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Cultore di morte

Cultore di morte o di vita? Dov’è il confine?

Forse sarò anche uno statalista e un cultore della morte, come ha detto Berlusconi, ma il rumeno che dopo aver investito e ucciso, incurante dei lamenti delle vittime è entrato in un bar e ha chiesto una birra io lo avrei lasciato alla folla.
Si poteva giustiziare subito, all’istante, senza pietà in base a quel comandamento, a quella forma di equità addirittura scritta nella Bibbia dell’occhio per occhio dente per dente, ed anche per altre considerazioni aggiuntive fra cui quella fondamentale che chi si comporta in questa maniera non ha il diritto di chiamarsi umano. E’più simile ad un animale, ad una bestia che quando diventa pericolosa per gli uomini deve essere abbattuta.

Capisco anche che questo mio ragionamento è dettato più dall’emotività che dalla logica e forse sarei anche disposto a tramutare la pena in un carcere a vita ai lavori forzati, come si vede nei film, dove i carcerati trascinano quella palla di ferro legata alle caviglie.

Quello che mi rammarica è che questo delinquente deficiente si beccherà solo qualche anno di galera e poi sarà di nuovo libero di ubriacarsi e fare altre vittime, magari con quell’indifferenza colpevole che ha dimostrato oggi.

Ricordo infatti che il massimo della pena per questo tipo di reato in Italia è stata inflitta a quel romano ubriaco che ha ucciso due incolpevoli fidanzati, uccisi sul colpo ad un incrocio preso a folle velocità con la sua Mercedes incurante del semaforo rosso. Nove anni, ed ha fatto notizia perché a molti è sembrata una pena troppo severa!

Chi avesse da fare osservazioni a questa mia posizione radicale, osservazioni legittime poichè ognuno ha la sua cultura e i suoi convincimenti fra cui, molto sentiti, quelli religiosi, vorrei porre questa semplice domanda. Vorrei che facessero l’ipotesi che su quell’auto si fosse trovato un loro figlio, che tornava tranquillo da una giornata di lavoro, un bravo figliolo incolpevole e ignaro magari ansioso di tornare a casa dove una giovane moglie lo aspettava a insieme ai figli per una bella cenetta tutti insieme. Ucciso sul colpo da un delinquente ubriaco che viaggiava a forte velocità su un auto rubata e che nemmeno si è preoccupato di quello che aveva causato. Testimoni riferiscono che non li ha nemmeno guardati mentre rantolavano sull’asfalto e se ne è andato al bar a chiedere una birra!
Penso che solo con un forte sentimento religioso si possa perdonare un simile animale.
 
Da parte mia questo non è possibile, forse perché giudico la morte con uno spirito laico, un punto di vista diverso da quello espresso da chi ha una forte fede religiosa che condiziona, in bene o in male, il suo ragionamento e il suo giudizio.

E’ di questi giorni il dramma di Eluana.

Ognuno ha la sua posizione in merito, posizione legittima e comprensibile che oltrepassa i confini della politica, della cultura, ma si nutre del proprio vissuto, delle proprie esperienze, delle proprie convinzioni religiose o meno.
E’ lo stesso concetto di morte che non è uguale per tutti.

Quello del Presidente del Consiglio e dei suoi accoliti non è uguale al mio ed io mi ritengo offeso quando lui si pone dalla parte del bene (liberale e per la vita) in contrapposizione quelli che non la pensano come lui (statalisti-non perde mai occasione- e per la morte) che pone dalla parte del male.

 
Il suo pensiero è fondamentalmente derivato dalla sua concezione religiosa e cerca di difendere quella che lui chiama vita, senza se e senza ma. E’ un concetto del tutto legittimo, comprensibile, non ci sarebbe niente di male ad esprimerlo e a difenderlo. Non lo sarebbe se alla base ci fosse anche un tornaconto politico, una strategia, ma non lo credo e ritengo che la sua posizione sia sincera e quindi legittimo difenderla.
 
Questa difesa assume tuttavia caratteristiche improprie quando lo stesso concetto si vuole estendere ed imporre per legge a tutti gli altri cittadini che non lo condividono.

Il mio concetto di vita è infatti diverso, laico, molto più pragmatico ma non per questo deve essere necessariamente sbagliato e non mi sembra giusto che per legge mi se ne imponga uno diverso.
 
Eluana per me è morta esattamente diciassette anni fa, quando le sue cellule celebrali sono morte in seguito all’incidente stradale di cui è rimasta vittima. Con la morte delle cellule celebrali (sono cellule che non hanno nessuna possibilità né di rinascere né di essere sostituite, non ci sono dubbi in questo) è scomparsa la sua coscienza, le sue funzioni superiori come quella del pensiero, dei sentimenti, dei rapporti con il mondo esterno, di quelle funzioni che fanno sì che un corpo fatto di braccia, gambe, ossa e muscoli diventi “persona”.
 
Eluana è morta e come un fardello inutile è rimasto il suo corpo che diciassette anni di immobilità avranno trasformato in un pezzo di legno sgradevole, immobile, sgraziato, sformato cheil padre si è sempre rifiutato di far vedere proprio per quel rispetto che un padre deve sempre avere per i propri figli. Una violenza verso la figlia amata che “Beppino boia”, come hanno scritto alcuni deficienti sul muro della clinica, ha avuto la forza di imporre ai media che lo assediavano e che volevano utilizzare la immagini a favore della sua causa, per far vedere al mondo che non si stava in effetti parlando di una persona ma solo di un corpo devastato.
 
E lo stesso concetto di pietà che è diverso ma non per questo uno dei due concetti dovrebbe essere criminalizzato come nelle parole incaute e offensive del Presidente.
 
Egli ha fatto anche di più, ha definito la richiesta del padre un modo “per liberarsi di un fardello”, una frase incredibilmente cattiva oltre che offensiva, non solo per il padre di Eluana ma per tutti gli italiani che sono vicini a quest’uomo disperato e che dimostrano la mediocrità e l’insensibilità, per non dire peggio, del Capo del Governo.
 
Se pietà per i cattolici è lasciare la ragazza in vita, così loro chiamano questo stato vegetativo che dura ormai da diciassette anni, pietà per i laici è invece lasciare che il suo corpo distrutto venga finalmente liberato dai tecnicismi che lo vogliono conservare ed Eluana sia finalmente liberata.
 
Che possa finalmente essere fatta la sua volontà. Questa è la vera “pietas” per i laici.
 
Chi meglio dei parenti più vicini può giudicare cosa è meglio per queste persone così sfortunate, chi sa e conosce più di tutti, chi ama più di tutti. Lasciamo a loro la decisione e non facciamoci paladini di vita e di saggezza.
 
Nessuno può vantarsi di sapere esattamente, la vita e la morte sono ancora cose molto misteriose, non è certo per decreto che possono essere spiegate.

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