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Crescita e Eurobond

Non servono gli eurobond, ma politiche per spingere nuovi investimenti

Tutti in Europa attaccano la Merkel perché impedisce la crescita, il rilancio dell’economia europea e il salvataggio del debito dei paesi deboli rifiutando gli eurobond.

Personalmente sono completamente d’accordo con la Merkel. Per vari motivi.
Il primo è che, Grecia e Italia a parte, i paesi d’Europa crollati sono tutti paesi con debito pubblico contenuto. La Spagna, quella in peggiori condizioni, sta intorno allo 85% del pil, il Portogallo e l’Irlanda sotto il 50%. E’ chiaro che per quei paesi il problema non è il debito pubblico. E’ nelle banche.

Diverso è il caso della Grecia, la Grecia l’ha fatta sporca, ha il 170% di pil sul debito, assume invece di licenziare, trucca i bilanci nascondendo un deficit enorme (simile al 10% degli Usa), ma, fermo restando un sano commissariamento, non la si può risanare spingendola alla fame. Andrebbe finanziata per la crescita. 
Ma non servono eurobond, servono politiche come quelle usate ovunque per le aree depresse, per spingere ad investire in quelle zone o un piano Marshall sotto controllo stretto.

L’Italia è un caso diverso...

L’Italia è un caso ancora diverso. In Italia il debito pubblico è grande, ma non è insostenibile, mentre le banche pare siano solide. Spesso più di quelle tedesche, di molte tedesche.

Da noi non c’è bisogno di ricorrere al debito pubblico per finanziare la crescita o di finanziare le banche. In Italia, a parte quanto da me esposto tempo fa, sono rientrati 110 miliardi con lo scudo fiscale.
Tra Stato ed evasori si è stipulato un contratto atipico in base al quale l’evasore faceva rientrare capitali e lo Stato accettava una mancetta per imposta, (poi salita lievemente con Monti).

Quale era la causa di quel contratto, non il motivo, ma la causa, la funzione economico/sociale del contratto?

Chiaramente la causa era, e non poteva essere altra, quella di far rientrare nella legalità situazioni illegali e portare capitali nella disponibilità della collettività italiana in modo che quella troppo libera iniziativa privata non si svolgesse “in contrasto con l’utilità sociale”(art. 41 della Costituzione).
Insomma, un contratto come quello con i “pentiti”: impunità in cambio di vantaggi.


Solo che i beneficiari non hanno adempiuto al loro impegno. Oppure hanno, diciamo così, posto in essere un contratto senza causa e quindi, come tale, nullo.

La loro gestione è rimasta “in contrasto con l’utilità sociale”. Perché di quei 110 miliardi solo 4,5 sono stati investiti in aziende. Le loro aziende.

E questo fatto in ogni caso, a mio avviso, legittima, moralmente e giuridicamente, lo Stato a non adempiere a sua volta o, almeno, a colpire con aliquote, sì ridotte, ma non sino a quelle somme. Come quando lo Stato toglie la protezione e il sussidio al pentito che non parla o che continua a delinquere.

Lo Stato, quindi, può revocare totalmente o in parte i benefici e applicare una aliquota fiscale, ad esempio, del 30% e, senza sanzioni, chiedere gli interessi legali su quelle somme dal momento della formazione ad oggi.

Questo provvedimento su soggetti che, evidentemente, della gestione “in contrasto con l’utilità sociale” hanno fatto una scelta di vita darebbe allo Stato quei 50 miliardi che servono per un piano di lavori pubblici in grado di aiutare la congiuntura (se non di risolverla).

Invece lo Stato italiano e gli altri Stati europei continuano a chiedere alla Germania gli eurobond, cioè di nuovi debiti da contrarre tutti insieme. Al riguardo osservo:
A) nessuno accetterebbe di andare a garantire con il proprio patrimonio un finanziamento bancario ad un lontano parente, magari già a rischio di insolvenza;
B) è assurdo volere applicare la stessa ricetta a soggetti in condizioni diverse.

E’ chiaro che per aiutare la Grecia, già insolvente, servono finanziamenti per piani di sviluppo controllati, pareggio di bilancio sotto guida e verifica di un’autorità esterna. Per Portogallo e Irlanda il problema è nelle banche che potrebbero essere, almeno in parte, acquisite da Stati o solide strutture anche straniere. Per loro è forse solo un problema di partecipazioni azionarie nuove, di nuovi soci, di nuovi dirigenti.
Per la Spagna lo stesso, ma in più servirà un’azione di stimolo all’economia manifatturiera, all’economia dei fatti, delle cose concrete.

L‘Italia invece ha bisogno di riduzione della spesa, lotta all’evasione e di una classe politica nuova con una nuova visione etica e morale della vita privata e pubblica. Per tutti e ovunque servono poi nuove regole per la finanza.

In conclusione serve che l’Europa si dia una vera struttura centrale con potere di intervento diretto, che nascano gli Stati Uniti d’Europa sia pure gradualmente.

Nel frattempo si potrà anche arrivare agli eurobond se, contemporaneamente, l’Europa avrà un proprio potere fiscale impositivo e di controllo da sostituire, in parte, a quelli nazionali.

In questo caso, sicuramente, la Germania non avrà nessun desiderio di opporsi alla loro nascita. 

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.243) 7 luglio 2012 19:29

    Prosopopea >

    Fino a 48 ore fa Monti ha ribadito che l’Italia “non ha bisogno di sostegno” per far fronte al suo disavanzo.

    Non conta che in soli 4 mesi il nostro Debito sia aumentato di 51 miliardi?
    E’ irrilevante che il Pil del 2012 cali almeno del 2% e che il “cruciale” pareggio di bilancio sia rinviato al 2014?

    Poi Draghi ha parlato di “rischi al ribasso” per l’economia ed ha escluso che la Bce torni ad acquistare Titoli di Stato.
    Detto fatto gli interessi da pagare sui Btp decennali sono risaliti al 6% e la Borsa ha girato in rosso.

    E’ passata 1 settimana da quel Consiglio Europeo (29 giugno) che ha visto Monti “protagonista” e paladino dello scudo anti-spread e delle misure per la crescita.
    Come preteso, aveva con sé una “epocale” riforma del lavoro.
    Per superare la crisi non basta la “prosopopea” da teatrino di Pantomima e Rimpiattino

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