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Cosentino protetto dalla Politica? Salta l’udienza per colpa di un fax

Nicola Cosentino, ex sottosegretario al ministero dell’Economia e tuttora Deputato alla Camera e coordinatore regionale del PDL campano, è stato più volte "salvato" dai colleghi e dagli apparati statali. Cosentino è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, e quattro giorni fa è stato rinviato il suo processo a Santa Maria Capua Vetere per un’inadempienza del Pubblico Ministero o della Cancelleria del Tribunale: non era stato inviato un fax.

È fatto pubblico e notorio che Nicola Cosentino, nato nel 1959 nella tristemente famosa Casal di Principe, politico di spicco dell'area campana per il Popolo della Libertà a cui più volte sono stati affidati incarichi di rilievo e che tuttora è sia Deputato che coordinatore regionale, ha in famiglia altrettanto noti camorristi: infatti il fratello Mario è sposato con Mirella Russo, sorella di "Peppe 'o Padrino", condannato all'ergastolo per omicidio e associazione mafiosa. Giovanni invece, un altro fratello di Nicola, è sposato con la figlia del boss Costantino Diana.

A qualsiasi normale cittadino potrebbe venire il dubbio che Cosentino possa essere in stretto contatto con esponenti della camorra campana, ma siccome si è innocenti fino a prova contraria e i politici italiani sono amanti del "garantismo", parola usata per difendere chi poi è stato condannato veramente (vedi Totò Cuffaro) e che non sarebbe corretto tacciare qualcuno di essere un criminale solo per le scelte fatte dai suoi parenti stretti, il Popolo della Libertà ha pensato bene, pur avendo a disposizione persone insospettabili e senza contatti a rischio, di arruolarlo nelle proprie fila e anche di difenderlo strenuamente. Ma questo perché sono garantisti. Non della liceità e della corretta morale, ma probabilmente dell'impunità e della libertà individuale di fare un po' quel che cavolo ci pare, come dicevano i comici della Dandini.

Adesso Nicola Cosentino è sotto processo, accusato dalla Procura casertana di concorso esterno in associazione mafiosa. Il 10 marzo si doveva celebrare la prima udienza e a seguire quest'evento c'era anche la BBC. La Presidenza del Consiglio del Ministri (l'ufficio pubblico in sé, e non Berlusconi, ci mancherebbe) si è costituita Parte Civile. Ma qualcosa è andato storto: infatti dopo qualche minuto il giudice Guglielmo ha dovuto rinviare l'udienza a distanza di un mese perché questa non era stata notificata all'Avvocatura dello Stato, che per l'appunto rappresenta la suddetta Parte Civile. Che coincidenza. E viene qualche dubbio anche sulla prassi utilizzata: una notifica così importante l'avrebbero fatta via fax. Ma come è noto, un fax non ha valenza legale al pari di una raccomandata o di una e-mail certificata. Ma questo evidentemente la Cancelleria di un tribunale o peggio, un PM, non lo sa. Cosa impedisce di mentire sulla ricezione o meno di un fax? Ai posteri l'ardua sentenza.

Ma a ritardare il proceso a carico di Cosentino o a proteggere lui stesso non ci pensa solo un banale fax, ma una procedura questa volta sicuramente legale, anche se a giudizio di tanti deplorevole: l'immunità parlamentare, che è stata usata senza scrupoli dalla Camera e mai rifiutata da Cosentino. Infatti Nicola Cosentino è stato più volte "protetto" da questo scudo per supercittadini in più occasioni: il Deputato PDL è passato da un'accusa di riciclaggio di rifiuti tossici formulata dall'imprenditore Gaetano Vassallo, che disse di aver versato a Cosentino una tangente di 50 mila euro. A seguito di queste accuse, la procura formulò una richiesta di autorizzazione a procedere contro Cosentino, per la sua custodia cautelare. Questa autorizzazione venne respinta dalla Giunta della Camera. Quindi intervenne la Cassazione, che ribadì la necessarietà della custodia. A questo punto intervenne direttamente Silvio Berlusconi, che respinse le dimisssioni di Cosentino. Ancora una protezione della politica. Ma purtroppo non finisce qui: a scrutinio segreto la Camera dei Deputati negò l'autorizzazione per l'utilizzo delle intercettazioni a carico del politico casalese: ennesima protezione per il supercittadino Nicola Cosentino.

Adesso attenderemo tempi biblici per la sentenza definitiva, e per Cosentino, innocente o meno, probabilmente non vedremo mai il giudizio finale. Anche grazie agli scudi elevati in sua difesa dai suoi colleghi e affini.

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