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Cronaca della doppia presentazione di due libri antimafia a Canicattì

Doppio appuntamento a Canicattì sul tema dell’illegalità e la mafia

 

Il 15 ottobre a Canicattì si sono svolte due interessanti presentazioni di altrettanti libri sulla mafia. "I costi dell’illegalità - Mafia ed estorsioni in Sicilia" il titolo del primo curato dal Prof. Antonio La Spina sulla base di una indagine promossa dalla Fondazione Chinnici ed edito da Edizioni Il Mulino nel 2008. Ospiti l’Avvocato Chinnici, figlio del magistrato ucciso dalla mafia, il Dott. Gianbattista Tona, Magistrato del Tribunale di Caltanissetta e il Prof. La Spina. Luogo della presentazione la saletta riunioni della Fondazione Giovanni Guarino Amella, situata nell’ariosa e ridente Contrada Montagna che inizia appena sopra il già elevato Santuario della Madonna della Rocca dedicato al Venerabile Padre Gioacchino la Lomia, il monaco cappuccino canicattinese autore di parecchi miracoli nella seconda metà dell’800.

L’evento s’inquadra nell’ambito della manifestazione Ottobre Piovono Libri 2010 che prevede tre incontri, il 15, il 22 e il 29, tutti di venerdì dove si presenteranno altri libri. Questo è un venerdì un po’ grigio e piovoso ma animato oltre che dall’evento anche dall’amenità del posto immerso in un verde ben curato. Intorno alle 17,00 il Presidente della Fondazione, il Dott. Guarino Amella, figlio dell’eponimo della Fondazione, apre l’incontro presentando e ringraziando gli ospiti. Il Dott. Tona parla dell’attendibilità dell’analisi economica e sociale e delle cifre contenute nel libro poiché basata non sulle testimonianze dirette degli imprenditori interessati dalle estorsioni, che potrebbe risultare falsata, bensì sulle 2300 sentenze passate in giudicato. Mille miliardi l’anno è il costo annuo delle estorsioni in Sicilia. Soldi che non contribuiscono allo sviluppo dell’economia dell’Isola giacché non reinvestiti nel circuito economico virtuoso, per cui è come se venissero prelevati dalle tasche degli imprenditori e poi buttati in un pozzo, dice il Dott. Tona.

L’avv. Chinnici fa notare che nella provincia agrigentina tale somma ripartita per il numero degli abitanti ammonta a € 186 pro capite, per cui il problema diviene anche sociale oltre che economico, ma difficile da sradicare fin quando la somma estorta viene considerata culturalmente, di generazione in generazione, come un’altra normale voce di spesa da aggiungere nei consuntivi dell’azienda, almeno fin quando l’imprenditore percepirà che è più conveniente pagare che denunciare. Ricordando l’imprenditore assassinato dalla mafia Libero Grassi, osserva comunque l’inversione di rotta delle istituzioni riguardo al problema, se allora Confindustria lo isolò quando denunciò i tentativi di estorsione, e oggi invece estromette chi paga il pizzo. Un analogo studio la Fondazione dedicata al padre sta preparando sulla Camorra, i cui risultati saranno presentati prossimamente a Napoli. Le estorsioni camorristiche sono molto più predatorie, dice, nel senso che sottraggono alle aziende il massimo possibile, senza curarsi di provocarne il fallimento certo. La mafia invece, non certo per benevolenza ma per preciso calcolo, estorce delle somme “adeguate”, in media 500 € al mese, assicurandosi così introiti durevoli.

Il Prof. Spina ha voluto puntualizzare che il lavoro scientifico contenuto nel libro è merito della ricerca dei collaboratori della Fondazione Chinnici, che lui ha solo ordinato. Ringrazia il Dott. Tona per aver colto lo spirito del libro ma chiarisce che non è d’accordo sulla sua nota di dissenso riguardo alla linea del Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che vorrebbe introdurre il reato di favoreggiamento alla mafia per gli imprenditori che pagano il pizzo, esponendoli al doppio fuoco dei briganti e della legge. Il Prof. Spina dice che si devono fare i dovuti accertamenti per poter distinguere chi paga per acquiescenza e/o paura e chi per trarre invece dei vantaggi dalla mafia. Ha detto che comunque i risultati dell’indagine portata avanti dalla Fondazione Chinnici sono passibili di superamento da ulteriori studi, proprio in quanto scientifici e quindi poggianti su palafitte e non sulla terraferma, come diceva il filosofo Karl Popper.

