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Da Newton al selfie2.0

Come ho creato il selfie2.0, la nuova rivoluzione mediatica del ventunesimo secolo

«Un minuto e torno, devo comprare solo il pane».
In macchina, fermo nel parcheggio attendo paziente il ritorno di mia moglie. Dopo un quarto d’ora, della mia dolce metà ancora nessuna traccia. Il supermercato è un buco nero che inghiotte ogni donna: gli intenti sono sempre minimalisti ma – dopo un tempo indefinito – il carrello stracolmo smentisce le promesse coniugali.

Dunque, per ingannare le attese, seduto sul comodo seggiolino della mia vecchia Skoda blu, col braccio sinistro appoggiato fuori dal finestrino, socchiudo gli occhi ed ascolto la musica.

La leggenda racconta che, nel lontano 1666, Isaac Newton seduto sotto un melo nella sua tenuta a Woolsthorpe, fu colpito da una mela che gli cadde sulla testa. L’incidente scatenò l’acuta riflessione: perché la Luna non cade sulla Terra come la mela?

Ebbene, senza falsa modestia, anche al sottoscritto un semplice episodio ha suscitato una profonda riflessione, forse l’inizio di una nuova rivoluzione mediatica.

Apro un occhio e guardo la mia immagine attraverso lo specchietto dell’auto.

Osservo il volto, gli occhiali, la maglietta, la carnagione abbronzata, i capelli ancora neri con qualche filo d’argento.

Sono io.

Spinto dall’intuizione, senza riflettere prendo lo smartphone e mi immortalo.

Scruto ingordo la foto: è un autoscatto oppure un selfie?
Nulla di così banale.

Lo scatto – conservato gelosamente nella galleria del mio dispositivo – è qualcosa di indefinibile mai visto prima, forse il capostipite di una nuova forma d’arte moderna.
E’ il selfie2.0, per i superficiali un autoscatto allo specchio, per chi vede oltre, invece, rappresenta l’egocentrismo dell’individuo del ventunesimo secolo limitato dalla coscienza personale, l’eterna lotta tra la voglia di mostrarsi e la decenza del privato, il conflitto interiore che lacera l’animo dell’uomo ipertecnologico, la dipendenza delle nuove generazioni come segnale mediatico contro l’uso indiscriminato delle droghe nel mondo.

Forse questa fotografia chiarirà alle folle confuse il giusto percorso da seguire.
Ma non tocca a me affermarlo, a Voi la decisione se fermare lo sguardo al dito che indica la Luna, oppure esplorare la Luna.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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