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Crisi: conto alla rovescia

Il dato di Pil del quarto trimestre, a livello europeo, indica quello che tutti quelli che si dedicano all’osservazione della realtà e non a produrre spin da treccartari avevano intuito da tempo: la congiuntura globale sta peggiorando, e l’Italia resta l’anello debole della catena.

Dalla prima stima di Istat si apprende che nel quarto trimestre del 2015 il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e
destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,0% nei confronti del quarto trimestre del 2014. La composizione in dettaglio verrà comunicata solo il 4 marzo, con la stima finale, ma Istat informa che la domanda interna (al lordo della variazione delle scorte) ha fornito contributo negativo mentre il commercio estero netto ha avuto variazione positiva, invertendo la recente tendenza.

Tra i paesi con cui ci confrontiamo (si fa per dire), la Germania cresce nel quarto trimestre dello 0,3% e la Francia dello 0,2%. In questo secondo caso è già disponibile la disaggregazione del dato, con i contributi, e non è molto rassicurante, visto che c’è un +0,4% di spesa pubblica ed un accumulo di scorte per ben lo 0,5%, mentre la spesa delle famiglie flette dello 0,4% nel trimestre. Quello francese è un dato a composizione molto negativa, se possiamo esprimere un giudizio.

Invece, se siete appassionati di sequenze e tendenze, osservate la variazione trimestrale degli ultimi quattro trimestri di Pil italiano:

+0,4%

+0,3%

+0,2%

+0,1%

Gli anglosassoni lo chiamano momentum, e non è la versione esotica di un farmaco per l’emicrania. Non perderemo troppo tempo. L’essenza è che il rallentamento tocca anche l’Eurozona, come del resto ci si poteva attendere, e l’Italia non ha potenziale di crescita malgrado gli strepiti patriottici di Renzi. Non è peraltro chiaro se il premier sia davvero convinto che il deficit serva a mantenere la crescita ed alla fine si ripaghi, in una sorta di keynesismo da oratorio o campo scout, oppure se è solo crescente disperazione. I prossimi mesi saranno interessanti ma temiamo non indolori. La realtà bussa sempre alla porta, e a volte la sfonda a calci.

Nel frattempo, oltre a qualche spin incomprensibile ma patriottico, e a qualche titolo lisergico, di quelli di solito “ispirati” dal bravissimo Filippo Sensi, vi segnaliamo il “commento” della nuova stella nascente della psichedelia piddina. Lasciate alle spalle le Moretti e le Bonafè (anche se quest’ultima ancora resiste, malinconicamente, in qualche talk politico), ora c’è lei, Silvia Fregolent. L’ultima virtuosa di un’agenzia di relazioni pubbliche fattasi partito. O forse era un circolo di cabaret?

«Il +1 per cento tendenziale, la crescita più alta dal 2011, il rispetto finalmente dei parametri europei, sono il segno che l’Italia sta ripartendo su basi solide. Le riforme stanno dando il risultato atteso e la strada intrapresa è quella su cui andare avanti. Siamo in contesto internazionale complesso e la nostra azione a livello europeo e internazionale è determinante al pari delle riforme attuate per consolidare la ripresa e continuare a guardare con fiducia ai prossimi mesi». Lo dichiara la vice capogruppo Pd alla Camera Silvia Fregolent (Ansa, 12 febbraio 2016)

A voler usare gli stessi canoni comunicativi del premier, potremmo comunque dire che Renzi porta un filo di sfiga, ma cercheremo di essere superiori. Nei prossimi mesi, servirà capire e decidere che fare dei conti pubblici di un paese in pre-dissesto, in caso di nuova recessione. E non sarà un bello spettacolo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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