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Crisi di Governo. Mattarella, Presidente molto fast poco furious

Se un attributo sembra meritare il Presidente Mattarella è quello di fast per la speditezza con cui ha gestito la crisi di governo. I tempi sono stati così veloci da lasciare stupefatti gli osservatori interni ed esterni alla politica. L'uomo non ha esitato neppure di fronte a festività religiose o a laici weekend. La riprova? Una soluzione della crisi tanto rapida da competere con la sceneggiatura di un nuovo episodio di "Fast & Furious" con Mattarella intento a rubare la scena all'attore Vin Diesel. O no?

No, appunto. E non tanto per l'incommensurabile prestanza muscolare tra i due, quanto perché sembra di comprendere, a giochi fatti, che di fast ci sia stata solo la fotocopiatrice di Palazzo Chigi e, di conseguenza, il fax del Quirinale nel ricevere i dati. Poi, a difettare del tutto in Mattarella è stato il furious, cioè quello stato d'animo capace di fargli affrontare "di petto" la situazione. Il Presidente in carica ha certamente dato prova di discrezione, riservatezza e misura, doti più che apprezzabili dopo gli eccessi, spesso spiacevoli, ai quali ci aveva abituato il suo predecessore Giorgio Napolitano, ma non tali da fargli gestire la crisi con la consapevolezza che il voto referendario netto, chiaro, incontestabile avrebbe meritato.

Un Presidente della Repubblica appiattito sulle volontà di un Presidente del Consiglio dimissionario, sonoramente sconfitto e palesemente rifiutato dalla stragrande maggioranza degli elettori, non dà il migliore esempio di virtù che la massima istituzione della Repubblica poteva, e doveva, mostrare. Tant'è. Teniamoci, dunque, un governo fotocopia il cui ruolo sembrerebbe circoscritto a sistemare le cose dopo che la Corte costituzionale si sarà pronunciata sulla legge elettorale. Ma in qualsiasi direzione vada a parare il pronunciamento della Corte sull'italicum, c'è da scommettere che l'atmosfera diverrà a dir poco rovente. Infatti, il M5S aveva definito "fascista" l'italicum, ma nella sua arcinota coerenza chiede oggi di andare a votare, e non a caso, con quel sistema "fascista". Altrettanto dicasi per Lega Nord e Fratelli d'Italia ai quali va almeno riconosciuto un briciolo di congruenza in materia di "fascismo".

Il PD, invece, continua a pendere dalle labbra di Renzi senza neppure rendersi conto del "cul de sac" in cui è andato a infilarsi, con la sinistra del partito diventata vieppiù commovente nel presumere di rappresentare un progressismo del quale il partito in cui milita ha già da tempo celebrato il "de profundis". E qui arriviamo al comico. I lettori avranno notato la scenetta in cui Matteo Orfini, presidente del PD, durante la direzione del partito dà la parola a Guerini affibbiandogli l'appellativo di "compagno" tra il plateale disappunto dell'interessato e l'ilarità dell'assemblea. Siamo arrivati anche a questo!

Ridere per ridere, non sarà sfuggita l'ilare scenetta della delegazione del PDL all'uscita dalle consultazioni presso la Presidenza della Repubblica. I tre, Brunetta, Berlusconi, Romani, parati in ordine d'altezza, sembravano riprodurre una vignetta dei "fratelli Dalton", i nemici giurati di Lucky Luke. Che spasso. Ma loro non se ne sono resi conto. Che dire, poi, di quel tale Di Battista del M5S che, intervistato a caldo, attribuiva agli avversari tutte le magagne proprie del suo "movimento"? Anche lui può essere scusato; in fin dei conti milita nel movimento politico di proprietà privata di un comico.

Però, una domanda è d'obbligo: dov'è la sinistra in tutto questo bailamme? Ebbene, viste le cose, possiamo definire oggi quell'universo come la "sinistra cous-cous", una sorta di poltiglia sbriciolata, buona e gustosa, ricca di singoli chicchi preziosi, digeribili e nutrienti, ma senza un condimento tale da poterla presentare in un unico piatto apprezzabile da quel buon venti per cento d'elettorato che ne può costituire l'insieme, il bacino d'utenza. L'illusione della lista Tsipras è evaporata, non i contenuti. Vediamo se qualcuno sarà capace di addensare intorno a una proposta credibile quell'intero mondo calpestato, offeso, persino deriso da Renzi e dal renzismo. Sarebbe una bella risposta per il Paese nel futuro prossimo.

Ci dicono, e possiamo confermarlo, che ridere fa bene alla salute. Ridiamo ora, come ridemmo, ma anche piangemmo, allora con Berlusconi, le sue olgettine e le altre infinite nefandezze, ma non permettiamo a Gentiloni, nell'agognato dopo Renzi, di portarci a rimpiangere perfino quei tempi.

Non lo meritiamo. Presidente Mattarella, nel futuro prossimo veda di essere un po' meno fast e un po' più furious, attento ai messaggi che la gente le manda. Gliene saremmo grati, evitando persino di far confronti con i muscoli di Vin Diesel.

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