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Coronavirus: quanti morti nelle Rsa?

Da un articolo apparso sul Sole24ore con dati aggiornati al 13 marzo risulta che il tasso di mortalità per Coronavirus al di sotto dei sessanta anni è del 5 per cento. Il 95 per cento riguarda persone al di sopra dei sessanta. Muoiono gli anziani.

Il Survey nazionale del contagio Covid 19 nelle strutture residenziali e socio sanitarie, Istituto Superiore di Sanità. Epidemia Covid 19, Aggiornamento Nazionale 14 aprile 2020 riporta un numero di RSA pubbliche/convenzionate di 3420.

Di queste, 1082 hanno risposto a un questionario inviato dall'istituto. Emerge che dal 1 febbraio alla data di compilazione del questionario sono decedute 6773 persone. Di queste 2734 positive al tampone e con sintomi, 364 positivi, 2360 con sintomi. In altre parole quasi tutte morte per coronavirus. 
Se si considera i 1082 istituti come un campione e si fa una proiezione sui 3420 istituti si può ipotizzare che molti dei venti duemila morti provengono dalla Rsa. È solo una ipotesi. 
Quali suggerimenti ne possiamo trarre? Un intervento sulle Rsa per far rispettare le regole e limitare il contagio potrebbe ridurre contagi e numero dei morti considerevolmente.

L'Italia è al momento il terzo paese al mondo per numero di contagi e decessi per Coronavirus. Un triste primato, di cui faremmo volentieri a meno.

La pericolosità del virus è stata sottovalutata sino all'otto marzo.

Il nove gennaio siamo stati informati della presenza e diffusione del virus in Cina. Nonostante alcuni provvedimenti siano stati presi la pericolosità del virus è stata sottovalutata, da noi come da molti altri paesi europei.

Diverso è stato l'atteggiamento dopo l'otto marzo, quando si è chiesto a tutti di rimanere a casa. E si è iniziato a studiare soluzioni per ridurre il contagio.

La consapevolezza che i decessi riguardassero principalmente gli anziani c'era. E dove vivono gli anziani che non vivono in casa? Nelle case di cura, le Rsa. Forse anche il caso del Pio Albergo Trivulzio ha richiamato l'attenzione sulle case di cura. Nel Pio Albergo infatti si era registrato un numero di decessi superiore al normale.

In una Rsa dove in media ci sono oltre settanta ospiti e un certo numero di infermieri si rispettano le regole per evitare il contagio? Certamente non è facile.

L'Istituto Superiore della Sanità il 25 marzo ha iniziato a inviare un questionario alle Rsa pubbliche o convenzionate in cui si chiedeva di informare sul numero di decessi dal primo di febbraio in avanti.

Nel report consultabile da tutti sul sito dell'istituto e datato 14 aprile - come riportato nell'introduzione - risulta che al questionario hanno risposto circa un terzo delle Rsa. Questi centri riportano un numero di decessi che deve far pensare, si tratta di 6673 persone morte, in parte per Coronavirus e in parte con sintomi riconducibili al virus, anche se di questi ultimi non vi è la certezza.

Naturalmente per avere un quadro completo bisogna aspettare le risposte di tutti i centri per anziani. Tuttavia se si vuole azzardare una proiezione si può ipotizzare che un buon numero dei venti duemila morti per Coronavirus in Italia provenga da Rsa.

Le Rsa sono molto presenti nelle regioni del

Nord è molto meno in quelle del Sud e questo potrebbe spiegare la differenza fra Nord e Sud in termini di contagi.

Possiamo solo augurarci che le Rsa accelerino i tempi di risposta e che il governo o le regioni emanino direttive per impedire il diffondersi del contagio nelle Rsa.

Foto di Miroslava Chrienova da Pixabay 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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