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Coronavirus, l’aiuto negato

Non è tempo di polemiche ma di agire. Eppure tralasciare alcune considerazioni è difficile. Lascia quantomeno perplessi l’impreparazione con il quale si è prevenuta la possibile pandemia. Il “paziente 1” è stato trovato quasi per caso e, pur conoscendo il pericolo del virus, non si è provveduto a dotare gli operatori sanitari (medici di base inclusi) delle adeguate protezioni ancor prima che l’epidemia giungesse in Italia. Non solo. L’avviso alla popolazione di non recarsi al pronto soccorso o negli studi dei medici di base in caso di sintomi influenzali o polmoniti è arrivata tardiva. L’esito è che ospedali e ambulatori sono divenuti focolai per la diffusione del virus e che, al 24 marzo, gli operatori sanitari deceduti sono oltre 20 e quelli contagiati più di 5.000, il 9 per cento dei totali dei positivi. Carenze di protezione ancora oggi persistente. Ad aggravare la situazione è la decisione di non sottoporre regolarmente medici, infermieri e altri operatori sanitari al test del tampone. Un esame, per altro, privato a molti cittadini, anche con sintomi evidenti della malattia. Mancanza che rende inattendibile il computo di malati e deceduti e, soprattutto, che rischia di vanificare i provvedimenti per contenere la pandemia come l’obbligo di rimanere a casa. Ma soprattutto rischia lasciare le persone prive dell’adeguata assistenza medica e, di conseguenza, di aggravare il computo delle vittime. Lo conferma la lettera ricevuta, e pubblicata di seguito, che è soltanto una delle innumerevoli voci di richiesta di aiuto. Basta fare una rapida ricerca sul web per rendersi conto che ottenere risposte dagli operatori del 112, 1500 e altri numeri di emergenza è una fortuna. Non per loro negligenza, naturalmente, ma per carenza di personale, altra questione sul quale si dovranno dare risposte a tempo debito. Ora, come da premessa e pur nella consapevolezza dell’emergenza in corso, è il momento di agire. E il migliore modo per farlo è estendere le analisi con i tamponi alle persone a rischio per evitare altri contagi. Ma soprattutto provvedere all’adeguata assistenza dei malati per scongiurare che passino dall’elenco dei contagiati a quello dei deceduti.

Ai responsabili della Sanità lombarda

Buongiorno, ho urgente necessità di denunciare e avere risposte su quanto segue.

Due genitori conviventi: padre di 87 anni e madre di 85 disabile con accompagnamento

Il 6 marzo mio padre inizia ad avere febbre a 39/39,5 gradi. Medico curante e guardia medica, consultati quotidianamente, danno solo indicazioni telefoniche terapeutiche prescrivendo tachipirina e antibiotico. Dopo una settimana in cui la febbre non si abbassa il medico chiama il 118 per pericolo di disidratazione e il 12 mattina mio padre viene portato al pronto soccorso di Manerbio. In pronto soccorso gli viene riscontrata una polmonite e gli viene effettuato il tampone Covid 19. Verso l’una di notte viene contattata mia sorella per andare a riprendere mio padre in macchina. Viene rimandato a casa con febbre a 39 per mancanza di posti e viene prescritta la quarantena a lei e a mia madre. Mia sorella chiede se è possibile effettuare un tampone a mia madre perché da 3 giorni ha gli stessi sintomi di mio padre ed è in terapia con antibiotico e paracetamolo (sempre con consultazione medica telefonico). Chiede un tampone anche a lei che di professione è un’Assistente Socio Sanitaria e lavora con un disabile (vorrebbe essere sicura di uscire dalla quarantena con un tampone negativo prima di tornare al lavoro). Le viene risposto che i tamponi a casa non si effettuano e in ospedale si portano solo quelli con gravi difficoltà respiratorie. Lunedì 16, avendo conferma di tampone positivo di mio padre, chiamo ATS Brescia per sapere se faranno i tamponi a mia madre, che al 99% è infetta, e a mia sorella. Mi rispondono che non è previsto. Chiedo se almeno quando faranno i tamponi di controllo a mio padre, sono previsti anche per mia madre e mia sorella. La risposta è che i tamponi vengono fatti solo al paziente registrato e comunque devo attendere l’indagine che farà ATS territoriale. Il 20 marzo vengo contattata per l’indagine e informo che nella notte mio padre è stato ricoverato per insufficienza respiratoria e mia madre è a casa con i sintomi, quindi chiedo se possono effettuarle un tampone, anche perché è disabile con accompagnamento, a casa da sola e io non posso aiutarla se non sono sicura che sia negativa (dico anche che sono allergica a paracetamolo e antibiotici quindi ancor più a rischio). Naturalmente mi dicono che il protocollo non prevede che vengano esaminati i conviventi anche se con sintomi. Ora ditemi se devo rivolgermi ad un avvocato o se qualcuno ha sbagliato a darmi le risposte che vi ho segnalato. Cosa devo fare?

Lettera firmata*

* Non pubblichiamo il nome nel rispetto della privicy. Qualora qualcuno volesse mettersi in contatto con l’autore può scrivere a [email protected]. La lettera è stata inviata a esponenti del Governo e della Regione ai responsabili della Sanità lombarda senza ottenere, per ora, risposta.

Vignetta di Cecigian

Titolo originale: L’amore al tempo del corona/3

Sitohttps://gianloingrami.blogspot.com

Facebookwww.facebook.com/gianloingrami/

 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.64) 26 marzo 2020 10:24
    Enzo Salvà

    Sono d’accordo, siamo pieni di opinioni, discussioni, in piazza arriva di tutto, anche da professionisti, sia chiaro, ma abbiamo perso la capacità di guardare alle cose essenziali.

    Mi spiace per la Signora lombarda, purtroppo in Veneto siamo nelle stesse identiche condizioni ma si parla delle strane mascherine in distribuzione o di medicinali giapponesi miracolosi messe in giro su FB senza che le smentite dirette del produttore vengano pubblicizzate, si parla di tamponi a tappeto ma non è vero.

    E se il tuo medico invia la segnalazione, non succede nulla, non vieni nemmeno ricontattato, allora chiami tu il 118 e così "fan tutti" e si intasa il sistema: medici, paramedici e volontari non sanno più che pesci pigliare.

    C’è troppo ma veramente troppo "casino".

    Non mi meraviglio dei ritardi, a certi livelli le informazioni non mancavano di sicuro ma sono anche abbastanza sicuro che inizialmente sia prevalso l’aspetto "economico, propagandistico e demagogico". Ci siamo fatti male anche da soli poi, anziché "stringerci a coorte" e ragionare, abbiamo esaltato la "fantasia italica",..........parole,parole,parole.........

    Un Saluto

    Es.

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