L’altra presentazione si è svolta al Teatro Sociale intorno alle 18.45, giusto dopo il termine di quella appena descritta, dove molti si sono spostati, compreso il sottoscritto, compiendo una vera e propria discesa dalla parte più alta della città a quella più bassa, nella Piazza IV Novembre. Il Teatro è già gremito e dopo pochi minuti si abbassano le luci per ascoltare il monologo dell’attore Marco Gambino che a più riprese impersona Totò Riina e Michele Greco con brani in dialetto siciliano, a tratti esilaranti per il tono mafiosamente allusivo e per il contenuto paradossale se non delirante, estratti da alcune dichiarazioni dei due mafiosi nei vari processi mentre entrambi si discolpano da tutte le accuse a loro carico e si dichiarano semplicemente vittime dei pentiti. Per poco non si vede spuntare l’aureola sopra i loro capi.

Gli ospiti sono seduti disinvoltamente su delle eleganti poltrone poste sul palco di fronte al pubblico, senza la formale separazione del lungo tavolo che solitamente si frappone tra i relatori e il pubblico nelle presentazioni di libri. Il tono è quasi colloquiale con il giornalista Gaetano Savatteri che come un padrone di casa riceve e intrattiene i suoi ospiti in salotto conversando autorevolmente di mafia. Il libro da presentare, infatti, è "FAQ Mafia" di Attilio Bolzoni, giornalista di la Repubblica, già autore del libro "Il capo dei capi" da cui venne tratto l’omonimo film, da alcuni criticato per aver fatto apparire il mafioso quasi come un eroe potenzialmente emulabile dai giovani. Bolzoni dice che comunque, al di là della forma, è importante parlare di mafia, si deve farlo. Quando appena 30 anni fa nessuno ne parlava e anzi alcuni procuratori ne negavano addirittura l’esistenza, non si faceva affatto un buon servizio alla lotta alla mafia. Si possono accettare le critiche sul modo con cui se ne parla, ma non è accettabile, dice ancora, che un Presidente del consiglio affermi di volere strangolare chi ne parla perché secondo lui infangherebbe il Paese.

Il senatore Peppe Lumia ed ex Presidente della Commissione Antimafia parla della insufficienza dell’azione penale se non vi si affianca anche quella morale che condanni eticamente la mafia e le sue molteplici collusioni, citando alcuni esempi di uomini delle istituzioni condannati in più gradi per mafia ma che continuano ad occupare le loro poltrone.

Il Magistrato Gaetano Pace parla anche della stessa riluttanza degli Ordini a radiare un loro iscritto macchiatosi di reati gravi e che anzi paradossalmente capita che viene pure promosso; degli importanti arresti compiuti e dei molteplici beni confiscati alla mafia; e della necessità di occuparsi dei figli dei mafiosi che rimangono marchiati a vita per le colpe dei padri. Il senatore Lumia parla poi dell’evoluzione della criminalità organizzata in genere, sempre più defilata e poco visibile tale che stanno quasi scomparendo i mafiosi ma che la mafia purtroppo rimane e s’infiltra sempre più nel tessuto economico e istituzionale avendo come unico obiettivo sempre il denaro. Dei figli dei boss che oggi sono laureati e docenti in università prestigiose del mondo tipo Harvard. Dei politici mediatori che sono scomparsi poiché alla fine si sono rivelati inaffidabili come i vari Lima per lasciare spazio ai Ciancimino, ai mafiosi che occupano direttamente i ruoli istituzionali e politici. E avverte della pericolosità di questa evoluzione e di non cullarsi troppo del basso profilo adottato ultimamente dalla criminalità organizzata, ricordando la strage di Duisburg eseguita dalla ’Ndrangheta il giorno di Ferragosto nel 2007, da cui non esita minimamente derogare se la necessità lo richiede.

Alla fine il Dott. Alberto Tedesco, Presidente dell’Associazione La Città Invisibile che ha organizzato l’incontro, ringrazia gli ospiti, il pubblico e i patrocinanti l’evento quali il Comune di Canicattì, la Camera di Commercio e la Confindustria di Agrigento. Fuori dal Teatro è già buio e un po’ umido per il recente acquazzone, ma rimane dentro la piacevole impressione che a Canicattì il pomeriggio sia trascorso in maniera interessante e fruttuosa.

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