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Cos’è e come funziona l’Hadopi

Creata nel maggio del 2009 dal Governo francese, l'Hadopi, la legge che favorisce la diffusione e la protezione della creazione su Internet (Loi favorisant la diffusion et la protection de la création sur Internet), ha dato anche il nome all'autorità che si occupa, appunto, della protezione del copyright e della regolazione del controllo degli accessi alla Rete. Il 4 ottobre scorso l'Hadopi è finalmente diventata operativa e sono partite le prime mail di “avvertimento” per gli internauti che hanno scaricato materiale illegale. 



Il meccanismo di funzionamento è semplice: se un Internet user scarica illegalmente materiale da Internet viene “segnalato”. Questo significa che il suo Internet provider deve comunicare, entro otto giorni, il suo indirizzo all'Hadopi. L'Autorità invia una mail di avvertimento all'abbonato; se nei successivi sei mesi la persona non viene più segnalata i suoi dati vengono cancellati; diversamente riceverà un secondo avvertimento, per lettera raccomandata, che “costerà” una seconda sorveglianza per un anno. Se il soggetto è recidivo si riceve una seconda lettera raccomandata che annuncia che sono possibili delle azioni giudiziarie. Dopo aver studiato il dossier della persona, l'Hadopi può decidere di rivolgersi a un giudice. Conseguenze? Fino a 1500 euro di ammenda e il blocco dell'accesso a Internet per u anno. Il grosso delle critiche – oltre a quelle di ordine ideologico – sono rivolte al meccanismo di funzionamento della legge: ad occuparsi del monitoraggio è una società francese, Trident Media Guard, che controlla il webd “a campione”. Soltanto che, per necessità pratiche, sorveglia solamente circa 10mila titoli, tra le ultime uscite e i maggiori successi. Questo significa che più di nicchia sono i gusti dell'utente e più diventa impossibile trovarlo. Altra cosa: sono soprattutto i siti di Peer to Peer ad essere monitorati, mentre il download diretto non si può rilevare. 


La Francia sta ora pensando a come rafforzare ulteriormente i mezzi di protezione dell'accesso a Internet nella lotta contro il download illegale. Sono allo studio dei programmi di “sorveglianza”: una sorta di anti-virus da installare sul Pc che indica all'utente i contenuti da non scaricare, quindi illegali. Sarà l'Agenzia nazionale della sicurezza dei Sistemi d'Informazione (Anssi ) a valutare i vari progetti presentati dagli editori: quelli ritenuti idonei passeranno al vaglio dell'Hadopi che darà, alla fine del processo, una sorta di etichetti di validità. I criteri ai quali gli editori devono sottomettersi per ricevere questo label “Hadopi” sono redatti da Michel Riguidel, professore alla scuola d'Ingegneria Telecom ParisTech. Per ammissione stessa dall'Hadopi gli internauti non sono obbligati ad utilizzarli ma, anche nel caso lo facciano, la cosa non dà alcuna immunità rispetto alla legge. 

Francesca Barca
Europa451

Leggi il nostro dossier sull'Hadopi

Questo articolo è stato pubblicato qui

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