• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Coronavirus: un grave errore dire che siamo in guerra

Coronavirus: un grave errore dire che siamo in guerra

La situazione in Italia è da allarme rosso. Non solo per le tante vittime del coronavirus ma anche per quanto sta accadendo a livello democratico e costituzionale. La situazione sta sfuggendo di mano. Si continua a dire che dobbiamo comportarci come se fossimo in guerra. Chi lo ha deciso? 

Un conto è fare la guerra al virus, e questa la fai con la ricerca, nelle strutture sanitarie, un conto è imporre ad un Paese intero un clima da guerra. Ed è quello che sta accadendo. Ricordiamoci che l'OMS in questa vicenda si gioca la propria esistenza dopo quanto accaduto con la pandemia dell'influenza suina. Si è detto che probabilmente ci sono state delle falle in Lombardia, poi il tutto è dilagato in buona parte del Paese, ma con condizioni diverse. 
 
E' certamente indispensabile trattare la questione del coronavirus come emergenza nazionale, cosa che all'inizio non accadde, ma va trattata seppur in mondo nazionale in via differenziata, non si può pensare che le stesse misure adottate in Lombardia zona ad alta criticità debbano essere adottate in Basilicata ad esempio. E soprattutto va fermata la corsa all'autoritarismo regionale.L'autonomismo sta offrendo la peggiore immagine di sè. Il FVG, ad esempio è stata la prima regione a decretare lo stato d'emergenza senza aver alcun caso, ed è stata la prima ad aver vietato anche il diritto alla passeggiata. Regione dove si è passati da iniziative come Monfalcone non si ferma con tanto di concorso a premi, a dateci l'esercito. In Italia si è creato un clima mai visto dal dopoguerra. Milioni di cittadini controllati, decine di migliaia di denunce, milioni di euro nelle tasche dello stato, Tribunali oberati.
 
Ma soprattutto si è affermato un clima da fascismo. Si stanno sbizzarrendo a dimostrare chi è il più duro nella repressione, dai droni, alle cellule telefoniche, alle ronde, alle denunce fatte anche dagli stessi cittadini. Nel Paese che vuole l'uomo forte al comando, dove si sognano i pieni poteri nelle mani di uno solo. La democrazia sta saltando, su tutti i livelli, si vogliono emulare modelli che non c'entrano nulla con il sistema culturale e giuridico italiano ed europeo, come quello cinese, come quello coreano. Non siamo una dittatura, siamo un Paese democratico e costituzionale. Ma il silenzio di gran parte del mondo dei costituzionalisti è imbarazzante. Intanto, grazie a chi ha invocato il clima da guerra, c'è chi ne approfitta.
 
Come l'appello del comandante Alfa, non uno qualunque. E' ora in pensione, scrive da libero cittadino, ma è una persona che ha grandi influenze ancora, è tra i carabinieri più premiati d'Italia. Oltre ad aver attacco pesantemente la legittimazione democratica dell'attuale governo, invoca una situazione da guerra: "Schierate l'esercito, istituite il coprifuoco, chiudete i confini, i porti, sigillate il nostro paese all'Europa che ci ha lasciati soli e che ci ha presi in giro senza che nessuno dei nostri governati ci abbia difesi". Ed ovviamente gli obiettivi sono sempre i cittadini che, pur sbagliando alcuni nei loro comportamenti, stanno diventando il perfetto alibi, con il quale nascondere le responsabilità di un sistema che ha fallito oltre che la scusa perfetta per inasprire ancora di più le misure repressive contro la democrazia. Scrive, il comandante Alfa: "obbligate la gente a stare a casa in ogni modo possibile, correre e andare al mare deve diventare in questo momento di emergenza un reato, o siamo tutti assassini. (...) Non è il momento della brillantina o del rossetto, è l'ora di indossare ognuno la propria divisa e combattere in prima linea dando l'esempio " Per poi concludere: "Basta, datevi da fare , basta stare seduti in poltrona e combattete". 
 
Parole durissime e pericolose pronunciate non da uno qualunque. Parole che però non devono stupire, poichè si inseriscono all'interno di un contesto sociale e politico fertile. Un terreno fertile di delegittimazione della democrazia.Se si continua a dire che siamo in guerra, viste le situazioni sussistenti nel Paese, si determineranno le condizioni perfette per arrivare ad un colpo di stato. Il rischio c'è. Bastano cinque minuti. Non ci vuole molto. L'ultima volta che l'Italia dovette affrontare un rischio del genere fu nella notte della Madonna. Nel dicembre del 1970. 50 anni dopo rischiamo di dover fare i conti con un passato che ritorna.
 
mb

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità