri "politici", di tutti coloro che hanno voglia di esprimere un’opinione. Ha quindi poco senso parlare di "copia incolla stile Cia". In ogni caso non parli di disinformazione. Sull’articolo 18 abbiamo pubblicato centinaia di articoli e prodotto un dossier, che può trovare a questo link: http://www.agoravox.it/DOSSIER-Nuovo-Articolo-18.html


    Tra le firme spicca quella di Antonio Moscato, unico titolare in Italia di una cattedra di Storia del Movimento Operaio. 

    La redazione di AgoraVox Italia
  • Di (---.---.---.112) 27 marzo 2012 19:01

    Quì non si tratta di effettuare filtri politici da parte della redazione, ma di evitare la pubblicazione di articoli dove sono citati dati falsi, privi di ogni riscontro, del tutto inventati.

    Pensavo di elencare uno dietro l’altro tutti i dati falsi e le notizie errate, ma mi sono accorto che avrei riscritto l’articolo, per cui ci ho rinunciato.

    Ma forse la redazione ci ha voluto dare un saggio del cumulo di sciocchezze ideologiche che la destra è capace di inanellare sulla questione lavoro.

  • Di PortaMetronia (---.---.---.242) 27 marzo 2012 23:32

    Per Davide. Naturalmente la disinformatia era rivolta allo "scrittore" , non al sito, di cui ho sempre apprezzato la varietà di espressioni. 

    Come giustamente rilevato da ’"anonimo" dati falsi, senza riscontro, opinioni sparate come verità accertate. Magari lo "scrittore" è in buonafede...ma i dubbi vengono.
    Un esempio su tutti, ma ogni riga è faziosa: Dove il sig,.Donini avrà mai letto" che la produttività del lavoro in Italia è la più bassa del mondo". 
  • Di (---.---.---.32) 28 marzo 2012 10:01

    Egregio Donini le è così difficile capire che - secondo la proposta Fornero - se un imprenditore (meglio sarebbe dire padrone, perché tali sono gli imprenditori italiani) vuole togliersi dalle scatole un sindacalista della FIOM non ha che da organizzare una presunta ristrutturazione del reparto e poi procedere ad un licenziamento singolo per motivi economici. Qualora il giudice dovesse accertare la pretestuosità del licenziamento, diversamente dalla Germania (cosa che lei non sa o fa finta di non sapere) dove il lavoratore sarebbe reintegrato in azienda, in Italia il lavoratore sarebbe solo indennizzato, ma perderebbe il posto di lavoro. Le è così difficile da capire che in questo modo potrebbe facilmente essere smantellata qualsiasi organizzazione sindacale indipendente e che in fabbrica potrebbero sopravvivere solo sindacati gialli.

    Ma forse è proprio questo ciò che lei desidera e allora fa finta di non capire e mette insieme una serie di luoghi comuni e dati inventati per attaccare sinistra e sindacati (veri).

    Ma mi dica lei è un ammiratore dell’apolide neoschiavista che dirige la terza industria automobilistica europea ? quella che, a differenza delle altre due che vanno bene e distribuiscono (in Germania) addirittura premi di produzione aggiuntivi , sta andando a rotoli e spera di salvarsi reintroducendo lo schiavismo in fabbrica???

    xxx1112

    • Di (---.---.---.180) 28 marzo 2012 11:31

      Gent. Sig.
      Cercherò di rispondere in maniera ordinata alle sue osservazioni.
      Penso si sia convinto che in Italia la produttività del lavoro è la più bassa del mondo. Lo dice L’Istat. E se è così, perchè mai qualcuno dovrebbe investire da noi dal momento che il costo del lavoro è una variabile importantissima del sistema, sia in Italia che all’estero? Questa dovrebbe essere la domanda di fondo. La risposta è che nessuno investe da noi se le cose non cambiano. Ancora una volta si può ricavare dai dati ufficiali europei e come anch’io non posso che costatare nel mio lavoro da almeno una decina di anni o più. La deindustrializzazione e la povertà.

      Questa è la realtà, il resto è ideologia, filosofia inutile. Dal sindacato non vedo alcuna idea concreta, solo parole. Mettiamoci quindi almeno allo stesso livello degli altri, dove il mito assoluto del "posto fisso" non esiste, non perchè non sia gradito ma perchè antistorico. Tanto per fare un altro esempio di come è il modo del lavoro fuori dal nostro paese vorrei ricordarle che in Svizzera hanno votato per la terza volta contro l’aumento delle ferie collettive. Roba da matti. Immagini qualcuno in Italia che fa campagna per diminiure le ferie. Sarebbe tacciato di "neoschiavismo" come ha anche lei ha ricordato.

      In ultimo credo che lei non abbia molta esperienza di ristrutturazioni. Io si. Le posso dire che "inventarsi" una ristuttrazione non è così facile come crede. Sia i sindacati che i giudici non sono così stupidi da non capirlo dal momento che bisogna dimostrare compiutamente di non avere lavoro, di non poter riutilizzare i lavoratori in altro modo, di non poter ricorrere algi ammortizzatori sociali ecc... ed inoltre non si può neppure scegliere chi licenziare, ci sono criteri diversi.

      So che la realtà è dura, ma è meglio cercare di capirla piuttosto che illudersi, con numeri e fatti, non filosofia e qualunquismo.

      Saluti cordiali

      Claudio Donini

      PS. Se lei va sul sito www.alfadixit.com troverà chi sono e di quale orientamento anche.

    • Di (---.---.---.163) 28 marzo 2012 16:39

      Non serve andare sul suo sito per capire quale orientamento politico lei abbia. Per ciò che scrive in questo articolo lei non può che essere di destra, inoltre anche il metodo di confronto (si fa per dire) che usa è tipico della destra autoritaria berlusconiana. Non fa che ripetere pari pari con estrema impronditudine le fandonie precedentemente espresse senza tener in alcun conto le obiezioni che le sono state fatte.

      Che l’ISTAT - a suo dire - abbia affermato che l’Italia ha la produttività più bassa del mondo - mi dia retta - non se la beve nessuno.

      xxx112

  • Di PortaMetronia (---.---.---.121) 29 marzo 2012 19:09

    Peraltro proprio il link dell’ISTAT inserito per "provare" la VERITA’ conclamata di Donini....dice un’altra cosa. 

    E con questo chiudo...per evitare i perditempo.
    • Di (---.---.---.180) 30 marzo 2012 09:33

      Gent. Sig. PortaMetronia
      a me sembra che il dato ISTAT confermi ciò che personalmente costato ormai da altre un decennio e cioè la progressiva perdita di competitività del nostro paese che è assolutamente incapace di rinnovarsi, di cambiare, un paese dove tutti rivendicano "diritti" senza mettere sul piatto della bilancia i "doveri". Più diritti significa proprio più doveri, questo è lo spirito che ha animato coloro che hanno portato il nostro paese dalla guerra all’opulenza. Oggi tutto questo è fuori moda, "giurassico" direbbero i giovani, sorpassato dalla televisione, dal qualunquismo, dal mito del posto fisso e dalla pensione, dal tirare a campare, dall’immobilismo senza capire che il mondo cambia molto ma molto rapidamente. Questo a me sembra il dato ISTAT, se lei ha una diversa veduta sarei contento di capire di più, e le assicuro che non è tempo perso. Grazie.

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