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DOCUMENTI - Le carte (presunte) di Don Vito













 

"Fu deciso di salvare Di Pietro e non Borsellino";
"Mancino e Rognoni non sono all’altezza della trattativa. Molti dei politici italiani che hanno pianto Falcone parlavano con Cosa nostra. Di Pietro era condannato con Borsellino ma qualcuno potrebbe avere voluto salvarlo". Lo avrebbe affermato, in due documenti dattiloscritti, l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino. Le carte sono state prodotte da Massimo Ciancimino e depositate agli atti del processo Mori dai pm Ingroia e Di Matteo. La polizia scientifica non ha ancora depositato le perizie sulla loro autenticità (su uno, finora inedito, dei due non sono presenti annotazioni a penna o matita). Su queste carte i pm hanno già interrogato Ciancimino junior. Leggi l'articolo





Le lettere a Fazio: "Il 'regime' armò la mano delle stragi"
Tra i documenti consegnati da Massimo Ciancimino c'è anche una lettera, scritta forse nel 1993, al Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, di cui AgoraVox pubblica una versione finora inedita con la firma autografa (la scientifica l’ha confermato) dello stesso Don Vito. Nella lettera l’ex sindaco mafioso di Palermo parla di un fantomatico “regime” che avrebbe ideato un “piano eversivo” perpetrato con le stragi del ’92-’93. Scrive che la mediazione in corso con l’allora colonnello Mori si interruppe dopo che Borsellino, oppositore della trattativa, venne ucciso. E parla di De Gennaro, il "galantuomo", ex capo della polizia, che la Dc gli avrebbe inviato per "prepararlo al triste evento". Leggi l'articolo








LEGGI: Massimo Ciancimino dà cinque versioni differenti sul documento contraffatto su De Gennaro: "c’è un puparo"


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