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Dal nazionale al locale: scenari per possibili alleanze M5S – PD

Dietro l’angolo ci sono tutta una serie di elezioni amministrative che potrebbero essere utili per testare anche in ambito locale l’alleanza M5S – PD con l’aggiunta di liste civiche espressioni di interessi specifici dei territori. 

 Si vota in regioni importanti come Emilia Romagna e Umbria ma anche in comuni come Matera in una regione come la Basilicata che solo fino a qualche anno fa era governata ad ogni livello dal PD e dalle sue liste satelliti. Franceschini, a mio modesto parere la vera mente politica del nuovo corso del PD, ha rilanciato l’ipotesi di un’alleanza sui territori al fine di bloccare il centrodestra.

Ad esempio in Basilicata, quando era ancora in corso la trattativa per ridefinire il Governo Conte 2, il capogruppo PD in Consiglio regionale, Cifarelli, ha lanciato segnali chiari e netti al M5S in vista delle elezioni comunali di Matera. La risposta negativa del M5S non si è fatta attendere. Il punto è che l’alleanza tra M5S e PD, pur essendo scritta nel codice genetico di entrambi, tanto per citare Grillo, arriva inaspettata e in anticipo rispetto ai tempi ed è dovuta ad una serie di valutazioni errate da parte di Salvini che ha aperto la crisi di governo sperando nelle elezioni politiche anticipate.

Se così non fosse stato il governo giallo – verde avrebbe continuato ad operare, il PD avrebbe continuato a fare l’opposizione alla ricerca di un ruolo politico rinnovato, il M5S avrebbe continuato nella sua ricerca di un modello organizzativo idoneo e nella definizione della propria identità post ideologica continuando a subire la presenza ingombrante di Salvini. In sostanza il governo M5S, PD, LeU è nato più per demerito degli altri che per volontà chiara e manifesta dei soggetti politici coinvolti. Al demerito di Salvini si sono aggiunte le modifiche al contesto UE che hanno richiesto un supplemento di responsabilità alle forze politiche coinvolte nel sostegno al Conte 2 verso gli italiani.

In sostanza M5S e PD non potevano esimersi dall’andare a verificare se con la nuova Commissione UE i cambiamenti prospettati in merito a vincoli di bilancio, investimenti, immigrazione fossero reali. Altro però sono le questioni locali. Il M5S, come si evince dai risultati elettorali nelle elezioni amministrative, appare debole. Le vittorie alle comunali di Torino e Roma sono un ricordo. Vedendo i risultati delle regionali di: Abruzzo, Sardegna, Basilicata e Piemonte, solo in Abruzzo e Basilicata gli elettorati di M5S e centrosinistra sommati sarebbero risultati vincenti sul centrodestra. Il problema è che in politica 1+ 1 può fare anche qualcosa diverso da due. Molto dipende dalla capacità di mobilitare gli interessi locali e dai singoli sistemi elettorali.

A livello nazionale il sistema elettorale per quanto maggioritario, consente la formazione di maggioranze in Parlamento, in ambito regionale e comunale i sistemi elettorali si caratterizzano per essere fortemente maggioritari per cui la maggioranza di governo esce direttamente dalle urne. Per questa semplice ragione ipotizzare delle semplici coalizioni M5S – PD, senza rivedere profondamente le politiche che i governi regionali di centrosinistra hanno portato avanti in questi anni oltre che un’accurata selezione dei candidati da mettere in lista, diventa molto difficile se non impossibile. 

Evidenziavo prima che il M5S in ambito locale soffre le competizioni elettorali; spesso è risultato il primo partito ma non essendo in coalizione con altre forze politiche non ha vinto nessuna tornata elettorale. Alle regionali è ormai da diversi anni che assistiamo al calo della partecipazione al voto e non è da escludere che a soffrire per l’astensione sia proprio il M5S. Nei territori appare disorganizzato o quanto meno il suo essere partito digitale non gli consente fino in fondo di interpretare gli interessi locali. A differenza del M5S il PD, sia da partito di governo che di opposizione, è presente sul territorio con i suoi amministratori; l’essere tornato al governo nazionale potrebbe favorirlo consentendogli di riallacciare parte delle relazioni interrottesi sui territori. 

Proprio su questo aspetto si gioca la sfida riformatrice e di innovazione che potrebbe portare anche in ambito locale alla nascita di coalizioni tra centrosinistra e M5S. In parole povere: se il PD si presenta all’incontro con il M5S con le stesse politiche che ne hanno segnato la sconfitta e il declino in termini elettorali non vi possono essere punti di convergenza; se, invece, accetta la sfida e si presenta con una proposta innovativa tale da costringere lo stesso M5S a superare le perplessità che in ambito locale sono ancora più forti dell’ambito nazionale e europeo. 

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.49) 14 settembre 2019 11:45

    Calma. Il PD deve prima spurgare come le lumache nella farina; ha una classe politica e amministrativa coperta di peccati veniali e mortali da fare invidia a Forza Italia, il che è tutto dire. Certo esistono assonanze politiche di fondo, ma pur necessarie non sono sufficienti per giustificare una alleanza anche a livello locale. Quanto meno è prematura, anche se capisco che governare senza avere strutture condivise anche a livello locale è rischioso. Oltretutto il PD è ancora un cantiere aperto e ritengo che a breve ci saranno belle sorprese.

    saluto

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